mercoledì 6 maggio 2015

Scegliere la MIGLIOR protezione solare.

Scegliere la MIGLIOR protezione solare.

Scegliere la MIGLIOR protezione solare.


Dei cosmetici per protezione solare ho già parlato .
SPF: PROTEZIONE SOLARE, NON FATEVI INGANNARE DAI NUMERI !
COSMETICI SOLARI: 1a parte – SOLE BUONO O CATTIVO
COSMETICI SOLARI: 2a parte- LA BUFALA DEI SOLARI FISICI E CHIMICI, BUONI E CATTIVI
COSMETICI SOLARI:3a parte- Si può formulare un cosmetico solare GREEN, con solo filtri solari BIO ?
Prima di affrontare altri argomenti molto tecnici che mi hanno chiesto di approfondire, ritengo giusto sintetizzare alcune indicazioni su come scegliere un cosmetico per protezione solare.
1° Il consumatore, per quanto sia consapevole e creda di capire qualcosa di un cosmetico leggendo l’etichetta, comunque si deve affidare ad un produttore o una marca cosmetica.
Per anni le indagini sul mercato hanno individuato come di moltissimi prodotti solari l’SPF effettivo fosse inferiore di quello dichiarato.
Oggi la situazione sta migliorando notevolmente, anche se non mancano aziende spregiudicate, che mettono sul mercato cosmetici solari di pessima qualità.
2° I cosmetici per protezione solare sono tecnicamente più complessi, difficili da formulare e con costi in media più alti.
Ovviamente non esiste il solare migliore in assoluto, ognuno ha aspettative diverse ed il consumatore che vuole il cosmetico con la confezione a righe rosse e nere lo preferirà , considerandolo migliore del prodotto a righe rosse e blu.

IL MIGLIOR SPF DA ADOTTARE.

Visto che la quantità di prodotto che ci si applica è in genere molto inferiore di quella con cui viene calcolato l’SPF , un SPF inferiore a 15 è molto poco utile.
L’SPF viene comunemente inteso come il moltiplicatore dell’esposizione solare che si può sopportare dopo aver applicato 2mg/cm² di prodotto . Come dire: se applico un SPF15 posso stare al sole 15 volte più tempo.
Sbagliato.
Il fattore di protezione rappresenta l’inverso della  probabilità di venir danneggiati dalle radiazioni UV.
Quindi a parità di condizioni se  mi applico 2mg/cm² di SPF15 la probabilità di venir danneggiato è 1/15 cioè il 6,6%
Se mi applico un SPF30 1/30 cioè il 3,3%
Se mi applico un SPF50 1/50 cioè il 2%
Pur costando molto di più ed essendo molto più difficile da formulare un SPF50 non rappresenta un miglioramento significativo rispetto alla protezione che darebbe un SPF30.
Per questo , in quasi tutto il mondo sono scomparse le etichettature con SPF superiori a 50, come l’SPF100 che soprattutto in USA era considerato “filtro totale”..
Visto che nell’utilizzo normale il consumatore applica quantità di prodotto sostanzialmente inferiori ai 2mg/cm² con cui vengono testati , si deve  stimare come un SPF10 comporti una probabilità di danno del 10% se applicato a 2mg/cm² , ma anche superiore al 40% se applicati a 0,5mg/cm².
Per questo SPF inferiori a 15 sono praticamente inutili ed anche un SPF15 è da preferire solo quando la pelle è già un po’ abbronzata.
Concludendo:
Se non per problematiche speciali: macchie cutanee o altri rischi specifici, le protezioni troppo alte in una persona adulta non comportano vantaggi proporzionati al maggior costo.
Quindi il range di SPF ottimale va da 15 per pelli giù abbronzate a 30 sapendo che il prodotto se ci si espone lungamente al sole va riapplicato frequentemente.

IL MIGLIOR RAPPORTO QUALITA’/PREZZO.

Premesso che la qualità è sempre e comunque quella percepita dal consumatore, nei cosmetici per protezione solare c’è più sostanza che marketing. La loro funzionalità ed efficacia è misurabile facilmente . Le variazioni formulative sono limitate dal limitato numero di ingredienti e dalle norme .
Per ragioni a me incomprensibili l’offerta anche da piccolissimi produttori è enorme.
Un cosmetico che deve contenere un 15 % di filtri solari ha dei costi di materie prime obbligati.
Un gruppo che compra 5000 kg di una certa materia prima di qualità, ha un costo al kg. anche meno della metà di chi, piccolo produttore, ne compra a fatica 500 kg.
Inoltre i costi per i test e le misure devono essere spalmati sulla produzione complessiva.
Per questo è inutile cercare un buon rapporto qualità prezzo in piccole produzioni o marche di cosmetici per protezione solare.
In questo segmento la gara per il miglior rapporto qualità prezzo se la giocano comunque le grande produzioni.Il latte solare Cien ( marca privata della catena Lidl ) costa molto meno dei concorrenti pur avendo qualità e performance analoghe.Non solo le grandi marche. I volumi di produzione delle private labels della grande distribuzione sono ormai talmente alti che possono competere con quelli delle grandi marche. Senza contare che alcune produzioni private labels sono realizzate conto terzi negli stessi impianti dove si realizzano le produzioni di marca.
Visto che nel cosmetico solare c’è meno “sogno” la dinamica dei prezzi è sostanzialmente appiattita. Considerando che le grandi marche hanno costi commerciali sul prodotto che raggiungono il 30%, si spiega come le produzioni a marchio della grande distribuzione siano tendenzialmente più convenienti anche se con formulazioni molto simili.
Irraggiungibile il rapporto qualità prezzo del Latte Solare SPF30 della CIEN, la marca privata della catena Lidl. 
Ha un costo al kg. meno della metà di analoghi prodotti a marchio COOP o ESSELUNGA ed anche un terzo di analoghi prodotti NIVEA o VICHI.

LA MIGLIOR FORMULAZIONE

Si può ottenere un SPF30 con un UVA-PF ( la protezione UVA ) adeguato formulando diversi sistemi filtranti.
Quale è il migliore?
Lentezza e ritardo degli enti regolatori americani hanno creato situazioni paradossali. Da una parte si richiede di filtrare anche i raggi UVA dall’altra in USA l’unico filtro UVA ammesso è l’AVOBENZONE ,  che è poco stabile e coperto da brevetti per essere stabilizzato.
Contro grandi marche che hanno commercializzato cosmetici solari con protezione UVA basata sull’avobenzone stabilizzato dall’octocrylene L’Oreal ha aperto in USA un contenzioso legale per la violazione dei suoi brevetti.
Il principale brevetto per stabilizzare l’avobenzone con l’octocrylene , US 5538716 , è scaduto a maggio 2013.
Nel frattempo per poter entrare sul mercato americano quasi tutte le grandi marche hanno formulato solari contenenti avobenzone.
Confrontando 7 prodotti prelevati sul mercato USA che dichiarano tutti un SPF 15 emerge che lo spettro di assorbimento è sostanzialmente diverso a seconda del sistema filtrante adottato.
Figure 4. Absorbance Spectra and CW of Commercial SPF 15 Products
INCIABCDEFG
Butyl Methoxydibenzoylmethane 3%3%2%2%1%
Homomenthyl Salicylate 10%10%6%
Ethylhexyl Salicylate2%5%5%
Octocrylene10%5%8%
Benzophenone-33%2%5%
Phenylbenzimidazol Sulfonic Acid1%
Ethylhexyl Methoxycinnamate2%6% 7,5%
Critical Wavelength, nm378376378377374334352
I prodotti F e G, senza Butyl Methoxydibenzoylmethane ,  non filtrano adeguatamente gli UVA.
Si nota inoltre che il prodotto F è improbabile che raggiunga effettivamente un SPF 15 mentre il prodotto B è improbabile che contenga solo i filtri solari che dichiara.
Quindi anche in paesi dove è obbligatorio dichiarare le concentrazioni di filtri solari contenute, il consumatore in realtà ha pochi elementi per valutare la qualità formulativa del prodotto.
A causa del copia-incolla formulativo anche in prodotti non destinati al mercato USA è spesso utilizzato il Butyl Methoxydibenzoylmethane nonostante siano disponibili altri filtri per gli UVA altrettanto efficienti e più fotostabili.
Attualmente la fotostabilità non è specificata dalle norme  che regolano il cosmetico e pochi produttori la vantano dopo averla verificata. I meccanismi per cui un sistema di  filtri solari durante l’irraggiamento modifica la sua capacità filtrante sono complessi e riguardano non solo l’avobenzone.
Altroconsumo, in un articolo linkato qui,  senza indicare come sono stati condotti i test ed  i criteri di valutazione ha fatto misurare la fotostabilità di alcuni tra i solari più venduti in Italia : ” Tutti i prodotti sono risultati fotostabili, cioè inalterati una volta esposti alla luce. Il risultato più basso ( ma comunque accettabile ) è quello di Coop.”  Purtroppo poi scrivono nonsensi  sul significato della WATER RESISTANCE e sulla data di scadenza dei prodotti dimostrando che al solito i giornalisti non sono molto ben informati sulle materie tecniche del cosmetico.
Aggiungendo antiossidanti o quenchers  è possibile aumentare sia l’SPF che la fotostabilità del sistema filtrante.
Analoghi e per certi aspetti meno discussi dei problemi legati alla fotostabilità sono quelli relativi alla fotoreattività , dove i filtri insolubili minerali, come Ossido di Zinco e Biossido di Titanio sono da tempo sotto osservazione.
L’SPF e l’UVA-PF del prodotto finito dipendono poi anche da altri elementi formulativi. Con appropriati emollienti o matrici , lo stesso sistema filtrante può dare una protezione molto superiore.
Il coating o l’incapsulamento delle sostanze filtranti inoltre può modificare radicalmente la stabilità, assorbenza, fotoreattività di qualunque ingrediente in grado di filtrare i raggi UV.
Un fattore che limita la qualità ed efficienza dei sistemi filtranti basati  su filtri insolubili, metallici e non,  dipende dalla sostantività ( quanto tempo il filtro resta attaccato alla pelle ) e dal fatto che nella pratica questo tipo di cosmetici solari viene applicato in quantità normalmente inferiori di quelli solubili.
Alcuni filtri solari sono sospettati di poter produrre una qualche interferenza endocrina, ma al momento non ci sono prove conclusive.
Concludendo:
se ci si affida a grandi produttori o grandi marche, cioè a chi ha molto da perdere nel caso emergessero comunicazioni ingannevoli,  le formulazioni sono per lo più corrette ed i prodotti rispettano i claim e le specifiche che vengono comunicate.
Se il prodotto contiene Butyl Methoxydibenzoylmethane inutile pensare come consumatore di poter capire dalla lista ingredienti se è più o meno fotostabile .
Encomiabile e da evidenziare che alcuni produttori, purtroppo pochi, comunicano anche una data di scadenza del prodotto. ( non parlo del PAO, ma della scadenza o dell’indicazione “utilizzare preferibilmente entro….” )

LA MIGLIOR PROTEZIONE SOLARE PER BABY.

La scelta migliore è sempre quella semplice semplice di non esporre infanti ( < 3 anni ) a forti e prolungati irraggiamenti UV .
Se proprio li si deve esporre, li si deve proteggere con un solare ad alta o molto alta protezione, dove valgono le indicazioni del Consiglio d’Europa sui rischi derivanti da allergeni e perturbatori endocrini nei cosmetici per baby.

Il solare Lavera per pelli sensibili è preferibile al solare per Babies and Kids della stessa marca, che contiene profumi con allergeni
Un solare, water proof, senza profumi,  con filtri insolubili non in forma nano è preferibile . Se poi una volta applicato non è trasparente più che un difetto mi sembrerebbe un pregio.
Non è possibile ed etico condurre test specifici su infanti ma le grandi marche e produzioni di cosmetici solari quando dichiarano che sono destinati ai “baby”, dovrebbero eseguire test appositi in grado di stabilire un livello di sicurezza aggiuntivo.
Molti dei fattori di rischio associati agli infanti si possono riferire anche ai bambini fino ai 12 anni d’età, sapendo però che crescendo la pelle e le difese si avvicinano sempre più a quelle di un adulto e che il discusso rischio interferenti endocrini si minimizza.
Alcuni solari di marca per baby sono formulati con filtri oggetto di una allarmistica campagna contro i cosiddetti perturbatori endocrini simile a quella che ha demonizzato i parabeni.
La materia è complessa e a parte alcune sostanze che il Comitato Scientifico ha bandito o limitato in Europa, ad oggi non ci sono prove conclusive su tale rischio.
I vari test che hanno segnalato una potenziale debole interferenza endocrina di alcuni filtri solari , come l’ Ethylhexyl Methoxycinnamate, l’hanno riscontrata anche nel Tocopheryl Acetate ed altri comunissimi ingredienti cosmetici.
Concludendo:
La scelta di preferire filtri insolubili metallici non nano nei solari per baby è dovuta solo ad un approccio precauzionario.

IL MIGLIOR SOLARE ECO-BIO

Per chi è motivato da argomentazioni ambientaliste o ecologiste la scelta di un cosmetico per protezione solare è difficile.
Non esiste un solare GREEN, al massimo si può optare per un solare PIÚ GREEN degli altri.
Da alcune indagini sul mercato è emerso il paradosso di cosmetici solari venduti come GREEN confezionati in tubi in plastica non biodegradabile se non in PET o PVC.
Anche l’impatto sull’ambiente marino dei cosiddetti filtri fisici deve essere riconsiderato visto che l’Ossido di Zinco ed il Biossido di Titanio sono stati individuati come inquinanti delle acque costiere e delle barriere coralline. Anche utilizzando formulazioni resistenti all’acqua in un prodotto che si vanta di essere “GREEN”, per ragioni ecologiche dovrebbe essere sconsigliato l’utilizzo di questo tipo di solari quando si fa il bagno.
Le principali marche tedesche del segmento GREEN , con grande correttezza e coerenza, non offrono protezioni solari superiori alla SPF30 visto che è estremamente difficile realizzare un cosmetico “GREEN”  con prestazioni così alte.
L’utilizzo di estratti vegetali con un potere filtrante gli UV , comporta la messa sul mercato di cosmetici con ingredienti che non hanno superato tutti i controlli scientifici e di sicurezza necessari a registrare come filtro solare un ingrediente cosmetico.


Rodolfo Baraldini
pubblicato il 19 maggio 2014

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