martedì 30 settembre 2014

MYTH-BUSTER: perchè il muschio non profuma di MUSCHIO .

MYTH-BUSTER: perchè il muschio non profuma di MUSCHIO .

MYTH-BUSTER: perchè il muschio non profuma di MUSCHIO .


MA VOI L’AVETE MAI ANNUSATO IL MUSCHIO ?
Il nome MUSCHIO , al posto dell’inglese musk che non significa affatto muschio, è molto evocativo e  l’industria profumiera italiana se ne è appropriata per classificare una delle note più gradevoli e coprenti.
In realtà si tratta di un profumo di origine animale scoperto nell’antichità in alcune ghiandole di alcuni cervidi ( dei piccoli daini, una volta molto comuni nell’area che va dall’Europa all’Asia ).
Queste ghiandole, sono molto vicine ai testicoli, ma non sono i testicoli anche se alcune traslitterazioni dicono che in sanskrito testicolo si dica proprio “muskà मुस्कस्.
Risalendo etimologicamente alla parola quindi si tratta di odore di MASCHIO, non di MUSCHIO.
La fragranza animale originale è basata in genere sul (R)-(-)-muscone , una sostanza con un odor threshold di 61 ppb; ne basta quindi un quantità minima per essere percepita e riconosciuta.  Se non viene molto diluita può risultare anche sgradevole con addirittura note fecali, così la descrizione della nota musk nell’industria profumiera è complessa, controversa e spesso contraddittoria.
Gli elementi comuni sono una forte coprenza e persistenza, poi i nasi profumieri si sono sbizzarriti chi riconoscendo una nota speziata, chi quella dolce cremosa ( se ci si aggiunge la nota powdery spesso presente: la chiamerebbero cipriata ) , chi quella cuoio ecc..
Mi è piaciuto chi ha descritto la nota musk come l’odore della pelle dei lattanti, ovviamente con i pannolini a dovuta distanza…
Il claim marketing per eccellenza la definisce una nota “sensuale” e ci hanno costruito sopra anche la storiella dei fheromoni ( in realtà la ricerca scientifica e l’industria profumiera non hanno ancora scoperto  se questi fheromoni umani esistono davvero visto che nella nostra evoluzione genetica la risposta agli stimoli olfattivi sembra cambiare moltissimo da soggetto a soggetto) , fino all’assurdo che la nota musk non farebbe altro che ricordare l’odore del testosterone o dell’ androstenone o dell’androstenolo che in realtà hanno note per lo più molto sgradevoli. Basti dire che  si è proceduto alla sistematica castrazione dei maiali per impedire che le loro carni ne avessero  l’odore. ( l’odore di verro è prevalentemente causato da androstenone e simili.)
Evocare di queste sostanze profumanti una funzionalità o efficacia ormonale è un nonsense in quanto se effettivamente l’avessero dovrebbero essere classificati tra i disruttori ormonali.

Da molti anni ( convenzione di Washington del 1973 ) la produzione e vendita di estratti di origine animale è proibita o fortemente limitata .
Oltre al Moschus Moschiferus , il Musk Deer , a rischio estinzione, anche  il Castoro, il Rat Muskat e la Civetta Africana ( non è un uccello ma una specie di faina che caccia di notte ) pare abbiano ghiandole odorifere idonee all’estrazione di fragranze musk.


Civettictis civetta

Per le limitazioni legali e per i costi stratosferici ormai il commercio di estratti da animali di questa essenza è limitato al mercato dei fanatici per i rimedi naturali e tradizionali , che la ricercano specie contro l’impotenza o per favorire il desiderio sessuale.


Ondatra zibethicus

Da molti anni l’industria profumiera e cosmetica hanno trovato sostituti sintetici o di estrazione vegetale . Questi oltre che costare molto meno dei musk animali hanno spesso anche note più dolci e gradevoli.

I primi musk sintetici ( che qualcuno chiama MUSCHIO BIANCO ) sono stati scoperti casualmente ( serendipity ) cercando di sviluppare esplosivi analoghi al trinitrotoluene ( TNT ) ma più potenti.
Oltre 100 anni fa nei laboratori di ricerca tra una esplosione e l’altra si accorsero che alcune sostanze erano odorose e gradevoli.
Sono chiamati nitro-musk, una famiglia di composti analoghi al primo scoperto da Bauer, il trinitro t-butyltoluene.
Tra questi rientrano anche musk ketone®, musk xilene®, muskene, musk ambrette®.
A questi seguirono musk polycyclici che avendo spesso una nota sapone dagli anni 50 sono stati ampiamente utilizzati nei detersivi.
Sono tra questi il Galaxolide ® (potentissimo il (4S,7R)-(-)-galaxolide risulta avere in aria un odor threshold di 0.00063 ppb), il Tonalide®, il Phantolide®, il Celestolide® ed il Traesolide®.
Poi sono arrivati i musk sintetici che replicavano alcune sostanze odorose di origine vegetale che emulavano questa nota, i musk macrociclici (Muscone, Pentalide®, Habanolide®, Ambrettolide) e musk alycyclici (Helvetolide®, Cyclomusk®, Hoxonate®).
Riconoscibili per lo più per la struttura a lactone presentano il vantaggio di avere un minore impatto ambientale.

Abelmoschus moschatus.
In molti casi la nota odorosa primaria si mescola a quella ambra o a quella ambrette.
Ma può capitare che alcuni di questi macrocyclic musk vengano percepiti e riconosciuti solo da chi ha uno specifico corredo genetico ed alcuni sono non percepiti o sgradevoli per anche un 40% della popolazione.

Mimulus moschatus.
Il fatto che siano simili a sostanze che si trovano in alcuni vegetali, non rende questi musk automaticamente più sicuri,ma quasi sempre hanno un minor impatto ambientale e una maggiore biodegradabilità.
Esiste un estratto odoroso da un lichene, simile al vischio.
E’ l’Evernia prunasti , della famiglia della Usnea, che rende una fragranza che non centra nulla con quello che in Italia viene chiamato MUSCHIO e che i nasi profumieri hanno classificato con un odor index specifico: oak moss.
“Moss” infatti , e non “musk”, è la traduzione inglese della parola “muschio”.

Concludendo: i nomi delle note profumate MUSCHIO o MUSCHIO BIANCO sono una brillante e fuorviante invenzione del marketing italiano dei profumi per caratterizzare la nota odorosa MUSK che con muschi e licheni non centra proprio nulla.
Anche la distinzione tra MUSCHIO e MUSCHIO BIANCO ( che alcuni descrivono come quello sintetico ) potrebbe essere ingannevole o fuorviante visto che tutte le sostanze odorose con questa nota sul mercato sono sintetiche .
Il business per lo sviluppo di una molecola sintetica che riproduca la nota musk è enorme e sono state sviluppate e brevettate decine e decine di molecole di sintesi destinate all’industria cosmetica, profumiera e della detergenza.
Molte sostanze sintetiche tra i nitro-musk hanno presentato problematiche di phototossicità , neurotossicità e bioaccumulazione.
Molte sostanze sintetiche tra i polycyclic-musk hanno presentato problematiche di bioaccumulazione e bassa biodegradabilità.
Di alcune è stato evocato il rischio che si comportino come disruttori ormonali.

® Tutti i marchi registrati citati sono proprietà dei legittimi proprietari

Rodolfo Baraldini

Pubblicato il 9 Settembre 2013


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