lunedì 9 novembre 2015

Teoria dei giochi e Consumatore Consapevole.

Teoria dei giochi e Consumatore Consapevole.

Teoria dei giochi e Consumatore Consapevole.

Questo simpaticissimo poster: Comprereste un’auto usata da questo uomo ? fu probabilmente uno dei più azzeccati slogan pubblicitari che accompagnarono la vittora di Kennedy contro Nixon.Gli anti-europeisti norvegesi hanno utilizzato questa campagna mettendo la foto di Berlusconi al posto di quella di Nixon.
Dovendo scegliere a chi affidarsi, anche il consumatore cosmetico è portato a valutare la rispondenza di una marca alle sue aspettative per un contorno di fattori che possono non essere strettamente collegati alla effettiva qualità del cosmetico
Vanessa Roni, ma tanti altri l’hanno fatto, mi chiedeva: …allora si può sapere cosa DEVE contenere un cosmetico x poterlo valutare come buono? Altrimenti si diventa scemi con questi inci…biodizionario e quant’altro…
la mia vuole essere una richiesta di aiuto,x poter veramente capire quanto di vero ci sia nel web contro i prodotti e viceversa…come scrivete nell’articolo è stato creato da molto tempo un incredibile allarmismo…

In effetti dopo aver subito per anni il martellamento di allarmi su quale ingrediente cosmetico evitare come la peste, un consumatore che volesse consapevolmente scegliere il SUO prodotto cosmetico, cioè quello che risponde meglio alle sue aspettative di beneficio, è portato ad identificare la qualità del cosmetico con la sua lista ingredienti.
Ma la lista ingredienti non basta o, come ha titolato una blogger in “risposta” ad un mio articolo sulle blogger cosmetiche da evitare come la peste , “L’Inci non fa il cosmetico” .
Hollywood ha presentato la Teoria dei Giochi con un bel film, War Games, dove un megacomputer del sistema di difesa americano , che voleva scatenare una guerra nucleare , viene “convinto” dall’hacker che aveva violato l’accesso a non scatenarla, visto che ci sono giochi che non portano ad alcun vincitore.
In sostanza in condizioni di totale equilibrio informativo, ci sono giochi dove nessuno può vincere.

Semplificando, anche perché di Pareto , Von Neumann e Nash ho letto e capito molto poco, ci sono anche giochi dove a causa del disequilibrio informativo uno dei giocatori, non può ne potrà vincere mai.
Cosa c’entra con la consapevolezza cosmetica ?
C’entra, c’entra.
Il consumatore non sa cosa c’è nel cosmetico o cosa fa, sa solo cosa gli viene detto che c’è dentro e che fa . E sa solo quello che percepisce come efficacia e piacevolezza dopo che l’ha utilizzato. L’effetto placebo è talmente in grado di condizionare la percezione sensoriale e funzionale dopo l’applicazione che il più delle volte il formulatore deve cercare solo di rendere piacevole la prima percezione e questo spiega il grande peso delle profumazioni nella costruzione di una marca cosmetica.
Quindi anche ammesso che abbia le competenze per individuare funzionalità, sicurezza, impatto ambientale di una formulazione dalla sua lista ingredienti, in realtà è sempre in grave svantaggio informativo , quindi “ingannabile” e senza grande sforzo.
Ma la partita si gioca con un arbitro che ha fissato delle regole, ad esempio l’obbligo di scrivere l’INCI in una certa maniera.
Quando vedremo un rigore o una punizione attribuita ad una azienda cosmetica perché non ha redatto correttamente la lista ingredienti, sicuramente questa regola sposterà l’equilibrio .
Hanno sanzionato la pubblicità ingannevole o fuorviante, hanno sanzionato le messa sul mercato di cosmetici non sicuri , ma sanzioni per liste ingredienti errate o ingannevoli, io non ne ho mai viste.
Questo non significa assolutamente che tutte le liste ingredienti siano taroccate. La stragrandissima maggioranza dei prodotti sul mercato ha etichette assolutamente a norme.
Ma al momento questo è dovuto solo alla volontà di chi immette sul mercato i cosmetici.
Per quanto possa essere informato e consapevole in questo “gioco” il consumatore si deve comunque affidare a chi gli vende il cosmetico. L’unica opzione che ha è affidarsi ad una marca anziché un’altra. Solo chi si autoproduce i cosmetici o smette completamente di utilizzarli si mette fuori dal gioco.
Anche nella scelta di una marca anziché di un’altra il disequilibrio informativo viene gestito e pilotato da chi vende il cosmetico .
Il marketing per prima cosa studia che domanda dei consumatori andrà a soddisfare con il prodotto, per venderne di più e per guadagnarci di più.
Utilizzo spesso l’esempio del venditore di magliette con i colori di una squadra di calcio fuori dallo stadio.
Il giorno che c’è la partita Juve-Milan se sono sulla strada che porta allo stadio avrò nella bancarella magliette sia della Juve che del Milan e qualche maglietta del Bayern o del Real Madrid.
Se sono vicino alla curva destinata ai tifosi della Juve, le magliette del Milan non le vendo e viceversa se mi posiziono vicino alla curva avversa.
Nel momento in cui la domanda si orienta verso cosmetici con etichetta eco-bio si tratterà solo di fornire la maglietta con i colori giusti.
Una maggiore consapevolezza del consumatore, o meglio il convincimento di una maggiore consapevolezza, non gioca affatto contro chi vuole vendere il cosmetico, che sia un ottimo cosmetico o che sia un pastrocchio senza nulla dentro.
Non so se lo proiettano nei corsi di marketing ma questo pezzo dovrebbe far pensare.

Per fortuna la teoria dei giochi , come tutti i modelli matematici che descrivono fenomeni complessi, fornisce solo una comprensione limitata del rapporto tra venditore e consumatore. Poi ha per fondamento che ci si trovi di fronte a comportamenti razionali, cioè in grado di massimizzare il vantaggio. Ho la netta impressione che i comportamenti irrazionali non siano una rara eccezione, certamente per il consumatore, ma anche per le imprese cosmetiche.
A questo punto a cosa serve, nel rapporto industria cosmetica / consumatore, una maggiore consapevolezza e conoscenza cosmetica? A cosa serve questo blog ?
Non certo a capire la qualità di un cosmetico da una etichetta o tutti i possibili vantaggi e svantaggi di un ingrediente cosmetico. Si potrà capire qualcosa di più del cosmetico, si potrà intuire le logiche con cui è stato formulato, ma non molto di più. Visto che comunque ci si dovrà affidare ad un produttore o una marca, serve a dotarsi degli strumenti che permettono almeno di discriminare i raccontaballe .
Ognuno avrà poi la possibilità di comprare il prodotto che preferisce, ma almeno una vera conoscenza e consapevolezza permette di stare alla larga da chi sfrutta la comunicazione ingannevole o fuorviante per vendere.
La disinformazione cosmetica è più nociva di qualunque ingrediente cosmetico.
In questo blog troverete gli strumenti e informazioni per individuare le assurdità, bufale e vere proprie balle che raccontano sul cosmetico, che sia del segmento mass-market, lusso, green, vegan, dermocosmetico o altro ancora.
Non farò liste di ingredienti buoni e cattivi e tantomeno di marche buone o cattive. Ognuno può apprezzare un cosmetico anziché un altro, sarebbe comunque un grande passo avanti se almeno si riuscisse a discriminare le informazioni corrette e veritiere dal mare di baggianate che circolano.

Rodolfo Baraldini

pubblicato 6 aprile 2014
    

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