domenica 23 ottobre 2016

Onicocosmesi: rischi e paranoie

Onicocosmesi: rischi e paranoie

Onicocosmesi: rischi e paranoie

 
Tra i più richiesti (oltre 500 click) nel sondaggio sugli argomenti che si vorrebbe approfondire ci sono i “trattamenti cosmetici per le unghie” che possiamo chiamare “onicocosmesi” (dal greco ónychos) se ci piacciono i paroloni.
I prodotti per le unghie rientrano per lo più nella cosmesi decorativa, come il make-up, anche se da qualche parte si parla di unghie “sane” o di prodotti per “rinforzarle”.
Un particolare interesse si focalizza poi sui rischi per la salute derivati dai trattamenti cosmetici per unghie. Se ne parla sia in ambito professionale sia per l’utilizzo domiciliare di alcuni cosmetici ed in rete circolano allarmi sulla presenza di alcuni ingredienti definiti come “tossici”.

L’unghia

A:lamina ungueale, B:lunula, C:radice, D:seno, E:matrice, F:letto, G:iponichio, H:margine libero
L’unghia umana è un annesso cutaneo riconoscibile per una lamina multistrato, semitrasparente composta prevalentemente da cheratina alla fine delle dita. La lamina ungueale, cioè la sezione più esterna dell’unghia, è composta da tessuti “morti”, come i peli o i capelli, che non si possono “ammalare” né “curare”, ma può manifestare con segni fisici e distrofie decine di patologie sistemiche o cutanee.
Come tutti i tessuti “morti” le unghie non “respirano”, tutt’al più sono permeabili a fluidi o gas.

Crescita delle unghie
Come i capelli, l’unghia cresce, tipicamente negli individui adulti da 1,5 a 2 mm/mese nei piedi, il doppio nelle mani. Anche la velocità di crescita può essere influenzata da disturbi e patologie soggiacenti.
Permeabilità delle unghie
Come i capelli, è relativamente permeabile all’acqua ed ad altre sostanze. Nei test con celle di diffusione è stato misurato un flusso che va da 7 a 17 mg/cm²/h. In passato era stata rilevata una permeabilità minore.
Considerato lo spessore la possibilità di far penetrare qualche sostanza in modo che raggiunga il letto unguale sono comunque poche. Molti studi condotti per valutare le terapie antimicotiche hanno evidenziato come la permeabilità delle unghie, al pari di quella cutanea, dipende dal peso molecolare e da eventuali sistemi permeabilizzanti. I normali veicoli lipidici ed alcuni solventi (es. dimetil sulfossido ), che funzionano sulla cute, nelle unghie sono molto poco efficaci.
Questi dati portano a concludere che la barriera protettiva della lamina unghueale è altamente efficace anche verso eventuali agenti tossici e che i principali rischi sono dovuti all’inalazione ed al contatto, più o meno accidentale, con la pelle.

Onicocosmesi

L’armamentario di chi pratica l’onicocosmesi è vasto:
forbici, tronchesi, lime, frese, pennellini, fornetti UV o LED per applicare smalti, smalti semipermanenti, gel o acrilici per la ricostruzione delle unghie, tessuti (wrap), unghie artificiali (tips) che possono anche venir scolpite.
In certi casi la classificazione e definizione legale può essere ambigua.
Uno smalto si definisce arbitrariamente semipermanente quando adotta una specifica soluzione formulativa che ne aumenta lo spessore e la durata una volta applicato. Nessuna norma definisce quanto più a lungo deve durare rispetto ad uno smalto normale né che tecnica formulativa deve essere utilizzata per ottenere queste prestazioni.
Wrap e tips poi non sono in termini legali dei cosmetici e sono possibili varie interpretazioni per come vanno considerate le colle con cui vengono applicati.
La moda/mercato della nail art, della ricostruzione e delle unghie artificiali è relativamente giovane, ha creato nuove figure professionali e attività commerciali dedicate esclusivamente alla onicocosmesi.
Purtroppo in giro c’è molta improvvisazione e spontaneismo e nonostante siano proliferati corsi di formazione, la professionalità e competenza di molti operatori, ma anche di alcuni fornitori di cosmetici ed accessori, è opinabile.
Le procedure per garantire la sicurezza e la qualità di varie applicazioni onicocosmetiche non sono banali, si devono seguire protocolli ben precisi.
È decisamente sconcertante vedere onicotecniche convinte che per far aderire meglio resine o adesivi sia necessario limare fino a rendere satinata (non liscia e lucida) la superficie della lamina ungueale. Non è solo una baggianata in quanto gli adesivi funzionano meglio su superfici liscie, è una procedura senza alcun fondamento logico che introduce rischi ingiustificati.
Altrettanto sconcertante vedere quanti prodotti per unghie sono segnalati dal Rapex ( il sistema di allerta rapido europeo ) e che una indagine pubblicata da l’Altroconsumo abbia rivelato come vari smalti semipermanenti sul mercato italiano non fossero a norme.

Allarmi: rischi reali e paranoie

Il tam-tam su internet e su altri mezzi di comunicazione recita più o meno :
La manicure con il gel potrebbe essere cancerogena
Unghie glamour: attenzione ai rischi
Il tuo smalto e’ tossico?
Raramente viene fatto notare come i ben documentati rischi di estetiste, onicotecniche e professioniste dell’ onicocosmesi sono sostanzialmente diversi, dai rischi di chi si applica o si fa applicare uno smalto .
Rischio chimico
Il rischio chimico dipende dalla via di contatto, cioè dal fatto che la sostanza pericolosa sia inalata, toccata o ingerita, e dall’esposizione, cioè dalla quantità e dalla durata del contatto.
Non stupitevi se l’estetista che applica uno smalto semipermanente o fa una ricostruzione delle unghie indossa guanti, mascherina e occhiali protettivi, può essere esposta 8 o 10 ore al giorno a queste sostanze.
Per le utilizzatrici finali il rischio è molto inferiore a meno che non abbiano la insana passione di “sniffare” lungamente le boccette di cosmetico, con smalti, solventi o colle, o che non applichino su ampie superfici della pelle prodotti formulati per unghie o che, peggio ancora, non se li bevano.
In ambito professionale è rilevante il rischio di inalare polveri fini, anche la limatura dell’unghia non è proprio innocua, o sostanze volatili o gassose.
Più significativo, anche per l’utilizzatore finale, il rischio di dermatiti allergiche visto che alcune delle sostanze sotto accusa hanno un notevole potenziale allergenico e che chi è gravemente allergico può reagire esponendosi anche a quantità minime dell’allergene o aptene.
In ambito professionale le sostanze di cui si devono considerare potenziali rischi dovuti ad una esposizione eccessiva sono:
◾Solventi volatili: in particolare i più utilizzati: toluene, xylene, methyl ethyl ketone, methyl isobutyl ketone, butyl acetate, ethyl acetate, isopropyl acetate, acetone, alcohol. Nessuna di queste sostanze fa proprio bene se inalata in grande quantità o se ci si fa il bagno dentro ma Toluene (max. concentrazione ammessa nella UE: 25%), Xylene e Methyl ethyl ketone, sollevano varie preoccupazioni in più e l’industria sta cercando di sostituirli ed i professionisti di evitarli.
◾ Monomeri dell’acido acrilico: ethyl methacrylate, methacrylic acid, methyl methacrylate. Da non confondersi con i polimeri che oltre a non essere volatili hanno un profilo tossicologico molto meno problematico. Purtroppo lanciando allarmi per tutti i cosmetici dove compare tra gli ingredienti il termine acrylates, vale anche per il termine formhaldeide, il consumatore può pensare che siano potenzialmente tossici molti polimeri che in realtà tossici non sono. Da notare che i monomeri, in particolare il Methyl methacrylate, sono considerati come sostanze ad alto potenziale allergenico/sensibilizzante e, anche se non sono specificatamente banditi o limitati dal regolamento, in alcuni paesi ( Germania Svezia ecc. ) i cosmetici composti da 80% o più di queste sostanze, in genere liquidi base per la ricostruzione unghie, possono venir ritirati dal mercato o se ne può bloccare l’importazione. Non mi risulta che le autorità sanitarie italiane adottino lo stesso criterio.
Anche negli USA la FDA , negli anni ’70 ha agito, con azioni legali e ritiri dal mercato contro chi vendeva cosmetici ad alta concentrazione (fino al 100%) di monomeri metacrilati, ma queste sostanze non sono state legalmente proibite e tutt’ora sono ampiamente utilizzate nella ricostruzione unghie e nella applicazione di unghie artificiali.
◾Formaldehyde: ancora vige l’errore di considerare la formaldehyde un ingrediente cosmetico. La Formaldehyde essendo un gas non entra affatto come ingrediente nei cosmetici, tutt’al più ci entrano methylene glycol e paraformaldeide, i principali costituenti della formalina, che possono rilasciare formaldeide in particolari condizioni. Le norme UE limitano l’impiego ai soli prodotti per l’indurimento con concentrazioni massime di Formaldehyde libera pari al 5%. L’SCCS in una sua opinione considera sicura una concentrazione di Formaldehyde libera pari al 2,2% a condizione che l’ambiente sia ventilato. La formaldeide è ubiquitaria, probabilmente ne inaliamo di più stando vicino ad un caminetto acceso o in una camera con 3 o 4 incensini accesi ma in un ambiente di lavoro dove si utilizzano sostanze che la possono rilasciare è sicuramente meglio avere una buona ventilazione.
◾ Hydroquinone e hydroquinone methylether: si possono trovare come “stabilizzatori” in quanto rallentano la polimerizzazione del methylacrilate, la UE ne ammette una concentrazione massima pari allo 0,02% dopo la miscelazione.
A causa del copia-incolla presinaptico da vari siti americani viene poi spesso lanciato l’allarme per
◾Dibutyl phthalate, Diethylhexyl phthalate, Benzyl butyl phthalate: plastificanti che rendono flessibili e meno soggette a microfessurazioni e restringimento le resine ed i polimeri.
◾Acetonitrile: spesso utilizzato nei prodotti per rimuovere le unghie artificiali.
Sono tutti ingredienti oggi assolutamente proibiti dalle norme europee e che quindi non dovrebbero entrare in nessuna concentrazione in qualunque cosmetico venduto qui.
Quindi se trovate cosmetici che ne dichiarano la presenza nella lista ingredienti segnalateli. Vanno ritirati dal mercato e chi li mette sul mercato senza rispettare le norme è sanzionabile.
Alcune delle sostanze discusse o considerate pericolose sono potenziali interferenti endocrini .
Anche altri ingredienti utilizzati per rendere plastiche e flessibili le resine per unghie come il triphenyl phosphate o la canfora (INCI: camphor) sono accusati di essere potenziali interferenti endocrini. La potenziale attività avversa di queste sostanze è oggetto di studio e controversia. Nei prodotti per unghie poi sorge spontanea la domanda di quanti interferenti endocrini possano essere ceduti da un polimero o una resina solida.
Oltre agli ingredienti dichiarati in etichetta, nei prodotti pigmentati per unghie, si deve considerare il rischio che siano presenti alcuni metalli tossici, in particolare Antimonio, i suoi ossidi sono stati utilizzati a lungo come pigmento (Kohl) e come glitter, oltre a Piombo e Cromo .
Rischio infettivo
Mentre il rischio chimico è rilevante soprattutto per i professionisti il rischio di infezioni è maggiore per chi si fa o si fa fare il trattamento.
Gli utensili con cui tagliare, modellare, limare le unghie devono essere sterilizzati visto che facilmente arrecano lesioni alla pelle e possono trasmettere infezioni specie se utilizzati su più persone. Ma il rischio infettivo predominante da quando è esplosa la moda della ricostruzione e delle unghie artificiali si riconduce ad infezioni micotiche che possono svilupparsi in particolari condizioni, delaminazione, micro-fessurazioni da restringimento, ecc.., tipiche di ricostruzioni ed applicazioni di unghie artificiali non eseguite correttamente.
Onicomicosi
L’onicomicosi fino a 20 anni fa era conosciuta da 1 persona su 20000 (stima a naso) ed anche i dermatologi avevano notevoli difficoltà nel riconoscerla senza analisi microbiologiche. Oggi, anche grazie a decine di spot televisivi, se ne parla al bar e nei salotti con la stessa disinvoltura con cui si parla di calcio. Si tratta di una infezione di funghi, lieviti o muffe che penetra la lamina ungueale. Molti studi sulla permeabilità della lamina ungueale
Rischio UV
In letteratura, tempo fa, sono stati riportati casi di reazioni avverse gravi imputate all’esposizione delle mani ai raggi UV necessari per accelerare la polimerizzazione delle resine. La faccenda è oggetto di controversia anche perché la dose di UV somministrata è almeno sulla carta relativamente bassa e se il rischio fosse concreto si dovrebbero bandire dal mercato tutti i sistemi di abbronzatura artificiale. Alcune ricerche hanno stabilito che se il rischio c’è è comunque molto basso. Non ci sono dati sulla possibile interazione biologica tra UV e sostanze utilizzate nell’onicocosmesi. Indipendentemente dalla relazione probabilmente irrilevante tra il cancro e le lampade UV per le unghie, resta il fatto che gli UV accelerano, oltre che la polimerizzazione delle resine, l’invecchiamento cutaneo.
Visto che la polimerizzazione viene accelerata anche con calore e luce blu, oggi sono disponibili “fornetti” senza UV che a priori preferirei.

Conclusione

Le preoccupazioni, decisamente fondate, per la sicurezza e la salute dei professionisti dell’onicocosmesi non sono trasferibili tout court sui consumatori finali. Un certo allarmismo chemofobico mette in guardia le consumatrici finali da ingredienti tossici che tossici non sono e che legati in una resina applicata sull’unghia non possono avere un qualche effetto sistemico sulla salute. Eventuali rischi possono essere estremamente ridotti seguendo procedure di applicazione corrette ed evitando accuratamente l’utilizzo di sostanze a cui si può essere sensibilizzati. La lettura e comprensione della lista ingredienti e delle avvertenze ed istruzioni d’uso è fondamentale per professionisti e non.
Purtroppo la sicurezza e qualità di un trattamento cosmetico dipende sempre più dall’onestà e competenza di chi lo esegue o produce che dalla lista ingredienti. Non sono rari i prodotti per unghie di importazione non a norme ed i trattamenti mal eseguiti.
Rodolfo Baraldini
Articoli correlati:
RISCHIO PROFESSIONALE NEI SALONI RICOSTRUZIONE E DECORAZIONE UNGHIE? NAIL ART: una professione ad alto rischio chimico? – Pubblicato il 18 – giu – 2012
Riferimenti:
Allergy to acrylates
The 4 chemicals may pose the most risk for nailsalon workers
OSHA: nail salons
OSHA: chemical hazards in the nail salons
World at work: Evidence based risk management of nail dust in chiropodists and podiatrists
CDC: manicure
“Overexposed, Underinformed”:Nail Salon Workers and Hazards to Their Health / A Review of the Literature
UK: Health and safety in nail bars

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