domenica 25 dicembre 2016

Oli essenziali sono UVCB ma non sono ultravioletti

Oli essenziali sono UVCB ma non sono ultravioletti

A grande richiesta ( oltre 600 click nel sondaggio ) parlerei un po’ degli oli essenziali.
Argomento ampio che ho sfiorato marginalmente in vari articoli:

VIETATO L’INGRESSO ALLE PROFUMONE !!!
MYTH BUSTER: MELALEUCA ALTERNIFOLIA, TEA TREE OIL
FACILONERIA PROFUMIERA
Il miglior profumo 100% naturale
Perchè i cosmetici dovrebbero avere una data di scadenza ?
LA BUFALA: dei profumi senza allergeni.
Ingredient Obsession di Robert Tisserand
Sono sostanze chimiche di grande interesse nonostante un profilo di rischio non esattamente rassicurante, per potenziali utilizzi terapeutici, cosmetici, alimentari, per la profumazione degli ambienti e per altri utilizzi meno noti.
La corretta etichettatura di oli essenziali, anche meno tossici come quelli d'arancio dolce, comporta una serie di avvertenze inquietanti.
La vendita al pubblico dei cosiddetti oli essenziali ha fatto anche grandi numeri negli anni in cui molti parlavano di aromaterapia, ma anche di ayurveda e genericamente di fitoterapia. Ci sono marche con interi cataloghi di oli essenziali che spesso con etichette ambigue o mal redatte hanno creato un vero e proprio mercato degli oli essenziali. In realtà molte volte neppure si sa bene di cosa si sta parlando essendo i cosiddetti oli essenziali materia decisamente complessa ed articolata. A sostegno delle vendite anche il mito del NATURALE con nonsensi di cui il più clamoroso è stato probabilmente quello che considerava gli allergeni contenuti negli oli essenziali da non dichiarare nell’etichetta del cosmetico, perché essendo “naturali” non erano allergeni.

Perché “cosiddetti” oli essenziali?

Una definizione standard di olio essenziale si ricava dalla norma ISO 9235 che più o meno recita: l’olio essenziale è un prodotto volatile ottenuto da materiale vegetale per distillazione con acqua e/o vapore o dall’epicarpo di frutti di rutacee per spremitura o distillazione a secco.
Il mercato però confonde e può chiamare “oli essenziali” anche oleoresine e resinoidi estratti anche con solvente (es: olio essenziale di boswellia, incenso ) oppure assoluti e concreti o prodotti estratti con CO2 supercritica o estratti con altre tecniche.
Insomma la definizione di cosa è un olio essenziale non è così netta e recepita.
Ancor più controversa la identificazione di uno specifico olio essenziale, visto che vengono denominati tipicamente identificando solo la pianta, a volte le parti della pianta. Solo nelle schede tecniche viene indicato, ma non sempre, il metodo di estrazione.

Gli oli essenziali sono UVCB

I cosiddetti oli essenziali sono sostanze chimiche multicomponente UVCB.
UVCB è un acronimo che non c’entra nulla con i raggi ultravioletti UVB o UVC. Viene attribuito alle sostanze di composizione sconosciuta o variabile, prodotti derivanti da reazioni complesse o materiali biologici, (Unknown, Variable, Complex, Biological).
Questa classificazione, introdotta dal REACH europeo, è stata adottata anche nel TOXIC SUBSTANCES CONTROL ACT recentemente approvato negli USA e in tante altre norme nazionali inerenti la registrazione e/o il controllo delle sostanze chimiche.
Le sostanze UVCB non possono essere sufficientemente identificate tramite la loro composizione chimica poiché:
il numero dei costituenti è relativamente grande e/o la composizione è, in misura significativa, sconosciuta e/o la variabilità della composizione è relativamente grande o scarsamente prevedibile.

Composizione e variabilità degli oli essenziali

Gli oli essenziali sono composti tipicamente da decine o centinaia di sostanze diverse.
Con decine di libri e migliaia di ricerche che ne parlano, posso solo riassumere per sommi capi la lista :
  • Idrocarburi alifatici: alcani ; alcheni; dieni coniugati
  • Idrocarburi benzenici
  • Idrocarburi terpenici aciclici e ciclici: – monoterpeni – lineari; – monociclici; – biciclici; – triciclici; – sesquiterpeni-aciclici; – monociclici, 3 doppi legami, 1 anello ; – biciclici, 2 doppi legami, 2 anelli; – triciclici, 1 doppio legame, 3 anelli;
  • Acidi (-COOH) – alifatici;- aromatici;
  • Alcooli -OH – alifatici; – aromatici; – terpeni aciclcici; – terpeni monociclici; – terpeni biciclici; – sesquiterpeni: – lineari; – biciclici; – triciclici
  • Aldeidi -CHO – alifatiche; – aromatiche; – terpenoidiche
  • Chetoni -CO – alifatici; – aromatici; – monoterpenoidici monociclici; – monoterpenoidici biciclici; – sesquiterpenoidici .
  • Esteri -OCOR – alifatici; – aromatici; – terpenoidici .
  • Fenoli ArOH
  • Ossidi -O-
  • Composti azotati
  • Composti solforati
Tanti possibili componenti ed un numero enorme di possibili combinazioni con in più molti fattori che possono variare la loro composizione. Premesso che ogni specie e varietà, per la sua genetica, può produrre un suo specifico olio essenziale, l’olio essenziale XYZ, può variare marginalmente la sua composizione da pianta a pianta ed anche all’interno della stessa pianta. Ad esempio l’olio estratto dalle foglie più mature può differire da quello estratto dalle foglioline più giovani nella stessa pianta. Poi varia per fattori e stress climatici: la quantità di sole, calore, acqua ecc. A questo si aggiungano le variazioni a volte più rilevanti dipendenti dalle procedure di estrazione e conservazione. Solo di pochi oli essenziali è stato definito uno standard, ISO o AFNOR, che ne definisce il campo di variazione dei principali costituenti.
Un olio con una composizione all’interno di un qualche standard può cambiare notevolmente se mal conservato.
Per standardizzare all’interno di una produzione industriale un olio essenziale è quasi sempre indispensabile una verifica analitica dei lotti per verificare la effettiva composizione della materia prima utilizzata.

Adulterazione degli oli essenziali

Un altro fattore da considerare è la filiera produttiva e la supply chain non particolarmente affidabile. Tantissime sono le adulterazioni rilevate sul mercato.
Le più comuni sono su oli di alto costo come gli oli di rosa adulterati da Cymbopogon martinii (Palmarosa) o di sandalo adulterati con olio di amyris o addizionando terpeni sintetici per raggiungere le concentrazioni di santaloli fissate dagli standard ISO. .
Varie adulterazioni sono emerse anche in oli molto economici, ad esempio nell’olio di mentha piperita adulterato con quello più economico di mentha arvensis oppure l’olio estratto dalla corteccia di cinnamomum adulterato con quello estratto dalle foglie.
Molto più frequente negli ultimi anni l’adulterazione addizionando specifici ingredienti di produzione sintetica.
Thymol nell’olio di timo, methyl salicylate nell’olio di Gaultheria procumbens (wintergreen), Linalool e Linalyl acetate nell’olio di bergamotto, Citral nell’olio di Cymbopogon citratus (lemongrass). Queste adulterazioni oltre che ridurre il costo del prodotto possono essere fatte per rendere più accattivante il profilo olfattivo dell’olio essenziale. L’aggiunta di Citral negli oli di molte rutacee pare sia ormai un fattore “endemico”. Resta poi da spiegare come alcuni oli essenziali dichiarati al 100% che dovrebbero solidi o semisolidi, sul mercato siano belli fluidi come l’acqua.
La diluizione con olio di colza, Benzyl alcohol, Benzyl benzoate, Dipropylene Glycol, Isopropyl Myristate e Diethyl Phthalate è molto comune e spesso difficilmente individuabile.
In questo scenario, la adulterazione di un olio essenziale falsandone la provenienza, ad esempio mescolando il pregiato patchouli indonesiano con quello cinese, è quasi un peccato veniale.

Utilità degli oli essenziali

Gli oli essenziali sono particolarmente bioattivi. A spulciare le migliaia di pagine fuffa su internet, ma anche le tantissime ricerche scientifiche a supporto della fitoterapia e della aromaterapia la lista di attività è lunghissima e variegata.
Comincia con: Acne (azione sull’), Adattogena, ecc..
e finisce con: Visione (azione sulla), Vulneraria.
Il tutto, oltre un centinaio di potenziali azioni o funzioni, passando per termini come: colagoga, ematopoietica, nootropica, ecc. non di immediata comprensione per tutti.
Non è tutta fuffa, alle spalle della fitoterapia e dell’aromaterapia ci sono ricerche scientifiche di spessore e indubbia validità. È normalmente fuffa invece la comunicazione sul rimedio miracoloso, la cura di cui nessuno parla, la facile ed economica soluzione di un grosso problema. ecc.
Gli oli essenziali sono volatili, possono contenere sostanze bioattive che agevolmente superano la barriera emato-encefalica e non è assolutamente da escludere una loro potenziale attività terapeutica. Peccato che il rapporto tra dose terapeutica e dose tossica sia particolarmente basso. Insomma, semplificando molto, molte sostanze contenute negli oli essenziali possono esplicare bioattività, ma il confine tra azione tossica ed azione terapeutica è spesso labile.
A questo si aggiunga la difficile caratterizzazione degli oli essenziali di cui parlavo prima. Una ricerca scientifica che conclude sui potenziali benefici effetti dell’olio essenziale XYZ, se non caratterizza esattamente l’olio con una precisa analisi della sua composizione in realtà lascia ampi margini di incertezza su cosa è e cosa fa effettivamente l’olio testato.
Anni di studi sul potenziale allergenico ed irritativo di molti oli essenziali hanno portato a determinare che è anche il tenore di perossidi, determinato a volte dallo stato di conservazione, a determinarne la tossicità. Quindi, quando si afferma che un olio essenziale fa qualcosa, nel bene e nel male, si dovrebbe anche precisare tutte le condizioni al contorno: che cultivar ? prodotto dove ? estratto e conservato come ? ecc. Sono fattori che possono fare la differenza.

Profumare con oli essenziali

Il primo e principale utilizzo di molti oli essenziali è come profumi o aromi.
Sono composti da sostanze volatili, odorose. Questo li fa rientrare nel rischio VOC, Volatile Organic Compound, e molte ricerche hanno individuato la loro potenziale nocività sia per i VOC che possono rilasciare direttamente sia per i prodotti di degradazione nell’ambiente ed in presenza di ozono, sia per i SOA, Secondary Organic Aerosol (50nm). Rischi di eccessiva esposizione che per lo più si limitano ad ambienti particolari, beauty SPA e saloni di bellezza dove si esagera con candele profumanti, incensini, profumatori e massaggi con oli essenziali ed ai professionisti dell’aromaterapia. Come quasi sempre, è la dose che fa il veleno ed una esposizione limitata nella quantità e nel tempo non deve preoccupare.
Con quella che ho battezzato come “faciloneria profumiera” circola l’idea che basti mescolarsi qualche olio essenziale per fare un profumo. Niente di più falso. Anche partendo da oli con un profumo che piace, ad esempio gli oli floreali come quello di rosa damschena, di ylang-ylang, di lavanda, anche rifornendosi da fornitori di qualità, assemblarsi in casa un profumo che possa competere con profumi professionali è impresa veramente ardua. Inoltre difficilmente chi prova ad assemblarsi un profumo in casa con degli oli essenziali ha sufficienti cognizioni con dati, informazioni e procedure per valutarne la sicurezza. Ma come sempre: de gustibus non est disputandum.

Oli essenziali antimicrobici

Di oltre un centinaio di oli essenziali è stata calcolata la MIC (minimal inibitory concentration) ed a volte anche la minima concentrazione battericida verso un gamma relativamente alta di microogranismi: batteri, funghi, lieviti ecc.
I test, soprattutto disk-diffusion in agar, forniscono dati controversi, forse per la natura idrorepellente degli oli essenziali, ma abbinati a test con microdiluizione si ricava uno scenario abbastanza preciso.
Alcuni oli essenziali hanno alte concentrazioni di attivi antimicrobici particolarmente efficaci. Molte ricerche hanno rilevato anche la MIC dei singoli costituenti, alcuni di questi sono particolarmente efficaci (MIC minore di 250ppm) con una MIC su alcuni ceppi batterici più bassa di alcuni parabeni o alcuni antibiotici. Questo fatto ha aperto interessanti prospettive nell’utilizzo di alcuni oli essenziali per contrastare il fenomeno dell’antibiotico-resistenza. I dati sulla attività antimicrobica dei diversi oli essenziali sono correlati alla concentrazione dei loro costituenti antimicrobici più efficaci: carvacol, thymol, menthol, farnesol, bisabolol, 1-8 cineol, methyl salicilate ecc.., ma anche agli abbinamenti sinergici o antagonisti, che in certi casi amplificano l’attività antimicrobica, in certi casi la riducono. Tra i più studiati abbinamenti sinergici rispetto alla attività antimicrobica conosco quello dell’olio di origano con l’olio di rosmarino.

Oli essenziali solventi e permeabilizzanti

Alcuni componenti di oli essenziali sono solventi portentosi: Limonene, Methyl salicilate ecc. Mi è capitato di utilizzarli per sverniciare e smacchiare macchie impossibili. Nella cosmesi questa caratteristica può tornare utile considerando alcuni oli essenziali come carrier o meglio permeabilizzanti della barriera cutanea. Oli essenziali di agrumi ad alto tenore di limonene, come l’olio di arancio o di limone, specie se liberati delle componenti fototossiche, o di wintergrass ad alto tenore di methyl salicilate se inseriti propriamente nella formulazione oltre a portare una specifica fragranza al prodotto, danno un contributo al sistema conservante e possono agevolare la penetrazione transcutanea di attivi cosmetici particolarmente ostici ( es. caffeina ).

Oli essenziali come interferenti endocrini

Fece scalpore, vari anni fa, una ricerca che attribuiva alcuni casi di ginecomastia, cioè la crescita del seno in bambini maschi, all’esposizione e applicazione topica di oli essenziali di lavanda e melaleuca. Quella ricerca è state considerata anche dal comitato scientifico europeo inconcludente, ma il sospetto che sostanze così penetranti e bioattive potessero interferire a qualche livello con un qualche sistema endocrino rimane. Alcuni studi rilevano l’efficacia dell’utilizzo tradizionale, nell’area del mediterraneo, di alcuni oli essenziali, es. salvia sclarea, per ritardare la ricrescita dei peli dopo la depilazione. Materia complessa dove non mancano pagine e pagine su internet dove lo stesso olio viene consigliato per stimolare la crescita dei capelli. Anche la stimolazione della melanogenesi con furocumarine o piperine è stata sfruttata in passato per cosiddetti “acceleratori di abbronzatura”, pratica in disuso visto che i rischi di fotosensibilizzazione e fototossicità non sono per nulla commisurati al beneficio di una abbronzatura più rapida o intensa.

Conclusione

La classe di prodotti normalmente chiamati oli essenziali contiene sostanze potenzialmente utili non solo per profumare o aromatizzare.
Il loro utilizzo industriale, considerate la variabilità e la complessa valutazione della loro sicurezza, dovrebbe seguire raccomandazioni e linee guida ben definite (AFSSAPS raccomandazione sull’uso degli oli essenziali, IFRA, ecc.) con la premessa che considerando la difficile definizione ed identificazione di questa classe di prodotti ed una scarsa affidabilità della supply chain è praticamente indispensabile per standardizzare il loro utilizzo una analisi che determini/verifichi la loro composizione.
L’utilizzo non professionale da parte di privati anche di oli essenziali commercializzati come aromi alimentari richiede grande attenzione e dovendosi affidare ad un fornitore, il consumatore che non ha strumenti per verificare qualità e purezza può discriminare l’affidabilità del fornitore solo valutando correttezza e diligenza nell’etichettatura e comunicazione dei prodotti.
Rodolfo Baraldini

Riferimenti bibliografici: oli essenziali

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