domenica 28 settembre 2014

GREENWASHING : la saga delle ECO-BUFALE COSMETICHE


GREENWASHING : la saga delle ECO-BUFALE COSMETICHE

GREENWASHING : la saga delle ECO-BUFALE COSMETICHE


La comunicazione della cosmesi è talmente infarcita di bufale ( è di questi giorni la martellante campagna pubblicitaria che vorrebbe far intendere che un cosmetico basato sul olio di paraffina, risolva il problema delle cicatrici o delle smagliature ) che le favolette o informazioni ingannevoli e fourvianti dei cosmetici che si vantano di avere virtù ambientaliste al confronto sembrano poca cosa.
Ma visto che nel blog gestito dalla dott.sa Riccarda Serri si è cominciato a parlare di ECOBUFALE COSMETICHE, la tentazione di approfondire un attimo l’argomento è stata irresistibile.

Greenwashing

Greenwashing è un neologismo indicante l’ingiustificata appropriazione di virtù ambientaliste da parte di aziende, industrie, entità politiche o organizzazioni finalizzata alla creazione di un’immagine positiva di proprie attività (o prodotti) o di un’immagine mistificatoria per distogliere l’attenzione da proprie responsabilità nei confronti di impatti ambientali negativi. Anche se il termine nella cosmesi in origine si riferiva a comportamenti delle grandi marche e corporations, oggi che esiste un ben definito segmento “green” nel mercato del cosmetico, il GREENWASHING è pratica diffusa tra grandi e piccoli produttori di cosmetico che cercano di acquisire quote di mercato.

Ecobufale

Ecobufale è un neologismo indicante le comunicazioni ed informazioni ingannevoli, fuorvianti o semplicemente false o infondate fatte circolare per sostenere virtù ambientaliste , etiche o salutistiche.

La Madre di tutte le Ecobufale

Dicono o fanno intendere :”Se un ingrediente cosmetico è di origine Naturale o Vegetale è più sicuro per la pelle e per l’ambiente.” Sia in termini di tossicità per l’uomo che per l’ambiente, sia in termini di impatto ambientale (dalla produzione allo smaltimento ) non è assolutamente detto che un ingrediente di derivazione naturale o vegetale siano migliori. Questo nonsenso è evidente in termini tossicologici: un potente veleno vegetale, non è meno tossico di una innocua sostanza di sintesi. La valutazione in termini di impatto ambientale invece è in genere molto complessa. Mentre le commissioni scientifiche per la valutazione del rischio chimico e dell’impatto ambientale sono estremamente prudenti prima di emettere una opinione , la vulgata ambientalista attribuisce rapide e grossolane sentenze dove almeno qualche dubbio e richiesta di approfondimento sarebbero necessari. Esemplare il caso dell’ossido di zinco, considerato nel segmento “green” del cosmetico, un filtro solare “fisico”, ecologico e migliore dei cosiddetti filtri chimici.In termini di impatto ambientale sul sistema marino invece è una sostanza sicuramente dannosa.

Paraffina e Petrolato non sono Naturali

Al contrario paraffine e petrolati sono miscele di idrocarburi fossili che si trovano in natura. Anzi le problematiche di sicurezza evidenziate dalla direttiva europea che ha inserito molti derivati del petrolio tra gli ingredienti non inseribili nel cosmetico sono legate alla naturale “variabilità” di queste miscele di idrocarburi ed alla purezza finale dopo la raffinazione . L’industria cosmetica si è precipitata a sostituire le parafine e petrolati “naturali” con ingredienti di sintesi come polidecene idrogenato e isoparaffine…

La Bufala del NATURAL OCCURRING

Si fa intendere al consumatore che l’ingrediente è “migliore” o “più sano” o “più ecologico” in quanto “rintracciabile in natura” , ad esempio negli estratti di alcune piante. Ma l’ingrediente utilizzato nel cosmetico in realtà è totalmente o parzialmente prodotto con processi chimici e di sintesi , per lo più all’interno della filiera petrolchimica. Tipico esempio: il Potassium Sorbate , che si fa intendere che provenga dalla pianta del sorbo ed è invece per lo più prodotto con reazione di condensazione da crotonaldehyde e ketene

Certificato Organic al 95%

In Europa , al momento, non esiste uno standard per la certificazione del cosmetico Organic ( che significherebbe “derivato da agricoltura o coltivazione biologica” ) o ECO-BIO pertanto chiunque in Europa può autodefinirsi NATURAL , ORGANIC o ECO-BIO , oppure farsi certificare dall’ente con le specifiche o disciplinari che gli fanno più comodo. E’ una bufala che alcune di queste certificazioni europee si vendano come uno standard armonizzato e visto che la problematica dei claims “green” ingannnevoli o fuorvianti è emersa in misura rilevante l’Europa ha inserito articoli specifici ( in particolare l’art. 20 ) nel nuovo regolamento cosmetico e sta completando con l’ISO (International Organization for Standardization) una definizione standard dei termini Naturale, Eco- Bio Organic nel cosmetico. Questa ECOBUFALA si arricchisce di un ulteriore dettaglio; al consumatore molte volte si racconta che il prodotto cosmetico è ORGANIC in quanto contiene il 70-80-90% di ingredienti provenienti da agricoltura biologica. Considerata che la stragrande maggioranza dei cosmetici skin care è composta prevalentemente di acqua, questa non dovrebbe essere conteggiata tra gli ingredienti provenienti da agricoltura biologica. Anche l’utilizzo di idroliti ( macerati o estratti acquosi come l’acqua di hamamelis o l’acqua di rose ) non comporta che questi siano totalmente ORGANIC , in genere un idrolito è composto per il 99,9% di acqua ( di rubinetto ! ) che non può essere definita ORGANIC o derivata da cultura “BIOLOGICA”.

I filtri solari FISICI sono buoni e quelli CHIMICI sono cattivi

Non esistono sostanze che non siano chimiche ed i filtri cosidetti fisici sono realizzati con processi e reazioni chimiche tutt’altro che semplici . Anche in termini ddi impatto ambientale, oltre a provenire dalla filiera industriale della chimica di base ( per intenderci proprio come il PVC o l’acido solforico ), i cosidetti filtri FISICI sono spesso ( in particolare l’OSSIDO DI ZINCO ) ittiotossici, cioè particolarmente dannosi per il sistema marino. Credendo di utilizzare un prodotto “più” ecologico , il consumatore vittima di questa ecobufala, tutte le volte che fa il bagno può rilasciare in mare sostanze molto più nocive per il sistema marino dei cosidetti filtri CHIMICI.

Paraffine e Siliconi sono comedogenici

Tra i più comuni bersagli dei claims “green” ci sono paraffine e siliconi. Il test sulla comedogenicità fornisce risultati controversi. Da quando è stato introdotto, 30 anni fa, il test sull’uomo in sostituzione del vecchio test sulle orecchie dei conigli albini, per quanto sia generica la definizione di paraffina, petrolato o siliconi, questi si sono rivelati per lo più molto meno comedogenici e acneicogenici degli oli vegetali, specie quelli ricchi di acido oleico. In ogni caso il potenziale irritativo o comedogenico è funzione della dose e la presenza di uno o più ingredienti potenzialmente comedogenici non comporta che lo sia il cosmetico finito

I potenziali allergeni derivati da oli essenziali sono meno rischiosi

Una sostanza è potenzialmente allergenica indipendentemente da come viene prodotta o estratta. Non importa che sia naturale, di sintesi o trovata sulla luna, il rischio allergenico è perfettamente lo stesso. Quando la direttiva europea ha imposto di comunicare al consumatore l’eventuale presenza oltre una certa soglia dei più comuni potenziali allergeni molti produttori di cosmetici “green” hanno dapprima pensato di esserne esonerati; poi visto che utilizzando oli essenziali era quasi inevitabile trovarsi di queste sostanze rischiose nella lista ingredienti hanno pensato di “giustificarle”. Oggi è molto comune individuare una lunga lista di potenziali allergeni tra gli ingredienti dei cosmetici del segmento ECO-BIO o GREEN, ma spesso un asterisco dichiara :” derivato dal olio essenziale “, quasi si volesse intendere che un potenziale allergene di origine naturale fosse meno ” dannoso ” della stessa molecola di sintesi.
Rodolfo Baraldini
pubblicato 22 agosto 2012

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