martedì 22 settembre 2015

Cosmetici Ayurvedici

Cosmetici Ayurvedici

Cosmetici Ayurvedici

Francesca mi scrive: …Volevo un tuo consiglio riguardo l’opportunità o meno dell’acquisto e dell’utilizzo di una crema per il viso che avevo trovato in India tempo fa. La crema si chiama Ayur All Purpose Cream ( c’è anche la versione invernale “Cold Cream”). Devo dire che mi sono trovata abbastanza bene, oltre al fatto che il prezzo era veramente irrisorio. La settimana prossima tornerò in India e pensavo di acquistarne ancora. I miei dubbi nascono dal fatto che il secondo ingrediente principale, oltre all’acqua, è il paraffinum liquidum.
Comunque, ti mando gli inci delle due creme:

Aqua, Paraffinum Liquidum, Emulsifying Wax, Triethanolamine Slearate, aloe Vera Extract, Rose Extract, Cucumber separate, Propylene Glycol, Isopropyl Myristate, Silicon Oil, Vitamin E, Allantoin EDTA, Pheonoxyethanol Methyl paraben, propyl Paraben, Imidazolidinyl Urea, Fragrance
Aqua, Paraffinum Liquidum, Emulsifying Wax, Triethanolamine Slearate, aloe Vera Extract, Rose Extract, Cucumber extract, Propylene Glycol, Isopropyl Myristate, Silicon Oil, Vitamin E, Allantoin EDTA, Pheonoxyethanol Methyl paraben, propyl Paraben, Imidazolidinyl Urea, Fragrance.

Rimpiangere il passato quando il presente è migliore.

Capita spesso che il marketing sfrutti la leva dell’”antico rimedio” per promuovere un “nuovo” prodotto.
Gran parte del successo, peraltro limitato, dell’ayurveda nella cosmesi industriale, si deve al racconto della antica ( 3000 anni o più ) “conoscienza” medica indiana.
Non me ne voglia Aurobindo, ma la trascrizione di una antica cultura indiana per adeguarla ad un prodotto di consumo in una società occidentalizzata spesso sfida il ridicolo.
Anche in India, dove qualcuno il sanscrito lo legge ancora, i cosmetici con precisi riferimenti all’ayurveda sono solo una piccola quota del mercato.
In Italia hanno avuto il loro momento di successo, tra il 2000 ed il 2005, appena prima che il mercato si orientasse sul green alla occidentale.
Come per il cosmetico green per vendere spesso basta una etichetta verde e come la si racconta.
Quanta ayurveda c’è dentro ad un cosmetico che si dichiara ayurvedico lo sa solo Dhanvantari, divinità induista, che però è di molto poche parole. Non esiste una autorità che discrimini la ayurveda, ammesso che esista ima “vera” ayurveda, dalla ciarlataneria. Uno degli ultimi capitoli dei testi originali,se non ricordo male il Sushruta Samhita o un altro altrettanto vecchio, concludeva mettendo in guardia dai ciarlatani che andavano in giro di villaggio in villaggio proponendo rimedi ayurvedici. Come dire, che ci fosse un problema di credibilità se ne erano accorti già qualche millennio fa.
Come chi si vanta di essere “naturale” “Bio” o “ecologico” nel cosmetico, chi si autoproclama ayurvedico può farlo senza alcun rischio legale di abusare di aggettivazioni non consentite o regolamentate.
I cosmetici segnalati da Francesca, sembrano quasi identici, almeno dalla trascrizione della lista ingredienti. Per quanto l’India sia indietro nella cultura industriale del cosmetico, ho sospettato qualche errore di trascrizione. Sono però rintracciabili in rete e la lista ingredienti nelle etichette fotografate pare essere un po’ più conforme alle nostre norme.

Visto che autoproclamarsi ayurvedici è una libera scelta, con quali riferimenti alla letteratura classica dell’ayurveda si sia formulato delle creme basate su paraffina, ma anche con un po’ di siliconi, bisogna chiederlo al produttore. I testi ayurvedici fanno riferimento per lo più ad estratti erbali, ma non sono esclusi rimedi “minerali”. Anche per il mercato indiano, particolarmente sensibile al prezzo,
Concludendo: sono formulazioni che ricordano molto le comunissime “storiche” creme barriera occidentali, basate sulla paraffina. Non escludo che la loro funzione, così come una famosa crema in un barattolo metallico blu, la facciano egregiamente.
In una delle foto che ho visto in rete la cold non sembrava emulsionata molto bene.
Avendo un costo in India dell’ordine delle 50 rupie, sono rintracciabili online a meno di 2 euro nella confezione da 80 ml e sono più convenienti di analoghe creme di produttori occidentali.
Non è possibile capire se il livello di sicurezza di un cosmetico prodotto in India sia compatibile con le esigenze del nostro mercato. L’allarme lanciato dalla FDA americana per i rimedi ayurvedici contaminati da metalli tossici ( FDA: Use Caution With Ayurvedic Products ) non fa ben pensare su come sono redatte e soprattutto applicate le norme di sicurezza nelle produzioni indiane. Chi conosce ed ama l’India peraltro sa che deve accettarne il bello ed il brutto.

Il cosmetico ayurvedico è una nicchia di una nicchia. Per venderlo non basta la solita storia del “ayur” che significherebbe vita, in realtà è “āyus” che significa vita ed ha anche altri 11 o 12 possibili significati e 2 o 3 diverse traslitterazioni , come capita spesso con il sanscrito, + “veda” che significa conoscenza, visione ed altre 16 diverse cose.
Visto che anche il nostro “bio-logia” ha praticamente la stessa costruzione etimologica, vita+conoscenza, si deve precisare che con l’ayurveda si tratta prevalentemente di dottrina medica più che di conoscenza della vita.
Pochissimi, anche in India, hanno effettivamente letto e studiato tutti i diversi trattati originali dell’ayurveda. Ma esiste una ampia letteratura dove è stata tradotta, reinterpretata, aggiornata ed occidentalizzata.
Infatti, e i medici ayurvedici indiani se ne vantano, l’ayurveda è una dottrina che è nata oltre 3000 anni fa ma che si è aggiornata e che propone anche rimedi e cure per la sifilide che 3000 anni fa in India proprio non c’era. È riconosciuta, anche nel mondo occidentale, come medicina non convenzionale. Poi che qualcuno creda che per curare la sifilide sia meglio il mercurio che gli antibiotici sono problemi suoi.
Negli antichi testi ayurvedici sono previsti, specie nel kāya-cikitsā la branca che propone come affrontare le malattie del corpo, molti rimedi che comportano applicazioni topiche e volendo adattare il concetto al cosmetico non sono necessari molti sotterfugi.
L’odierno cosmetico ayurvedico è una brillante reinterpretazione marketing dell’approccio terapeutico ayurvedico adattato alla nostra cosmesi.
Vista poi la visione olistica dell’ayurveda, che fa tanto new-age, l’odierno mercato cosmetico è più recettivo del mercato della salute.
La classificazione dei caratteri, gli umori corporei, i vari Dosha ( Vata, Pitta, Kapha ) dal cui equilibrio o disequilibrio dipenderebbero salute o malattia, sono un’ottimo spunto per segmentare il cosmetico ayurvedico.
A quelli che pensano non ci sia mercato in occidente per l’ascientifica e a volte astrusa “antica dottrina medica” indiana in genere chiedo di che segno zodiacale sono.
Non so quanti effettivamente credano che il proprio segno zodiacale possa essere determinante per il proprio carattere e comportamento. Chi crede che essere Capricorno possa comportare il suo modo di essere e le sue relazioni sociali, può benissimo anche credere che un disequilibrio dei dosha possa comportare una malattia. Se l’esempio dei segni zodiacali non sembra pertinente per una dottrina medica, per comprendere il potenziale di mercato del rimedio ayurvedico si pensi al successo dell’altrettanto ascientifica omeopatia.
In più, in occidente, l’utilizzo di un linguaggio antico e incomprensibile, un misto di sanscrito maccheronico, hindi inglesizzato e dialetto veneto, crea un’aura esoterica, una esclusività che può piacere.
Si tratta di un cumulo di tesi e teorie decisamente ascientifiche, ma non ci si deve stupire se qualcuno ci crede o, anche non credendoci, gli piace. Questo, in genere, basta e avanza per creare un nicchia di mercato.
Nel cosmetico ayurvedico occidentale sono frequenti le segmentazioni in funzione dei dosha, mentre in India, almeno per chi segue un po’ di più le antiche scritture, sono più comuni le segmentazioni stagionali, cioè riferite alle diverse stagioni dell’anno, che nei testi ayurvedici sono 6. Questo può spiegare la crema “cold” trovata da Francesca , che si riferisce al clima “freddo”.
Occidentalizzando il marketing ayurvedico non deve stupire che molti utilizzino la radice “ayur” , che in sanscrito si utilizza solo nelle parole composte, da sola nel marchio cosmetico.
In India i riferimenti alle tradizioni indiane sono molto comuni, fino ad alimentare in politica una sorta di nazionalismo parafascista indù.
La stessa marca leader Lakmé, ora posseduta da Unilever, nacque su una esplicita richiesta politica, del primo ministro indiano Nerhu, che lamentava la mancanza di una industria cosmetica indiana. Lakmé sarebbe la francesizzazione di Lakshmi, la dea della fortuna indiana.
Paradossalmente la prima marca di successo che in India ha fatto espliciti riferimenti all’ayurveda ed ai suoi rimedi erbali è stata negli anni ’70, Shahnaz Husain, dal nome della fondatrice, di origini mussulmane. Nel grande caleidoscopio di lingue e religioni dell’India, capita così che la prima marca cosmetica che ha sfruttato le tradizioni induiste abbia un nome arabo.
Le principali marche cosmetiche indiane che ho trovato fare riferimento all’ayurveda o che vantano una cosmesi “erbale” sono:
Himalaya Herbals
Lotus Herbals
Khadi Natural
Vaadi Herbals
Just Herbs
Biotique
Forest Essentials
Ayur Herbals
Shahnaz Husain

Oggi in India cosmetico ayurvedico è sinonimo di cosmetico “erbale”, aggettivazione che ha un notevole successo in tutti i mercati asiatici.
Le marche italiane che ho trovato e che fanno esplicito riferimento all’ ayurveda sono:

 Laksmi
Pac
Ayur Line


Rodolfo Baraldini

pubblicato 22 settembre 2015

Riferimenti:
Ayurveda: putting the house in order

 

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