sabato 1 ottobre 2016

Acne: basta davvero una lampadina blu?

Acne: basta davvero una lampadina blu?

Acne: basta davvero una lampadina blu?

L’acne è una malattia, le informazioni ed opinioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico.

 

Da quando alcune vblogger come Clio ne hanno parlato circola anche da noi l’idea che si possa curare o combattere l’acne con dei manipoli, delle specie di penne luminose, da piazzare per poco tempo sopra papule e pustole, cioè volgarmente i bruffoli.

L’idea circola da anni, ma recentemente si è focalizzata sui presunti benefici effetti della luce blu e su internet si trovano manipoli, torce, penne luminose che emettono una intensa luce blu e che vengono vantati come cura per le lesioni acneiche. L’acne ha una natura multiforme e multifattoriale ma nella comunicazione di questi aggeggi non si fanno distinzioni tra acne lieve e acne grave o tra acne ed uno dei tanti disturbi che si manifestano con eruzioni acneiche. Le produzioni, quasi sempre cinesi, offrono questo tipo di oggetti con un costo al trading inferiore ai 5 €. D’altra parte da quando il costo industriale dei led ad alta luminosità è crollato, l’elettronica necessaria per produrre oggetti simili anche in piccole serie costa pochissimo.
All'estero in vendita anche nei negozi Sephora
All’estero si possono trovare nei supermarket, nelle profumerie (Sephora) o nelle farmacie (Boots) con prezzi al pubblico che vanno da 35 a 150 €. Non ho idea di come si muova la distribuzione in Italia e direi che la maggioranza delle vendite da noi avviene on-line. I piccoli manipoli portatili normalmente non hanno il CE medicale, nonostante la pubblicità faccia precisi riferimenti all’acne che è una malattia. Negli USA alcuni vantano la notifica 510(k) della FDA, che è una notifica pre-market e non comporta che la FDA validi efficacia e sicurezza dell’apparecchiatura.

Luce e acne

Che basti un po’ di luce per “ridurre” l’acne è storia vecchia. Per anni l’aneddotica, e non solo, ha collegato un miglioramento dell’acne all’esposizione alla luce solare d’estate. Molti studi e soprattutto una maggiore comprensione delle possibili cause e di come si sviluppa hanno prodotto un generale consenso scientifico sul fatto che al contrario, l’esposizione agli ultravioletti è controproducente e va evitata .
Oltre una ventina di anni fa alcune ricerche hanno evidenziato come potesse essere efficace la terapia fotodinamica. Alla terapia fotodinamica dove normalmente si applica una sostanza come l’acido δ aminolevulinico o metil aminolevulinati o l’ipericina che vengono fotoattivati ha fatto seguito la fototerapia senza fotosensibilizzanti. La terapia fotodinamica, con luce blu ed un farmaco basato sull’acido aminolevulinico, il Levulan, è abbastanza diffusa negli USA. La FDA ha approvato il suo utilizzo solo per le cheratosi attiniche e quindi il suo utilizzo per l’acne è off-label. L’utilizzo della sola sorgente luminosa, senza fotosensibilizzante, per trattare una acne volgare moderatamente infiammata è stato ammesso dalla FDA.
Molte ricerche pubblicate sulla fototerapia dell’acne rivelano però grossolane carenze metodologiche e sul possibile meccanismo d’azione si intrecciano ipotesi poco supportate da dati o fatti concreti. Senza contare quante ricerche, come spesso accade quando la medicina si mescola con l’ingegneria e la fisica, non specificano o confondono: fluenza, irradianza, potenza, energia assorbita ecc. dati indispensabili per descrivere un fenomeno dose-dipendente.
Le ricerche scientifiche che pubblicano risultati positivi in vivo nel trattamento dell’acne con luce blu o nell’azione antimicrobica della luce blu, nonostante internet sia piena di accattivanti foto prima e dopo, ci sono ma sono poche e su campioni poco numerosi. Spesso non sono confermate da altre ricerche che simili risultati positivi non li hanno riscontrati.

Cosa raccontano

Se si escludono le esternazioni dei vari cioccapiatti che su internet promuovono entusiasticamente la vendita di questi aggeggi, la comunicazione vanta una efficacia solo su acne lieve infiammata. Il meccanismo d’azione proposto si riferisce alla azione antimicrobica della luce blu, evidenziando che si ottengono risultati senza antibiotici o medicine.
Il colore della luce, blu, viene spiegato sfruttando il razionale a supporto della terapia fotodinamica, cioè l’assorbimento delle porfirine, compreso tra 405 e 470 nm.

In modo molto indiretto qualcuno comunica anche una azione sulla ghiandola sebacea, che verrebbe “disturbata” o “distrutta” dalla luce blu riferendosi però al razionale a supporto della fototermolisi selettiva, possibile solo con esposizioni e fluenze talmente alte da alzare notevolmente le temperature dei tessuti bersaglio.
Senza specificare se si tratta di un effetto diretto o indiretto, conseguenza dell’azione antimicrobica, alcune pubblicità vantano una azione antiinfiammatoria della luce blu.
Negli USA, mentre la comunicazione associata alle apparecchiature medicali destinate a professionisti è molto prudente sull’efficacia ed i risultati, anche per non incorrere nelle warning letter e sanzioni della FDA, la comunicazione sulle apparecchiature destinate al consumatore qualunque, fa riferimento ai risultati di poco significativi test di autovalutazione, un po’ come si fa per il cosmetico.
In a self-assessment 2-week study:
- 100% of users experienced improved overall appearance
- 97% saw greater skin clarity
- 90% of users reported fewer and milder breakouts, with 70% of blemishes cleared
- 93% of users report a healthier appearance

Funziona?

Al momento non si può dire, né che funziona, né che non funziona.
Parlando propriamente di acne lieve o moderata, varie linee guida medicali rilevano come le prove di efficacia della fototerapia dell’acne siano scarse o insufficienti, nonostante la mole di pubblicazioni che ne parlano. La conclusione normalmente è che questi trattamenti non possono essere raccomandati ai medici anche se non si può escludere che siano efficaci.
Sull’acne nodulare-globulosa una ricerca ha rilevato un aggravamento conseguente a trattamenti con luce blu.
Anche sulla “semplice ” azione antimicrobica i dati sono contrastanti. Da una parte molte ricerche in vitro rilevano una azione antimicrobica dose-dipendente, su un ampio spettro di batteri della luce blu, dall’altra alcune ricerche rilevano come il Propioni acne sia tra i meno suscettibili alla luce blu.
Il meccanismo d’azione ipotizzato nei batteri bioluminescenti, la generazione di specie radicaliche dall’irraggiamento delle porfirine endogene del batterio, non è coerente con la natura anaerobica del batterio.
Da notare che comunque l’azione antimicrobica sarebbe dose-dipendente e che un led blu passato velocemente sopra un brufolo non gli fa una cippa.
Le testimonianze di efficacia possono ricondursi a specifiche risposte soggettive, che non dimostrano purtroppo che un trattamento così semplice ed economico possa funzionare per tutti o per gran parte dei soggetti affetti da acne lieve o moderata.

È sicuro?

NON PROPRIO!
L’utilizzo di questi manipoli che erogano una intensa luce blu è ritenuto genericamente sicuro; in fondo si tratta di una lampadina blu.
La presunta efficacia verso un’acne lieve e moderata è comunque direttamente proporzionale alle potenze ed al tempo di esposizione. Questo significa che senza arrivare ad effetti termici comunque si deve operare con potenze irradiate più alte possibile. Eventuali reazioni avverse ad un trattamento che eroga 10W/cm² non sono le stesse di un trattamento che eroga 0,1w/cm².
La ricerca scientifica si è focalizzata con grande entusiasmo sull’azione antimicrobica della luce blu. Non solo perché sarebbe una tecnologia estremamente economica.
A differenza di altre radiazioni germicide, come i raggi UVC, la luce visibile non induce danni nel DNA e la suscettibilità dei cheratinociti alla luce blu risulta almeno 10 volte inferiore a quella dei batteri. Ma le potenze irradiate necessarie a inattivare i batteri della luce blu sono molto superiori di quelle con cui ci riuscirebbero gli UVC.
Altro fattore non irrilevante sta nel fatto che l’azione antimicrobica o la capacità di inattivare i batteri della luce blu non sembra correlata con i meccanismi che possono produrre resistenza batterica. Insomma una bella alternativa a biocidi ed antibiotici tradizionali.
Ma la foto di come Clio si applica il manipolo sul viso mi fa pensare che pochi conoscano i danni alla retina da luce blu. Evidentemente nelle istruzioni allegate al manipolo non c’era scritto in grande di proteggere accuratamente gli occhi, tenendoli chiusi e coprendoli con occhialini non trasparenti, sul genere di quelli utilizzati nella abbronzatura artificiale o nei trattamenti laser.
Per evitare le retinopatie indotte dalla luce blu è stata calcolato che l’esposizione massima sia ad una radianza di 0,01J/cm² per tempi non superiori a 100 secondi.
Valori molto inferiori di quelli ottenibili anche con piccoli manipoli dotati di led ad alta intensità puntati direttamente nell’occhio.
Altre reazioni avverse, in particolare iperpigmentazioni, sono state segnalate da alcune ricerche, ma solo con fluenze molto alte, normalmente non raggiungibili con un manipolo portatile, o con la presenza di sostanze fotosensibilizzanti.
Concludendo:
  • può non essere efficace e l’eventuale efficacia dipende dalla potenza e dalla lunghezza del tempo di esposizione
  • può costare poco, on-line sono disponibili manipoli a meno di 20€,
  • ha pochissimi rischi di effetti collaterali e reazioni avverse, a parte il rischio di danno alla retina se si fissa il fascio di luce.
  • Il trattamento con luce blu è una proposta interessante per chi ha piccoli problemi di eruzioni acneiche. Senza illudersi che possa dare i risultati delle foto prima e dopo che circolano su internet, il trattamento può essere inserito dopo le routine quotidiane di detersione; meglio se inserito in una terapia combinata decisa da un professionista.
    Rodolfo Baraldini
    Riferimenti bibliografici:fototerapia dell’acne

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