COOP-Esselunga-Lidl cosa c’è dietro le marche cosmetiche della grande distribuzione.
Tra industria di marca ( le varie L’Oreal, Nivea, P&G, Unilever ecc.. d’ora innanzi IDM) e grande distribuzione organizzata (le varie Coop, Conad, Essselunga , Auchan ecc. d’ora innanzi GDO) c’è un rapporto di amore ed odio.
Amore, in quanto sono sostanzialmente partners, soci. Entrambe guadagnano se e quando i prodotti di marca vengono venduti nella GDO.
Odio, in quanto più è alta la quota di guadagno di una delle due parti, minore è quella restante per il “partner”.
Il “clamoroso” provvedimento dell’autorità garante dei mercati, AGCM, contro un pool di aziende cosmetiche di marca, che si sarebbero accordate per “gestire” i rapporti con una grande catena, Esselunga, fa pensare che questo ODI ET AMO vada ben oltre i turbamenti di Catullo.
Quando la sanzione comminata è di oltre 80 milioni di euro, per quanto siano stati poi ridotti sensibilmente, si capisce che non si parla di noccioline
Provvedimento AGCM contro cartello cosmetico
Un altro fattore di probabile “antipatia” tra IDM e GDO sono le marche private, cioè quelle linee cosmetiche che la GDO vende dai propri scaffali, con marchi della GDO stessa, le marche del distributore , visto che ai markettari piacciono gli acronimi: MDD.
A voler essere precisini tra i tanti MDD si dovrebbe poi distinguere i marchi di insegna, MDI, cioè quelli dove compare proprio il nome del punto vendita, COOP, ESSELUNGA, Conad da quelli dove compare una marchio di fantasia proprietà della GDO, come Airone, Viviverde, Cien ecc..
I marchi non di insegna indicano una capacità/volontà di fare marketing, innovazione, segmentazione e posizionamento prodotti, della GDO analoga a quella dell’IDM.
Il consumatore difficilmente percepisce che razza di “guerra” sia in corso per spuntare qualche decimale di margine di contribuzione in più.
I cosmetici con le marche del distributore possono essere preferiti per:
qualità percepita,
convenienza,
sicurezza.
Ma in alcuni casi il marketing della grande distribuzione ha saputo integrare l’offerta con valori extrafunzionali ed emozionali: varietà dell’offerta, valori etico-sociali, immagine, innovazione ecc..
La quota di vendite di prodotti con marchio del distributore nella GDO italiana ( considerando anche l’alimentare ) si aggira attorno al 20%. È in crescita, ma non è alta come quella di altri paesi dove la GDO si è consolidata prima.
La recente recessione e contrazione dei consumi, all’inizio ne ha aumentato la preferenza, ma poi le IDM con sempre più promozioni e marketing hanno saputo difendere la loro quota di mercato.
In certi casi poi le MDD non puntano necessariamente sulla convenienza. I prezzi sono allineati a quelli delle grandi marche e lo standard di qualità impostato è talmente alto da venir percepito anche come superiore a quello delle grandi marche. In paesi dove le marche del distributore operano da più anni e con anche una maggiore quota di mercato, mi viene in mente il caso di Mark&Spencer che viene percepita nell’alimentare come marca top.
Comunque ogni marca fa storia a se , e segue strategie e posizionamenti specifici, in funzione della sua forza , il valore di marca percepito, del numero e distribuzione dei punti vendita ecc. ecc.
Alcune marche della distribuzione, come Coop in Italia, fanno anche una importante attività di promozione del marchio di insegna con spot televisivi e campagne pubblicitarie, altre si sostengono con la semplice presenza sugli scaffali, dove è intuitivo che le marche del distributore non devono pagare il listing fee.
Il meccanismo per cui il prodotto MDD può raggiungere livelli di qualità e convenienza molto competitivi è evidente.
Da una parte, non deve sopportare alcuni costi commerciali, specie di marketing operativo, come le IDM.
Dall’altra, economie di scala e selezione dei produttori permettono di ottimizzare il rapporto qualità prezzo.
Nella cosmesi un prodotto relativamente “piatto”, cioè dove i margini di differenziazione sono limitati, sono i solari.
Avendo una quantità molto limitata di filtri solari utilizzabili, specifiche precise per definire la efficacia, i margini per la creatività del marketing sono ristretti.
Personalmente ho sempre visto come uno dei comportamenti irrazionali del mercato la presenza di tante piccole marche, che vendono a prezzi a volte molto più che doppi, prodotti solari dove per qualità e ricerca hanno potuto investire cifre irrisorie.
La GDO può selezionare produttori ai massimi livelli di competitività sia per capacità produttive, sia per sistemi di qualità interna. Un sistema di specifiche di fornitura, i capitolati, particolarmente rigidi e selettivi e di audit, ispezioni e controlli sull’impianto produttivo, tende a garantire il massimo livello di “conformità”.
L’aneddotica racconta di contratti di fornitura, o di subfornitura, rescissi perché durante una delle ispezioni nello stabilimento l’erba del cortile non era stata tagliata. In sostanza l’impianto produttivo per diventare fornitore della MDD deve rispettare condizioni e specifiche particolarmente rigide.
Soprattutto nell’alimentare, alcuni impianti delle IDM sono diventate anche i subfornitori delle MDD.
Capita spesso di vedere che il biscotto o la pasta venduta con la marca del ipermercato è prodotto in realtà nello stesso stabilimento dove viene prodotto un analogo biscotto o pasta di marca.
Dando una occhiata ai solari MDD, ritengo utile evidenziare chi sono i veri produttori.
Le azienda di subfornitura a marchio proprio nell’alimentare è chiamata co-packer, nelle apparecchiature è chiamata OEM ( original equipment manufacturer ) , nel cosmetico …..? Chiamiamoli terzisti , anche se fornendo il design ,formulativo e non solo, dei prodotti si tratta di un conto terzi evoluto.
Guardando i fornitori “tipici” dei solari Coop, Esselunga, Lidl, si tratta di grandi gruppi industriali, tutti con un fatturato consolidato superiore ai 200 milioni di € che producono non solo cosmetici.
A spanne direi che per dimensioni nel volume d’affari superano il 99,5% delle industrie cosmetiche italiane.
Normalmente la GDO definisce concept e posizionamento dei prodotti e decide da quale terzista farselo produrre.
Il gruppo Dalli, con la divisione Win cosmetic gmbh, fornitore tipico dei solari CIEN/Lidl è un gruppo tedesco che produce anche detersivi. Nato oltre 150 anni fa come produttore di sapone si è specializzato nelle produzioni private label di detersivi, detergenti, cosmetici skin care e solari.
Il gruppo Mibelle, parte di M-Industry cioè la divisione industriale di Migros, la principale vendita al dettaglio in Svizzera, fornitore tipico di Esselunga e altri. Oltre alla produzione di cosmetici e alimentari, ha al suo interno una produzione biochimica, tra l’altro anche di alcuni ingredienti cosmetici. Negli ultimi anni , in particolare , hanno cavalcato la moda dei derivati da cellule staminali vegetali/meristemiche.
Il gruppo Co.ind,abbreviazione di Coop Industria, controllato dai principali retailers cooperativi italiani, le principali Coop di distribuzione e Conad.
Le produzioni in grandi volumi per la GDO competono fortemente con le produzioni delle principali Industrie di Marca.
I 3 solari hanno caratteristiche analoghe, si presentano “per bambini” senza distinguere infanti fino a 3 anni d’età dai bambini con un sistema cutaneo più maturo e formato.
Tutti contengono Vp/Hexadecene Copolymer un filmogeno che fornisce resistenza all’acqua del solare applicato.
Sono applicabili con spray in genere più comodi per applicare il solare a bambini turbolenti e saltellanti, anche se per infanti fino a 3 anni d’età lo spray e alcune scelte formulative non sono particolarmente precauzionarie.
In etichetta dovrebbero comparire le raccomandazioni europee:
Non esporre al sole diretto i bambini di età inferiore a 3 anni-
Proteggere i bambini con maglietta cappellino e occhiali da sole oltra la protezione solare-
Rinnovare frequentemente l’applicazione-
Riapplicare la protezione dopo ogni bagno-
Evitare l’esposizione al sole nelle ore più calde della giornata ( dalle 12 alle 16)-
Applicare la protezione solare 30 minuti prima dell’esposizione al sole-
ma anche la raccomandazione di non utilizzare lo spray verso il viso.
Nota: le stime sui costi industriali sono state fatte sulla base dei dati rilevabili in rete , costo al trading degli ingredienti cosmetici e del packaging ecc.., e non sulla base delle mie conoscenze dirette.
Rodolfo Baraldini
pubblicato 27 giugno 2015
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Amore, in quanto sono sostanzialmente partners, soci. Entrambe guadagnano se e quando i prodotti di marca vengono venduti nella GDO.
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Il “clamoroso” provvedimento dell’autorità garante dei mercati, AGCM, contro un pool di aziende cosmetiche di marca, che si sarebbero accordate per “gestire” i rapporti con una grande catena, Esselunga, fa pensare che questo ODI ET AMO vada ben oltre i turbamenti di Catullo.
Quando la sanzione comminata è di oltre 80 milioni di euro, per quanto siano stati poi ridotti sensibilmente, si capisce che non si parla di noccioline
Provvedimento AGCM contro cartello cosmetico
Un altro fattore di probabile “antipatia” tra IDM e GDO sono le marche private, cioè quelle linee cosmetiche che la GDO vende dai propri scaffali, con marchi della GDO stessa, le marche del distributore , visto che ai markettari piacciono gli acronimi: MDD.
A voler essere precisini tra i tanti MDD si dovrebbe poi distinguere i marchi di insegna, MDI, cioè quelli dove compare proprio il nome del punto vendita, COOP, ESSELUNGA, Conad da quelli dove compare una marchio di fantasia proprietà della GDO, come Airone, Viviverde, Cien ecc..
I marchi non di insegna indicano una capacità/volontà di fare marketing, innovazione, segmentazione e posizionamento prodotti, della GDO analoga a quella dell’IDM.
Il consumatore difficilmente percepisce che razza di “guerra” sia in corso per spuntare qualche decimale di margine di contribuzione in più.
I cosmetici con le marche del distributore possono essere preferiti per:
qualità percepita,
convenienza,
sicurezza.
Ma in alcuni casi il marketing della grande distribuzione ha saputo integrare l’offerta con valori extrafunzionali ed emozionali: varietà dell’offerta, valori etico-sociali, immagine, innovazione ecc..
La quota di vendite di prodotti con marchio del distributore nella GDO italiana ( considerando anche l’alimentare ) si aggira attorno al 20%. È in crescita, ma non è alta come quella di altri paesi dove la GDO si è consolidata prima.
La recente recessione e contrazione dei consumi, all’inizio ne ha aumentato la preferenza, ma poi le IDM con sempre più promozioni e marketing hanno saputo difendere la loro quota di mercato.
In certi casi poi le MDD non puntano necessariamente sulla convenienza. I prezzi sono allineati a quelli delle grandi marche e lo standard di qualità impostato è talmente alto da venir percepito anche come superiore a quello delle grandi marche. In paesi dove le marche del distributore operano da più anni e con anche una maggiore quota di mercato, mi viene in mente il caso di Mark&Spencer che viene percepita nell’alimentare come marca top.
Comunque ogni marca fa storia a se , e segue strategie e posizionamenti specifici, in funzione della sua forza , il valore di marca percepito, del numero e distribuzione dei punti vendita ecc. ecc.
Alcune marche della distribuzione, come Coop in Italia, fanno anche una importante attività di promozione del marchio di insegna con spot televisivi e campagne pubblicitarie, altre si sostengono con la semplice presenza sugli scaffali, dove è intuitivo che le marche del distributore non devono pagare il listing fee.
Il meccanismo per cui il prodotto MDD può raggiungere livelli di qualità e convenienza molto competitivi è evidente.
Da una parte, non deve sopportare alcuni costi commerciali, specie di marketing operativo, come le IDM.
Dall’altra, economie di scala e selezione dei produttori permettono di ottimizzare il rapporto qualità prezzo.
Nella cosmesi un prodotto relativamente “piatto”, cioè dove i margini di differenziazione sono limitati, sono i solari.
Avendo una quantità molto limitata di filtri solari utilizzabili, specifiche precise per definire la efficacia, i margini per la creatività del marketing sono ristretti.
Personalmente ho sempre visto come uno dei comportamenti irrazionali del mercato la presenza di tante piccole marche, che vendono a prezzi a volte molto più che doppi, prodotti solari dove per qualità e ricerca hanno potuto investire cifre irrisorie.
La GDO può selezionare produttori ai massimi livelli di competitività sia per capacità produttive, sia per sistemi di qualità interna. Un sistema di specifiche di fornitura, i capitolati, particolarmente rigidi e selettivi e di audit, ispezioni e controlli sull’impianto produttivo, tende a garantire il massimo livello di “conformità”.
L’aneddotica racconta di contratti di fornitura, o di subfornitura, rescissi perché durante una delle ispezioni nello stabilimento l’erba del cortile non era stata tagliata. In sostanza l’impianto produttivo per diventare fornitore della MDD deve rispettare condizioni e specifiche particolarmente rigide.
Soprattutto nell’alimentare, alcuni impianti delle IDM sono diventate anche i subfornitori delle MDD.
Capita spesso di vedere che il biscotto o la pasta venduta con la marca del ipermercato è prodotto in realtà nello stesso stabilimento dove viene prodotto un analogo biscotto o pasta di marca.
Dando una occhiata ai solari MDD, ritengo utile evidenziare chi sono i veri produttori.
Le azienda di subfornitura a marchio proprio nell’alimentare è chiamata co-packer, nelle apparecchiature è chiamata OEM ( original equipment manufacturer ) , nel cosmetico …..? Chiamiamoli terzisti , anche se fornendo il design ,formulativo e non solo, dei prodotti si tratta di un conto terzi evoluto.
Guardando i fornitori “tipici” dei solari Coop, Esselunga, Lidl, si tratta di grandi gruppi industriali, tutti con un fatturato consolidato superiore ai 200 milioni di € che producono non solo cosmetici.
A spanne direi che per dimensioni nel volume d’affari superano il 99,5% delle industrie cosmetiche italiane.
Normalmente la GDO definisce concept e posizionamento dei prodotti e decide da quale terzista farselo produrre.
Il gruppo Dalli, con la divisione Win cosmetic gmbh, fornitore tipico dei solari CIEN/Lidl è un gruppo tedesco che produce anche detersivi. Nato oltre 150 anni fa come produttore di sapone si è specializzato nelle produzioni private label di detersivi, detergenti, cosmetici skin care e solari.
Il gruppo Mibelle, parte di M-Industry cioè la divisione industriale di Migros, la principale vendita al dettaglio in Svizzera, fornitore tipico di Esselunga e altri. Oltre alla produzione di cosmetici e alimentari, ha al suo interno una produzione biochimica, tra l’altro anche di alcuni ingredienti cosmetici. Negli ultimi anni , in particolare , hanno cavalcato la moda dei derivati da cellule staminali vegetali/meristemiche.
Il gruppo Co.ind,abbreviazione di Coop Industria, controllato dai principali retailers cooperativi italiani, le principali Coop di distribuzione e Conad.
Le produzioni in grandi volumi per la GDO competono fortemente con le produzioni delle principali Industrie di Marca.
I 3 solari hanno caratteristiche analoghe, si presentano “per bambini” senza distinguere infanti fino a 3 anni d’età dai bambini con un sistema cutaneo più maturo e formato.
Tutti contengono Vp/Hexadecene Copolymer un filmogeno che fornisce resistenza all’acqua del solare applicato.
Sono applicabili con spray in genere più comodi per applicare il solare a bambini turbolenti e saltellanti, anche se per infanti fino a 3 anni d’età lo spray e alcune scelte formulative non sono particolarmente precauzionarie.
In etichetta dovrebbero comparire le raccomandazioni europee:
Non esporre al sole diretto i bambini di età inferiore a 3 anni-
Proteggere i bambini con maglietta cappellino e occhiali da sole oltra la protezione solare-
Rinnovare frequentemente l’applicazione-
Riapplicare la protezione dopo ogni bagno-
Evitare l’esposizione al sole nelle ore più calde della giornata ( dalle 12 alle 16)-
Applicare la protezione solare 30 minuti prima dell’esposizione al sole-
ma anche la raccomandazione di non utilizzare lo spray verso il viso.
Nota: le stime sui costi industriali sono state fatte sulla base dei dati rilevabili in rete , costo al trading degli ingredienti cosmetici e del packaging ecc.., e non sulla base delle mie conoscenze dirette.
Rodolfo Baraldini
pubblicato 27 giugno 2015
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