E-rumours: Red Kamala e le norme che regolano le erbe tintorie.
Mi sarebbe piaciuto veder crescere il sito nononsensecosmethic con una impostazione collaborativa, modello Wikipedia. Quando trovo on-line qualche articolo ben fatto ed interessante, preferisco riportarlo integralmente, piuttosto che semplicemente citarlo o linkarlo. |
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Questa pianta ha cominciato a diventare popolare qualche anno fa tra le appassionate di tinture a base di erbe per capelli e altri prodotti definiti di cosmesi “naturale”. Prima disponibile solo in Francia, poi anche in Italia, la Red Kamala viene venduta principalmente come “prodotto 100% naturale” per tingere i capelli. I venditori, purtroppo, tendono a rendere la parola “naturale” sinonimo della parola “innocuo”. Ciò non è affatto vero. Naturale non è sinonimo di innocuo! Inoltre, le sostanze estratte potrebbero comunque dare reazioni allergiche in soggetti predisposti. Infatti, anche per la polvere di Red Kamala sono stati riportati in letteratura alcuni casi di rinite e asma allergica. La propaganda del prodotto “naturale” è sfruttata abilmente dai rivenditori come strategia di marketing, perché evoca nel consumatore l’idea del prodotto “sicuro”, in armonia con l’ambiente, e va a fare leva su quella fascia della popolazione che ha “paura della chimica”. Certe piante sembrano essere in grado di curare tutti i mali, a giudicare da come vengono pubblicizzate; purtroppo, sebbene non sempre queste affermazioni corrispondano al vero, verificare le varie affermazioni non è semplice, poiché per questi prodotti non viene fornita una scheda dettagliata riguardante i componenti e i rischi associati. Spetta al consumatore cercare informazioni attendibili al riguardo, dunque servono tempo e pazienza. Molti consumatori preferiscono fidarsi ciecamente dei venditori, che fanno leva anche sul possesso di certificazioni per attestare la sicurezza dei loro prodotti, in particolare circa l’assenza di contaminazioni. Infine, spesso mancano indicazioni sul loro corretto impiego, per esempio con che frequenza e in che dosi si possono utilizzare. Sono pochi, infatti, i rivenditori veramente trasparenti che pubblicano, per esempio, i risultati di analisi in grado di stabilire la tollerabilità cutanea (Patch Test), le caratteristiche fisico-chimiche e microbiologiche dei singoli elementi e dei prodotti nel loro insieme e il loro grado di conservazione nel tempo (Challenge Test, In Use Test). Fare analisi delle materie prime, però è abbastanza costoso dato che andrebbero fatte a campione e su ogni spedizione per avere davvero delle certezze, per cui esistono rivenditori che preferiscono adottare un approccio diverso e decidono, invece, di seguire tutta la filiera produttiva, verificando con visite in loco sia le coltivazioni che le procedure di essiccazione e macinazione delle erbe tintorie. Ma la maggior parte dei venditori, purtroppo, si basa sulle certificazioni ricevute dai produttori stessi, senza effettuare verifiche aggiuntive. Complice di questo è anche il fatto che molte di queste sostanze vengono prodotte in zone esotiche del pianeta dove le regole di buona produzione e i controlli da parte delle istituzioni possono essere anche piuttosto carenti. In passato ci sono stati casi, riportati dal sistema di allerta europeo, in cui è stato riscontrato un livello di contaminazione batterica elevato in alcune miscele di erbe tintorie, cosa che ha portato al loro immediato ritiro dal mercato. Il punto cruciale, però, non è quello di volere un prodotto ultrapuro, la presenza di contaminanti è parte integrante del concetto di prodotto “naturale”, in quanto essi possono derivare dai processi di coltivazione della pianta e di produzione del derivato vegetale. In un laboratorio, invece, il controllo dei processi di sintesi permette di produrre ingredienti con un livello di purezza estremamente elevato. Ora, sebbene non possano esistere prodotti senza impurezze, la cosa importante è che esse non pongano eventuali rischi per la salute e che il consumatore sia consapevole di ciò che sta acquistando. Infine, va considerato che è pratica diffusa tra i produttori adulterare e sostituire le polveri a base di piante, data la crescente richiesta di questi prodotti: per esempio, quella di Red Kamala è spesso adulterata con ossido di ferro, sabbia ferruginosa, e polveri di altre piante, per esempio l’annatto (Bixa orellana). Quando vidi pubblicizzata per la prima volta la polvere di Red Kamala rimasi molto stupita dal suo aspetto, soprattutto perché le varie blogger, paladine della cosmesi “naturale”, raccontavano di un incredibile potere tintorio. Potete vedere un esempio qui, il colore è così fucsia che ti tinge la retina solo a guardarlo! Ma un colore così intenso può essere derivato semplicemente dalla parte di una pianta? Recentemente i rivenditori si sono decisi a fornire una risposta a questa domanda e non avrei mai immaginato che mi sarei trovata in un labirinto di informazioni poco coerenti…
Nel post di Zenstore.it, il nome del laboratorio compare in chiaro ed è visibile la firma del responsabile che certifica le analisi, che però sono descritte solo come (sigh) “metodiche ufficiali”; successivamente, Zenstore.it spiega che il laboratorio di analisi da loro contattato ha usato per la determinazione dei coloranti la cromatografia liquida ad alte prestazioni (HPLC) e per il resto dei parametri la gascromatografia di massa (GC-MS). L’uso di queste strumentazioni rassicura le utenti sull’adeguatezza delle analisi, ma i risultati sono profondamente diversi da quelli del laboratorio contattato dall’azienda sarda. Il dubbio si diffonde tra gli utenti perché i due laboratori hanno utilizzato strumentazioni nettamente diverse e difficilmente comparabili. Le due aziende, e le due tifoserie sui social, continuano a schernirsi, ma quello che emerge sempre più chiaramente è che la composizione della polvere fucsia non sia quella dichiarata dal fornitore indiano. Zenstore.it continua a vendere la Red Kamala fucsia, considerato il risultato delle analisi e la presenza di elementi “innocui”. Il prodotto è, infatti, ancora acquistabile sul loro sito, con una nuova etichetta applicata sulla confezione, che riporta la composizione determinata dal laboratorio di analisi ma continua a essere pubblicizzato come prodotto “100% naturale”**. Inoltre, l’azienda sarda, pur invocando per prima trasparenza, finora non ha pubblicato nessun tipo di analisi sulla propria Red Kamala rossiccia, annunciando però di voler avviare una collaborazione con un’università sarda per analizzare e certificare tutti i propri prodotti. Restano, però, in questa vicenda tutta una serie di domande a cui è doveroso dare una risposta: si può stabilire chi abbia ragione in realtà? Cosa c’è davvero nella polvere di Red Kamala sotto inchiesta? È corretto poi continuare a venderla? Si tratta veramente di un prodotto con elementi “innocui”? 6ppm di colorante azoico sono davvero “ininfluenti”? Nella prossima puntata i nostri chimici commenteranno i risultati delle analisi… Note: *In Europa, i coloranti permessi nei cosmetici sono elencati nell’allegato IV del regolamento 1223/2009, che stabilisce anche le condizioni di utilizzo, ossia la concentrazione massima ammessa nel prodotto finale, i requisiti relativi alla purezza della sostanza colorante stessa e in quali prodotti può essere inserita, per esempio se può venire o no a contatto con le mucose. ** La questione sull’utilizzo appropriato del termine “naturale” è controversa e da molto dibattuta. Bibliografia: http://www.lincei.it/pubblicazioni/rendicontiFMN/rol/pdf/S5V2T1A1893P571_576.pdf http://www.torrinomedica.it/parafarmaci/sostanze/kamala.asp Anderson, Thomas (1855). “On the Colouring matter of the Rottlera tinctoria”. The Edinburgh New Philosophical Journal. 1: 296–301 https://ec.europa.eu/consumers/consumers_safety/safety_products/rapex/alerts/?event=main.weeklyReport.Print&web_report_id=880&Category=Cosmetics http://www.uniroma2.it/didattica/MA2/deposito/spettroscopia_infrarossa.pdf http://www.chimica.unipd.it/andrea.tapparo/pubblica/Lez_REACH_3.pdf http://www.mpstrumenti.eu/wp-content/uploads/2016/02/spillato_terzi_ridpdf.pdf Industrial Dyes: Chemistry, Properties, Applications, a cura di Klaus Hunger, Wiley, 2003, ISBN: 978-3-527-30426-4 https://ilblogdellasci.wordpress.com/tag/coloranti-azoici/ |
Alcune considerazioni personali(Rodolfo Baraldini) | ↑ |
L’estratto di Kamala utilizzato in India per la tintura di lana e seta ( non ho trovato paper scientifici dove si parli di un utilizzo come tintura per capelli ) deriverebbe dalla pelosità glandulare , dei piccoli granuli, che riveste i frutti; non dai semi. Questi granuli, hanno proprio l’aspetto di una polvere rossa, che viene facilmente rimossa dal frutto sfregandolo. È questa polvere che contiene rottlerina (con un rosso più salmone che ciliegia presente anche al 11%) e suoi derivati ( calconi ), anche loro “tossine” anti vermi intestinali. Un pigmento rosso può anche essere estratto dalla radice, ma non ho trovato sufficienti informazioni in merito. Insomma, concludendo: mica è chiaro che cosa si stanno applicando sui capelli le amanti delle erbe tintorie che hanno comprato il cosiddetto RED KAMALA.
Rodolfo Baraldini
Riferimenti:
Mallotus philippinensis Muell. Arg (Euphorbiaceae): Ethnopharmacology and Phytochemistry Review
Brevetto per estrarre un pigmento più idrosolubile dalla Mallotus
Norme indiane sui coloranti cosmetici: Classification of Cosmetics Raw Materials and Adjuncts, Part 1: Dyes, Colours and Pigments
A Review on Endangered plant of Mallotus philippensis (Lam. )M.Arg. Klinger JT et al. 2007.
Rottlerin causes pulmonary edema in vivo: a possible role for PKCdelta. J. Appl. Physiol. 103(6), 2084-2094
Thakur S.C.et al. 2005. An etheral extract of Kamala (Mallotus phillipinensis (Moll. Arg.)Lam.) induce adverse effects on reproductive parameters of female rats. Reprod Tox 20, 149-156.
Kamala (Mallotus philippinensis) fruit is ineffective as an anthelminthic against gastrointestinal nematodes in goats indigenous to Balochistan, Pakistan
PROCESS OPTIMIZATION FOR EXTRACTION OF NATURAL DYE FROM M. PHILIPPINENSIS FRUITS AND ITS APPLICATION ON DIFFERENT FABRICS
Riferimenti bibliografici: colorazione capelli
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La Colorazione dei capelli Impurità Cosmetiche
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ALLARME HENNA E COLORANTI ETNICI: Quanto sono sicuri ?
Questo post, molto ben fatto e di cui vi ringrazio, è stato pubblicato su passione hennè e la persona che l'ha pubblicato ha subito minacce di banning per reato di "allarmismo". Purtroppo i criteri con cui ragionano i più sono "lo uso da una settimana e non mi ha fatto male, quindi è buono" oppure "c'è poco (poco?) colorante azoico, quindi va bene" "è naturale, quindi va bene". Tra i vari henné che circolano ce ne sono alcuni molto (troppo) tintori che varrebbe la pena di analizzare, ma non lo fa nessuno.
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