giovedì 11 giugno 2015

La Surprise Chain Cosmetica

La Surprise Chain Cosmetica

La Surprise Chain Cosmetica

Nella mia esperienza professionale, sono passato dalla direzione di aziende elettroniche/chimiche, di engineering fino a quelle cosmetiche, ho scoperto che la supply chain, cioè la catena di fornitura , la filiera di approvvigionamento è spesso anche la surprise chain.
Il trasferimento tecnologico, il know-how  di un mercato con un qualche contenuto tecnologico è fortemente condizionato dal know-how dei fornitori all’inizio della filiera.
Quindi escludendo i grandi gruppi industriali portati verso la integrazione verticale ed i rari casi in cui il know-how viene trasferito dal compratore al venditore, spesso il fornitore di materie prime è il principale responsabile della comunicazione a supporto degli ingredienti emozionali che il consumatore trova nel cosmetico.
Le ricerche , le misure e test sulla efficacia, funzionalità e sicurezza sono per lo più commissionati dai fornitori di ingredienti cosmetici e capita spesso che le aziende cosmetiche considerino i test sugli ingredienti come gli unici  a sostegno della efficacia del cosmetico.
Quando la pubblicità del cosmetico è limitata semplicemente al vantare la presenza in etichetta di un qualche ingrediente emozionale non è altro che l’appendice della pubblicità con cui sono state promosse e vendute al produttore del cosmetico le materie prime.
Spesso nella pubblicità di questi cosmetici si scopre l’effetto del copia-incolla presinaptico dove la comunicazione di un grande gruppo della chimica fornitore dell’ingredienti viene trasferita pari pari nella pubblicità del cosmetico finito, senza neppure un qualche adattamento alle tecniche di persuasione per il  consumatore finale, ma accade anche che il venditore del cosmetico si inventi di sana pianta claim sull’efficacia dell’ingrediente che non hanno alcun supporto.
Il tutto alla faccia delle linee guida sulla pubblicità del cosmetico che chiaramente ricordano come l’efficacia di un ingrediente non comporta l’efficacia del cosmetico finito.
E’ cosi che sono nate alcune mode per ingredienti emozionali  di cui tra le più ridicole ricorderei quella dei cosmetici con effetto ultrasuoni, quella dei cosmetici con cellule staminali vive e quella dei cosmetici con il veleno di vipera .
Parlando di Faciloneria Nel Cosmetico Fai da te facevo notare che il mercato delle materie prime cosmetiche, … rappresenta un enorme problema di affidabilità anche per le aziende cosmetiche ben organizzate e strutturate.
Maggiori controlli e una più attenta legislazione europea hanno notevolmente migliorato la situazione, ma per anni nel mercato delle materie prime cosmetiche ha regnato un preoccupante pressapochismo. Anni fa quando chiedevo una analisi di alcune materie prime potevo scoprire le cose più incredibili, oli essenziali diluiti e taroccati, olio di jojoba con un 80% di trigliceridi ( nel capitolato di fornitura era accettabile un max del 2% ) , materie prime conservate con thiazolinoni o formaldeide o benzoati non dichiarati, conservanti certificati eco-bio con dentro la Polyaminopropyl Biguanide , acido lipoico o linseed acid facilmente solubili in acqua, ecc. ecc.
Senza parlare poi delle impurità.  Questa problematica ovviamente dipende dalla affidabilità del fornitore, ma per quanto mi riguarda, anche lavorando solo con pochi fornitori di cui si è verificata l’affidabilità, capitolati di fornitura e audit sono indispensabili. Nonostante questo, una azienda cosmetica ben strutturata dovrebbe avere procedure di analisi e verifica delle materie prime in accettazione , cosa che nella maggioranza delle piccole aziende cosmetiche italiane non è possibile .
(visto che il blog è frequentato da un certo numero di professionisti della cosmesi, chi vuole aggiungere qualche esperienza di “inefficienza tecnica” nella fornitura di materie prime cosmetiche può farlo, basta non riportare il nome del fornitore)
Quindi prima di parlare del canale di fornitura delle materie prime per cosmetici autoprodotti, argomento che sembra interessare a tanti, penso sia giusto attirare l’attenzione su limiti ed inefficienze della filiera anche a livello di grandi produttori.

Rodolfo Baraldini
pubblicato 30 marzo 2014

 
                                             

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