mercoledì 1 luglio 2015

La Vergognosa Bufala degli ingredienti comedogenici

La Vergognosa Bufala degli ingredienti comedogenici.

La Vergognosa Bufala degli ingredienti comedogenici.

Uno degli argomenti più sfruttati per apprezzare e deprezzare un cosmetico viso è la assenza-presenza di ingredienti COMEDOGENICI. Quelli che tutti conosciamo come PUNTI NERI sono chiamati “comedoni aperti”. In latino comedo significava mangiare-divorare, quindi sarebbero dei grossi mangioni. Pare che comedoni, cioè “mangioni” fossero chiamati i vermi che infestavano carne putrefatta e formaggio e probabilmente l’aspetto vermiforme dei punti neri quando vengono espulsi giustifica questo nome singolare.
Tutta questa storia degli ingredienti cosmetici COMEDOGENICI è attraversata da favole, idee singolari, confuse e pseudoscientifiche. Le ricerche sull’argomento di studiosi, anche molto prestigiosi, sono spesso inconcludenti e contraddittorie.
Perchè non si formano i punti neri tra i capelli ?
Pensiero ZEN 15di101

Le  possibili risposte a questa domanda aiutano a capire i meccanismi di formazione dei comedoni.
  • perché capelli e peli terminali muovendosi si comportano come scovolini e sturano i dotti pilosebacei
  • perché la composizione del sebo in presenza di peli terminali è leggermente diversa
  • perché i peli innalzano la temperatura superficiale ad un livello in cui il sebo è più fluido
  • perché sotto ai capelli arrivano meno raggi UV
Ci sono ovviamente altri possibili meccanismi d’azione diretta ed indiretta, ad esempio quelli correlati con la diversa idratazione dell’epidermide, ma è meglio non complicare la faccenda.
Il punto nero si forma quando il sebo, mescolato ai residui di esfoliazione e dissoluzione dello strato corneo non riesce più a scorrere e diffondersi fuori dal poro. Già così per varie ragioni, senza alcun apporto esterno di sporcizia o cosmesi si potrebbe formare un punto nero. Quindi sporco e cosmetico possono tuttalpiù agevolare, essere quindi cofattori, per la formazione del comedone.
I dotti pilosebacei sono delle piccole sacche o bottigliette schiacciabili piene di sebo.
Chi ha esperienza di cucina e decorazione torte può pensare ad una tasca da pasticciere o “sac a poche”.Senza una laurea in ingegneria idraulica e senza scomodare Bernoulli, chiunque comprende che fattori determinanti per svuotarli sono:
  1. la viscosità del sebo,
  2. il diametro del foro di uscita o più correttamente la luce, cioè lo spazio” libero” tra le pareti del tubo attraverso cui dovrebbe scorrere il fluido. 
  3. la pressione esercitata sulle pareti della sacca per spremerne fuori il contenuto.

Viscosità del sebo

Immaginiamo che la crema pasticciera che deve uscire dalla tasca di pasticciere sia densissima. Se il foro è piccolo la crema non esce e proprio all’imboccatura diventa nel tempo più solida ( evapora l’acqua ) formando un tappo .
Il sebo di suo ha una viscosità variabile dovuta alla sua composizione variabile. E’ una miscela semifluida di sostanze di cui la maggioranza è fluida alla temperatura interna del corpo umano ma di cui molte cominciano a solidificare alla temperatura che abbiamo sulla superficie della pelle 30-32°C.


Proporzioni Relative: acidi grassi da acylceramide nei comedoni confrontati con quelli dalla superficie della pelle. Abbreviazione: SC, strato corneo.
Il C16:0 è l’acido palmitico che ha una temperatura di fusione attorno ai +62°C, il C18:2 e acido linoleico ed ha una temperatura di fusione attorno ai -5°C.
Questo significa che le componenti più caratteristiche dei lipidi epidermici sono normalmente fluide a 30°C mentre quelle del comedone sono normalmente solide.
Un sebo con una maggiore presenza di acido linoleico scorre di più ed ha meno probabilità di produrre comedoni.
Questo vale ovviamente anche tutti gli altri lipidi del sebo con punto di fusione molto inferiore alla temperatura della pelle ( circa 30°C ) e vale anche per eventuali emollienti cosmetici che dall’esterno potrebbero insinuarsi nel dotto pilosebaceo. Molto difficilmente un cosmetico può partecipare alla formazione di un comedone solo perché contiene al suo interno della paraffina liquida che potrebbe continuare a scorrere, pourpoint, anche a temperature artiche: -15°C.
Più è fluido il sebo o i lipidi ed emollienti all’interno del dotto pilosebaceo, meno è probabile che si formino comedoni.

Luce e Diametro del foro

Ovviamente più è largo il passaggio di uscita, il poro o l’infundibolo, più sebo può uscire e diffondersi.
Ma tornando alla nostra tasca per pasticciere : che succede se il foro di uscita è piccolo ed alla crema sono mescolate delle nocciole ?
Una nocciola si incastra e forma un tappo.
Nel caso dei comedoni la nocciola che incaglia il flusso di uscita del sebo può essere un agglomerato di tessuti cornificati, frutto dello sfaldamento dello strato corneo lungo le pareti del dotto pilo-sebaceo.
Qui ritroviamo la diversa composizione dei lipidi epidermici rispetto al sebo nativo.
Le componenti cerose , i ceramidi, gli esteri del colesterolo che si possono formare ed accumulare sono tutti solidi alla temperatura della pelle.
Quindi tutti i processi fisiologici che posso aumentare la quantità di questi lipidi solidi all’interno del dotto pilosebaceo alzano la probabilità che si formi un comedone.
Anche le polveri, lo sporco o i pigmenti del make-up possono insinuarsi nel dotto pilosebaceo e contribuire alla formazione del comedone. Per questo è fondamentale una buona routine di pulizia.
Le dimensioni delle polveri o dello sporco sono molto inferiori del diametro del poro, se fossero maggiori neppure entrerebbero.
Come fosse un centro di nucleazione, attorno alla particella solida si aggregano lipidi solidi che progressivamente aumentano la loro massa fino a costituire un vero tappo. Il microcomedone, cioè il piccolo nucleo solido, quasi invisibile, da cui parte questa aggregazione può essere anche non formato da particelle o particolati che provengono dall’esterno. Ad esempio una eccessiva proliferazione delle pareti del dotto produce una quantità maggiore di “cellule morte” e sostanze cerose o solide che il sebo fluido non è in grado di “drenare” . In questi termini il disequilibrio tra componenti fluide e componenti solide è fondamentale per la formazione del comedone.
Questa problematica legata all’inspessimento e dissoluzione delle pareti del dotto è in sintonia con una maggiore probabilità di formazione del comedone sovraesponendosi ai raggi UV . Anche le reazioni irritative localizzate nell’area del dotto pilosebaceo possano più facilmente essere associate alla formazione di comedoni inducendo una keratinizzazione del follicolo.
Portando agli estremi il fenomeno abbiamo la differenziazione keratinocitica dei sebociti indotta dagli idrocarburi aromatici polyalogenati ( cloracne da diossina ).
Anche una occlusione meccanica esterna molto prolungata ( cioè di più settimane ) può agevolare la formazione del comedone quando coincide con un sebo più viscoso o solido.

La pressione esercitata sulle pareti della sacca per spremerne fuori il contenuto.

Prendendo sempre ad esempio la “tasca da pasticciere” per decorare i dolci, se non la spremi non esce nulla, a meno che il contenuto non sia estremamente fluido.
Cosi nei dotti pilosebacei, con la loro funzione di reservoir, non ci sono pompe, motori o cose simili che spingono fuori il sebo. Al massimo abbiamo una microscopica pressione dovuta alla dissoluzione dei sebociti nel profondo del dotto sebaceo.
Il movimento, la contrazione delle pareti del dotto è l’unica energia dinamica che riesce effettivamente a spingere fuori il sebo.
Questo è in sintonia con il fatto che i comedoni si formano più probabilmente in aree meno soggette a sfregamento durante la detersione ( tipiche le pieghe del naso o delle orecchie ) e si formino meno facilmente dove è presente un pelo terminale con il suo muscolo erettore posizionato proprio dove una sua contrazione agisce anche come spremitura della sacca sebacea.

Queste premesse rendono una idea della inconsistenza ed inaffidabilità dei test ”scientifici” eseguiti sulle orecchie dei conigli.
  1. il sebo dei conigli ha una composizione diversa rispetto a quello umano.
  2. pori, keratinizzazione follicolare, risposta irritativa dei conigli albini  sono sostanzialmente diversi da quelli umani.
Alcune ricerche  hanno dopo molti anni verificato la correlazione che c’era tra i test sulle orecchie dei conigli e quelli su volontari umani, verificando come molti ingredienti classificati come comedogenici non lo fossero affatto.
A questi fattori di incertezza si aggiungono fondamentali carenze nel razionale scientifico oltre che nelle procedure con cui furono eseguiti questi test.

Lo stesso concetto di comegenicità è controverso. Nasce dagli studi di Kligman e dall’evidenza della cloracne, dove l’esposizione ad una specifica sostanza, la diossina ( in realtà si tratta di un gruppo di sostanze affini alla diossina ) scatena una reazione dermatologica con segni dell’acne e comedoni .
Negli anni ’80, influenzati da Kligman, sono state eseguiti a migliaia inutili ed assurdi test su conigli per specificare una potenziale comedogenicità di uno specifico ingrediente cosmetico.
La considero una delle pagine più vergognose della cosmetologia.
Da questi test, che con il metodo Kligman-Kwong comportavano anche il sacrificio dell’animale , sono nate le liste di ingredienti comedogenici che circolano ancora ora su internet.
Alcune di queste liste che rimbalzano su internet sono palesemente rielaborate “pro-domo-sua” .
Il solito sistema del punteggio o dei semaforini viene utilizzato per avvallare a proprio vantaggio alcuni ingredienti anziché altri ( le taroccature più improbabili sono quelle dove nella stessa lista compare un olio vegetale gravemente comedogenico che diventa non comedogenico se spremuto a freddo ).
Le principali liste di ingredienti buoni e cattivi pubblicate da ricercatori sono quelle derivate dai lavori di Morris Use of the rabbit ear model in evaluating the comedogenic potential, Fulton (Comedogenicity and irritacy of commonly used ingredients) e Durupt.
Una importante revisione è stata poi realizzata da Lanzet che ha raccolto e tentato di organizzare i dati di varie ricerche.

Comedogenic Effects of Cosmetic Raw Materials By Florence Barrett-Hill : tratto dal lavoro di Lanzet

tratto da: http://www.beautymagonline.com/beauty-articles-4/1084-comedogenic-effects-of-cosmetic-3
I am writing this article to clarify some of the misconceptions re the word comedogenic. Since the word comedogenic has become a bit of a buzzword in our industry, many therapists prick their ears up when the word is mentioned. Its seems like its a dirty word in the beauty industry, and everyone likes to hear of something detrimental about someone elses skincare line. Comedogenic does not mean the product is no good, nor does it mean that its unusable.
What it does mean, is that the product is unsuitable for an oily, active or acneic skin. The therapist has a professional responsibility to ensure her skin analysis is correct. If this is done properly and she has an understanding of the importance in linking cosmetic formulations to skin conditions. No mistakes will be made.
What the therapist can not have any control over is what the client buys in the domestic retail market. Foundations, blushers, concealers, lipsticks and lip pencils are very often comedogenic. These types of cosmetics are applied on a daily basis and left on the skin for up to 8 hours at a time. If they contain comedogenic substances and they are applied to an active, oily or acneic skin, comedones will often be the result.
The modern day skin treatment therapist should be aware of all cosmetic formulation side effects, it there are any. The realization that certain products, including cosmetics where responsible for causing acne-like effects became apparent during and after the Second World War, when it was found that people working with polychlorinated hydrocarbons developed comedones similar to those found in acne.
In 1956, Scientists developed a testing procedure using rabbits ears to study the effects of these chlorinated compounds. Further testing in 1968 showed that human sebum applied to the external ear of the rabbit resulted in comedones. This discovery led to the implication in 1972 that the rabbit ear was a useful model for testing cosmetics and raw materials for comedogenic activity. This induced acne-like condition became known as “acne cosmetica”, and became the benchmark of significant exploration of this test procedure by several of the larger cosmetic companies at the time. As research continued, studies proved that persistent eruption of acne-like comedones occurred in over 30% of adult women. This was attributed to certain base materials present in the cosmetics, such as isopropyl myristate. Half of the facial cosmetic products tested at the time, were found to be at least mildly comedogenic in the “rabbit ear test”.
The “rabbit ear test” produced a measurable scale of comedogenicity, ranging from 1 to 5. In this manual the same five point grading scale will be used to demonstrate the comedogenic effects of various cosmetic raw ingredients commonly used today.
The Scale Grades 1 to 2 are considered non-to mildly comedogenic and grades 3 to 5 are considered significantly comedogenic. The ingredient score is displayed as a score out of 3 or 4. Example: 1/3, 2/3, 3/3, 3/4etc. When the score shown is 3/3, or 4/4, this means that the test ingredient produced a maximum score against the reference maximum. Variations on concentrations affected the results of the tests, but certain strongly comedogenic materials remained severely irritating even when diluted to 5 and 10 %.
What it means Products with high concentrations of any of the substances with a rating of 1/3 or more should be avoided with acne prone skins. Concentrations of substances with a rating of 2/3 – 3/4 should be avoided on any other than severely lipid dry skins, as they are severely comedogenic. It is not uncommon for the composition of products to change although the brand name remains the same. Therapists must be ever vigilant. The substances in the following tables are commonly found in cosmetic products manufactured worldwide. They have been grouped together in chemical types for ease of comparison. It is not uncommon for several of these substances to be found in the one product.
The Comedogenicity test results used in this article were sourced from a scientific paper written by Monroe Lanzet, a cosmetic chemist from Lanzet Associates of California, USA. They are the correlation of data from several independent cosmetic manufacturers in the US.
Table 1: Isopropyl Esters Isopropyl esters are widely used in cosmetics to produce a light, non-greasy, emollient that feels good on the skin. They are manufactured from various compounds including edible fats, oils and lanolin derivatives. They are normally quite comedogenic when undiluted, but when used in concentrations of 5%, are safely used as part of an otherwise non-comedogenic oil phase with no comedogenic effects.
ChemicalRating/score
Isopropyl linoleate3/3
Isopropyl myristate3/3
Isopropyl palmitate2/3
Isopropyl lanolate3/3
Isopropyl isostearate3/3
Di isopropyl adipate0/3
Non-comedogenic ingredients None of the silicones commonly used as a base in ointments and skin protectants tested as comedogenic. (see table 2) Table 2: Silicones
ChemicalRating/score
Dimethicone0/4
Dimethicone copolyol0/4
Silicone wax, 10% in dimethicone0/4
Stearoxy dimethicone, 10% in dimethicone0/4
Cyclomethicone0/4
Table 3: Surfactants & pigments The emulsifier and surfactant sodium lauryl sulphate, although non-comedogenic, shows conflicting results possibly from it’s high degree of irritancy. It appears comedogenic, but it’s true irritation effect manifests as excessive keratosis, hypokeratosis or ulceration. It may also cause skin drying because of it’s degreasing ability, and is found most commonly in emollient creams, cream depilatories, shampoos and hand lotions. The common water-soluble cosmetic pigments shown on table 3 also tested non-comedogenic.
ChemicalRating/score
Sodium lauryl sulphate, 5% in water3/4
Sodium lauryl sulphate 1% in water2/3
Iron oxides, 25% in propylene glycol0/4
Titanium dioxide, 25% in propylene glycol0/4
Table 4: HydrocarbonsBecause of the properties of hydrocarbons, they are used in the cosmetic industry quite extensively as lubricants in lipsticks and in creams, as it helps make them smoother and shiny. The oily film of hydrocarbon based ingredient helps to prevent evaporation of moisture, in addition to helping soften and smooth the skin in the same way as any other emollients. They are often used in preference to other ingredients because they are less expensive.
ChemicalRating /score
Petroleum Distillate1/3
Polyethylene, 50% in mineral oil0/3
Polybutene0/3
Petrolatum1/3
Mineral Oil, light1/3
Isoparaffin c8-90/3
Isoparaffin C9-111-2/3
Isoparaffin C11-130/3
Isoparaffin C13-162/3
Squalene1/3
The level of refinement of the base ingredient would dictate the level of contamination, and the quantity used in the cosmetic would be an aggravating factor in the comedogenicity of the final product. Mineral oil and petrolatum are shown to be mildly comedogenic, as are most high refinement petroleum products. However, some others are more comedogenic, this may be due to contamination. Both mineral oil and petrolatum are shown comedogenic because of their occlusive properties when used on incorrect skin conditions.
Table 5: Oleic/ Oleyl & alcohol Both oleic acids and oleyl alcohol are extremely comedogenic. They are used in preference to full weight vegetable oils because of their superior skin penetrating properties. They are derived from either animal, fish or vegetable oil sources and are used in cold creams, nail polish, toilet soaps and liquid make-ups.
ChemicalRating /score
Oleic acid3/3
Oleyl alcohol, 50% in propylene glycol3/3
Oleyl alcohol, 10% in propylene glycol2-3/3
Decyl oleate2/3
Isodecyl oleate1/3
Oleth-2, 2% in propylene glycol1/4
The data above also shows that dilution of oleyl alcohol within a non-comedogenic carrier substance such as propylene glycol will not significantly reduce the comedogenic effect. The severity of comedogenic reactions from oleic acid may be moderated in some formulations by glycerin, a non-comedogenic substance commonly used as a solvent, humectant or emollient. As shown below, certain saturated acids and alcohol used as cosmetic lubricants and emollients have comedogenic potential.
Table 6: Sorbitan / Methyl GlucoseSorbitans are generally found as emulsifiers and stabilisers in creams and lotions, and are insoluble in water. Sorbitan oleate is less comedogenic than oleic acid and sorbitan sesquioleate is non-comedogenic. Oleic acids, when combined with sorbitan, reduce potential comedogenic effects. Similarly, Methyl glucose sesquistearate when combined with sorbitan, decyl or isodecyl, reduces comedogenic effects, but when used in combination with isopropyl alcohol or propylene glycol, may enhance comedogenicity.
ChemicalRating /score
Sorbitan laurate0/3
Sorbitan oleate2/3
Sorbitan sesquioleate0/3
Polysorbate-600/3
Polysorbate-800/3
Methylgluceth sesquistearate0/3
Methylgluco sesesquistearate 10% in propylene glycol
1/3
Table 7: Effects of physical dilution The real severity of comedogenic response is best demonstrated by dilution. In table 7 octyl palmitate, a typical ingredient in sunscreens, scores 3/3, as does oleyl alcohol (see table 5). The comedogenecy of octyl palmitate is reduced to 1/3 at 50% dilution, and 0/3 at 5%. Oleyl alcohol when similarly diluted remains 3/3 at 50% and is still 2/3 at 10%. Conclusions from this comparison indicate that oleyl alcohol is a far more comedogenic substance than octyl palmitate. People with acne prone skin conditions should therefore avoid products containing oleyl alcohol. They may however, tolerate small to moderate concentrations of octyl palmitate without adverse effects. The emollient Isopropyl myristate, which scores 3/3 (see table 1) shows similar dilution characteristics as oleyl alcohol.
ChemicalRating /score
Octyl Palmitate, 100% 1/3
Octyl palmitate, 50% 1/3
Octyl palmitate, 5% 0/3

Table 8: Lactates Myristyl lactate is a relatively severe comedogenic ingredient used commonly in moisturisers and sunscreens. Its dilution to 50% in a propylene glycol base will not reduce its comedogenic score. However, when combined with cetyl alcohol, the severity of any reaction is significantly reduced.
ChemicalRating /score
Myristyl lactate 100%2-3/3, 3/4
Myristyl lactate, 50% in propylene glycol2-3/3
Myristyl lactate, 50% in cetyl alcohol0-1/4
Table 9: Effects of Un-saturation on Comedogenicity A relatively large number of vegetable oils used as emollients in moisturisers, soaps, cleansers and sunscreens, were found to show comedogenic effects ranging from 0/3 to 3/3. This is an alarming and embarrassing discovery for the Beauty Therapy industry, as many of these vegetable oils have been used as carriers in aromatherapy and massage oils for many years. With this in mind, it is now obvious why beauty therapy students often complain that their skins were just fine until they started their training. Saturated triglycerides are generally far less comedogenic than unsaturated oils (avocado oil is an exception), and sunflower seed oil is far less comedogenic that sweet almond or grape seed oil.
ChemicalRating /score
Capric/caprylic triglyceride2/4
Hydrogenated vegetable oil1/3
Coconut oil2/3
Hydrogenated lard glyceride0/3
Avocado oil0/3
Castor oil0/3
Peanut oil1/3
Hybrid safflower oil1-2/3
Peach kernel oil2-3/3
Sweet almond oil3/3
Grape seed oil2-3/3
Sunflower seed oil1/3
Table 10: Glycols and Glycol Esters Glycols are water-soluble substances commonly used in cosmetics as humectants. Table 10 shows the moderating effect of the noncomedogenic substances glycerin and propylene glycol. As a good rule of thumb, water-soluble materials are generally minimally comedogenic. Glycerol and glycol stearates are minimally comedogenic, but are not moderated by dilution in propylene glycol. Glyceryl oleate, by virtue of it’s severely comedogenic cousin, decaglyceryl decaoleate, is probably at least moderately comedogenic. No data was available on glyceryl oleate itself, but the conclusion that it is comedogenic is drawn from the fats and oils studied in table 9. Propylene glycol tends to prevent comedogenicity by modifying the molecular structure and chemically diluting any comedogenic elements.
ChemicalRating / score
Glycerin0/3
Glyceryl stearate0-1/3
Glyceryl stearate, 30% in propylene glycol0-1/3
Glyceryl stearate, 10% in propylene glycol0-1/3
Decaglyceryl decaoleate2-3/3
Glyceryl triacetyl ricinoleate0/3
Propylene glycol0/3
Propylene glycol stearate1/3
Propylene glycol decaprylate/dicaprate0/3
Glycol stearate, 10% in propylene glycol0-1/3
Table 11: Lanolin and Lanolin Derivatives Lanolin is a mildly comedogenic substance found in a variety of cosmetic products. Considered a wax rather than fat, an essential component of lanolin is cholesterol. Lanolin oil is a fluid fraction of lanolin and, as expected, has the same minimal score as lanolin. Lanolin alcohols, of which cholesterol is the best known, is also minimally comedogenic and is noncomedogenic when, diluted to 10% or less. The offending comedogenic element of lanolin is lanolic acid. Dilution of lanolic acid to 10% in corn oil does not lessen its severity. Derivatives of lanolic acid, such as isopropyl lanolate, and hydrogenated lanolin, also contain lanolin acids, and are similarly comedogenic.
ChemicalRating /score
Lanolin0-1/3
Lanolin Oil0-1/3
Lanolin alcohol, 100%1/3
Lanolin alcohol, 10 % in mineral oil1/3
Cholesterol0/3
Lanolic acid3/3
Lanolic acid, 10% in corn oil3/3
Isopropyl lanolate2-3/3
Hydrogenated lanolin2/3
Acetylated lanolin alcohol2-3/3
Laneth-51/3
Laneth-200/3
Laneth-10 acetate2/4-1/3
Table 12/13/14: Fatty Alcohols and Fatty Acids This group of substances is derived from a multitude of sources including fish, animals and plants. Myristyl, cetyl and stearyl alcohols are noncomedogenic, but unsaturated alcohol such as oleyl, isostearyl and octyl dodecanol are moderately to severely comedogenic. Hexadecyl alcohol is also known to be severely comedogenic. The acids in this group are more comedogenic than the equivalent alcohols. Stearyl alcohol is minimally comedogenic while stearic acid scored higher. Isostearic acid must be considered severely comedogenic because of the high score even at 10% dilution in propylene glycol.
ChemicalRating / score
Lauryl alcohol, 50% in mineral oil1/3
Myristyl alcohol, 50% in mineral oil0/3
Cetyl alcohol0/3
Stearyl alcohol0/3
Oleyl alcohol, 50% in propylene glycol3/3
Oleyl alcohol, 10% in propylene glycol2-3/3
Isostearyl alcohol3/3
Isostearyl alcohol, 10% in mineral oil2/3
Octyl dodecanol2/3
Table 13: Fatty Acids
ChemicalRating /score
Stearic acid1/3
Stearic acid, 50% in mineral oil1/3
Oleic acid3/3
Isostearic acid, 50% in propyl

Tutte queste ricerche hanno fornito dati controversi, spesso non omogenei. Lo stesso razionale oltre che le metodiche dei test su animali fanno acqua da tutte le parti.
Che senso ha dopo aver definito che il potenziale comedogenico è dose dipendente e correlato al potenziale irritativo comparare tutti i diversi ingredienti in una soluzione 10% di glicole propilenico, classificato a sua volta come potenzialmente irritativo ?
Che senso ha dopo aver dichiarato che un ingrediente è fortemente comedogenico verificare che quando è diluito in olio di paraffina non è comedogenico , mentre se è disperso in sorbitolo o glicerolo lo è ?
Che senso ha sovrapporre il potenziale irritativo a quello comedogenico degli ingredienti?
Tutte queste incongruenze così come i risultati contrastanti hanno comportato il sacrificio di migliaia di conigli con il solo scopo di redigere l’ennesima pseudoscientifica lista di ingredienti buoni o cattivi.
Concludendo:
La presenza di un ingrediente potenzialmente comedogenico non comporta che un cosmetico sia comedogenico.
I test di comedogenicità sulle orecchie dei conigli hanno fornito informazioni controverse e a volte discordanti.
Lasciate perdere le liste di ingredienti buoni e cattivi, per la comedogenicità, ma non solo per quella, non aiutano affatto a capire se un cosmetico è buono o cattivo per voi.


Rodolfo Baraldini

pubblicato 14 dicembre 2013

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Riferimenti:
Comedogenicity in rabbit: some cosmetic ingredients/vehicles. Nguyen SH, Dang TP, Maibach HI.
A re-evaluation of the comedogenicity concept. Draelos ZD, DiNardo JC.
Seeing through the stratum corneum. Marks R.
Comedogenicity of squalene monohydroperoxide in the skin after topical application. Chiba K, Yoshizawa K, Makino I, Kawakami K, Onoue M..
Safety evaluation of perfluoropolyethers, liquid polymers used in barrier creams and other skin-care products. Malinverno G, Pantini G, Bootman J.
Sunscreen. The ultimate cosmetic. O’Donoghue MN.
American Academy of Dermatology invitational symposium on comedogenicity.
Comedogenicity testing of cosmetics. Zatulove A, Konnerth NA.
Development of an objective comedogenicity assay. Tucker SB, Flannigan SA, Dunbar M Jr, Drotman RB.
Lack of comedogenicity of tretinoin creams. Thorne EG, Shea LM, Mezick JA.
Cosmetic acne and a test of comedogenicity.  Valentino A, Fimiani M, Baiocchi R, Bilenchi R, Perotti R, Castelli A, Mancianti ML, Raffaelli M.
Rabbit ear and comedogenicity.
Comedogenicity of cosmetics. Levy SB.
Comedogenicity of current therapeutic products, cosmetics, and ingredients in the rabbit ear. Fulton JE Jr, Pay SR, Fulton JE 3rd.
Enhanced comedo formation in rabbit ear skin by squalene and oleic acid peroxides. Motoyoshi K.
Comedogenicity of sunscreens. Experimental observations in rabbits. Mills OH Jr, Kligman AM.
A reexamination of the potential comedogenicity of sulfur. Strauss JS, Goldman PH, Nacht S, Gans EH.
Enhancement of comedogenic substances by ultraviolet radiation. Mills OH, Porte M, Kligman AM.
Acne detergicans. Mills OH, Klingman AM.
Comedogenicity of human sebum. Kligman AM, Wheatley VR, Mills OH.

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