domenica 27 settembre 2015

FACILONERIA PROFUMIERA

FACILONERIA PROFUMIERA

FACILONERIA PROFUMIERA


Mi ha particolarmente sconcertato , vedendo i vari video, forum e blog di cosmesi autoprodotta, la faciloneria profumiera.
Cioè la superficialità ed incoscienza con cui ALCUNI SITI O VIDEO consigliano 3 gocce di questo olio essenziale, un cucchiaino di quest’altro oppure 20 gr. di fragranza concentrata per profumare cosmetici autoprodotti o addirittura per assemblarsi profumi idroalcolici.
Non  ce l’ho con nessuno: vblogger più o meno famose e portabandiera di cosmesi naturali o autoprodotte.
Ho semplicemente la netta impressione che quando si parla di tecnologia dei profumi l’ignoranza sia generalizzata oltre che abissale.
E mi ci metto anch’io, che il mondo dei profumi per ragioni professionali l’ho soltanto sfiorato.
La gente neppure immagina cosa c’è dietro al mondo dei profumi.
La scienza dei profumi e degli aromi è materia complessa. Richiede conoscenze e competenze ad altissimo livello. I grandi gruppi specializzati nei profumi ed aromi devono investire centinaia di milioni di euro in ricerca e sviluppo. Le ricerche scientifiche che stanno dietro a queste realtà sono a livelli insospettabili ed un recente premio Nobel per la chimica, Ryoji Noyori, ne prova il valore scientifico universale. Quasi nessuno, se non è del settore, ne sa nulla.
Sospetto che se chiedessi in giro: chi sono i più grandi gruppi profumieri al mondo? neppure una persona su 10000 me ne citerebbe almeno 2 su 5.
Tutti o quasi veniamo a contatto con “grandi” aromi e profumi e molti hanno una vera passione per i profumi cosmetici.
Ma chi sono Givaudan, Symrise, Firmenich, I.F.F., Takasago non lo sa quasi nessuno.
Sono loro i gruppi industriali, con giro d’affari dell’ordine del miliardo di dollari, fornitori “nascosti” delle molecole o delle miscele che hanno fatto preferire la tal crema o profumo di marca. Hanno selezionato le migliori tecnologie , ma anche i migliori nasi, i professionisti responsabili della creazione di un profumo,  che si nascondono dietro a fragranze che noi conosciamo come  Dior , Givenchy , Moss, Paco Rabanne, Calvin Klein , Armani, Kenzo , Bulgari , Cartier , Versace , Dolce&Gabbana , Coty , YSL, Lancome, Estee Lauder ecc.. ecc..
Non che non possa esistere un’arte profumiera ed una profumeria artigianale di qualità.
Le grandi marche poi hanno tutte al loro interno nasi e maestri nella creazione dei profumi.
Ma quando la complessità della tecnologia e i rischi per la salute , dell’uomo e dell’ambiente, si alzano, è normale che si formino concentrazioni industriali sempre più specializzate e con barriere di ingresso sempre più alte.
Tutti i profumi ed aromi tecnicamente rientrano nei VOC, composti organici volatili e senza cadere negli eccessi di chi per ragioni salutistiche o ambientaliste vorrebbe semplicemente bandirli, sono sostanze che hanno un impatto sulla salute e sull’ambiente decisamente problematico.
L’industria profumiera mondiale si è data da tempo una serie di regole , standard, per definire la sicurezza ed i rischi per la salute delle sostanze chimiche utilizzate per fragranze e aromi.
Standard IFRA
In questi standard sono state valutate le condizioni di sicurezza d’uso delle sostanze per profumi e aromi da una equipe di scienziati: biologi, dermatologi, medici, chimici ecc.
RITENGO UNA BUONA REGOLA DI SOPRAVVIVENZA DARE MAGGIOR CREDITO ALLA OPINIONE DI SCIENZIATI E PROFESSIONISTI PIUTTOSTO CHE A QUELLA DI QUALCHE PAGINA O VIDEO INTERNET.
Quindi volendo proprio rischiare l’autoproduzione di un profumo, una letturina delle 336 pagine degli standard IFRA è indispensabile.
Dovendo autoprodurmi un profumo per prima cosa ho immaginato l’effetto olfattivo che volevo creare e che target avevo.
Questa fase, sembra banale, ma è fondamentale per quella che io chiamerei “ingegneria profumiera”, il percorso per la creazione di un profumo dettato dal grande Jean Carles .
Teoricamente, conoscendo tensione di vapore, sostantività, “forza” (odor threshold) e concentrazioni delle sostanze che compongono un profumo si possono prefigurare gli effetti sensoriali che creano. Molto , molto teoricamente. In realtà le interazioni tra gli incroci di diverse sostanze sono talmente tante e complesse che alla fine nessun gas-cromatografo può sostituire il naso.
Nel profumo che “ludicamente” mi sono voluto assemblare ( ”Il miglior profumo 100% naturale” ) ho cercato una buona base con una nota floreale, dolce, femminile facilmente riconoscibile.
Escludendo le componenti aldeidiche, Chanel5 è basato sulle tradizionali note di rosa, gelsomino e ylang ylang. Dovendo semplificare ( cioè fare un profumo con solo 3 ingredienti) ho preferito quest’ultimo, l’ylang ylang, per non eccedere con note che possono diventare troppo dolci e melense , come la rosa e il gelsomino
Poi visto che il “troppo fiorito” può essere corretto con un riconoscimento aromatico ho utilizzato la lavanda. Molti, cercando di indovinare la composizione, hanno pensato al rosmarino, ma personalmente se devo pensare ad un profumo semplice semplice, tutto “naturale”, non ritengo che i vari origano, timo , maggiorana, rosmarino, salvia possano essere utilizzati se non a piccolissime dosi, a meno che non si voglia fare un aroma per arrosti.
Ultimo, carattere molto personale ho inserito un estratto CO2 di incenso.
L’incenso come la mirra ha una grande sostantività, ci mette cioè più di 100 ore a svanire. L’evocato delle note di fondo è fondamentale e la sua riconoscibilità mi fa preferire l’incenso alla mirra ed al sandalo.
Anche l’iris e le note borotalco piacciono molto, ma quando troppo forti hanno un evocato infantile che può non piacere.
E così il mio “pastrocchio”, molto modestamente battezzato  “Il miglior profumo 100% naturale“,  è composto da olio essenziale di ylang ylang, olio essenziale di lavanda e estratto CO2 di Boswellia ( incenso ) in base idroalcolica.
Fin qui tutto facile, alla apparente portata di tutti.
Vediamo adesso perché si tratta di un caso esemplare di FACILONERIA PROFUMIERA .

OLIO ESSENZIALE DI LAVANDA
Gli oli essenziali e gli estratti vegetali sono per loro natura miscele di sostanza variabili e spesso sconosciute.
Con olio essenziale di lavanda si definisce un qualcosa di cui si ha una idea indicativa della reale composizione. A seconda del processo di estrazione, della coltivazione, della stagione di raccolta, della conservazione abbiamo un ingrediente sostanzialmente diverso.
Tanto diverso che l’industria delle materie prime , visto l’utilizzo massivo di questo olio essenziale e non solo nei prodotti per detersione come farebbe intendere il nome “lavanda”, tende a fornire miscele titolate in modo che il linalyl acetate sia dell’ordine del 40-42% .
Non è difficile adulterare l’olio con l’aggiunta di linalyl acetate sintetico.
La giusta miscela può permettere a un olio di lavanda di avere toni più agrumati oppure fioriti, oppure aromatici.
Anche la distinzione piramidale, testa cuore fondo, ha un significato relativo. Nell’olio di lavanda possono trovarsi concentrazioni diverse di sostanze altamente volatili (testa ) e di sostanze con una alta sostantività (fondo). Abbiamo quindi una composizione “tipica” che con le possibili variazioni può dare effetti olfattivi diversi, anche tanto da trasformare un profumo decente in un pastrocchio.
SICUREZZA dell’olio di lavanda:
L’olio di lavanda , nonostante vari studi sul suo comportamento come interferente endocrino e la citotossicità in vitro, è tra i più sicuri.
Non a caso è utilizzato massivamente da centinaia di anni.
Il rischio principale è legato alla instabilità del linalool che se conservato male porta a perossidare. La massima quantità di perossidi ammessa è di 20mmoli/litro. Visto che basta un po’ di caldo, luce e aria a produrli è un bel problema. Il fornitore anche se spesso non lo dichiara dovrebbe inserire nell’olio lo 0,1% di bht o tocoferolo per garantirne la stabilità. Di più non serve, anzi , eccedendo, sono possibili reazioni pro-ossidanti.
Può contenere anche geraniol , 7-methoxycoumarin ( sostanza bandita ), 1-octen-3-yl acetate , coumarin, ma se non si utilizza un concreto o un assoluto le loro concentrazioni sono abbastanza basse da creare meno problemi.
Vista la “naturale” variabilità, tutte le materie prime di questo tipo dovrebbero venir analizzate con gascromatografia in accettazione per definire lo standard da inserire in produzione. 
OLIO ESSENZIALE DI CANANGA ODORATA, YLANG YLANG.
Si tratta di un olio che potrebbe dare , da solo , il miglior equilibrio olfattivo per un profumo fiorito ricco. POTREBBE ! Prima di trovare l’olio giusto però si devono testare molti lotti diversi.
Infatti sul mercato arrivano almeno 4 oli essenziali di ylang ylang molto diversi tra loro.
A seconda del processo estrattivo la qualità olfattiva è sostanzialmente diversa. Nell’olio di ylang ylang si possono avere 3 passaggi di distillazione al punto che l’industria classifica l’olio con i numeri 1,2,3 a seconda che si tratti di prima, seconda o terza distillazione.
Se non si lavora con fornitori specializzati per l’industria profumiera di queste problematiche non si sa nulla. In passato selezionando diversi lotti di olio di ylang ylang trovai essenze extra , eleganti e equilibrate , e “robaccia” con cui non avrei neppure profumato una candela.
SICUREZZA dell’olio di Cananga Odorata.
È un olio che crea vari problemi e l’IFRA l’ha inserito tra le restrizioni d’uso per la presenza di sostanze sensibilizzanti. Farnesol, geraniol, benzyl benzoate, isoeugenol, benzyl salicylate, eugenol, benzyl alcohol, (E)-cinnamyl alcohol e altre lo rendono problematico. Come molti altri oli essenziali ha il problema dei perossidi che in caso di cattiva conservazione possono superare il limite di 20 mmoli/litro.
ADOTTANDO LA PROCEDURA IFRA/RIFM CON LA VALUTAZIONE DEL QRA ( QUANTITATIVE RISK ASSESSMENT) LA MASSIMA CONCENTRAZIONE AMMESSA NEI PROFUMI IDROALCOLICI È DELLO 0,8%.
Solo lo 0,8%, 8 grammi su un kilogrammo di profumo idroalcolico finito…. e c’è gente che si applica oli essenziali come questo, spacciati per puri, direttamente sulla pelle !!!!!
ESTRATTO CO2 DI BOSWELLIA, INCENSO.
Si tratta di un olio estratto dalla gomma-resina di boswellia con un processo diverso da quello a solvente. L’estrazione con CO2 è molto più selettiva e non si sente la nota frutta matura che sospetto sia dovuta all’acetone dell’estrazione a solvente.
La sostantività sopra le 120 ore lo rende dominante come nota di fondo, ma la tensione di vapore a 30 gradi lo fa incrociare con le altre componenti più volatili creando delle sottonote ( powdery ? pepate-speziate? cipriate? ) che attenuano la dolcezza delle note fiorite.
SICUREZZA dell’estratto CO2 di Boswellia
Non ha restrizioni precise e le schede tecniche e di sicurezza del fornitore, non contengono raccomandazioni sulla massima concentrazione da utilizzare .
Dovendone inserire a concentrazioni inferiori di quelle dell’olio di YLANG YLANG siamo ampiamente sotto le massime concentrazioni raccomandata dall’IFRA per le fragranze concentrate.
Scheda tecnica Estratto CO2 di Boswellia
Scheda sicurezza Estratto CO2 di Boswellia
Faccio notare che schede di sicurezza compilate accuratamente come queste che ho linkato,  non sono lo standard tra i fornitori di materie prime nostrani.
Concludendo:
Tutti i composti organici volatili sono sostanze problematiche per l’uomo e per l’ambiente da approcciare con prudenza.
Tecnologie e arti profumiere richiedono conoscenze e competenze molto lontane da quelle di chi pensa di assemblarsi un profumo con 3 o 4 oli essenziali trovati chissà dove.
I fornitori di materie prime per fragranze o di fragranze concentrate DOVREBBERO specificare sempre i limiti di utilizzo a seconda del prodotto finito dove andrebbero inserite, oltre ovviamente a schede tecniche complete , schede di sicurezza, concentrazioni di potenziali allergeni e idonea etichettatura.
Maneggiare oli essenziali , materie prime per fragranze o profumi concentrati senza adeguate conoscenze è un azzardo.
Per quanto si possa aver studiato, senza le giuste risorse, materie prime e metodiche formulative adeguate, difficilmente un profumo auto-prodotto raggiunge livelli qualitativi appena appena discreti.
Sarà bello ed entusiasmante lo sforzo e l’esercizio creativo, ma l’apprezzabilità del risultato finale rientra quasi sempre nel DE DIS GUSTIBUS NON PUTANDUM EST.

Rodolfo Baraldini

 pubblicato 21 aprile 2014

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Riferimenti:
Flavornet
AChems
ECRO
JASTS
Leffingwell
SOSI
DATU
VCF
Parfumer & Flavorist magazine
Accademia del Profumo




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