SOLE BUONO O CATTIVO
SOLARI BUONI O CATTIVI ?
Siamo agli inizi della stagione estiva e al solito i cosmetici solari tornano sugli scaffali .
Blog , forum e mezzi pubblicitari ne parlano continuamente.
Visto che di alcuni nonsense collegati ai cosmetici solari abbiamo saltuariamente già parlato, proporrei un sunto a puntate sull’argomento.
1° SOLE BUONO O CATTIVO
2° LA BUFALA DEI SOLARI FISICI E CHIMICI, BUONI E CATTIVI
3° SI PUO’ FORMULARE UN COSMETICO SOLARE GREEN, CON SOLO FILTRI SOLARI BIOLOGICI ?
Tanta confusione e cattiva informazione sui cosmetici solari potrebbe circolare in quanto a monte non è chiaro per nulla se il sole fa bene o fa male ed ancor meno chiari e conosciuti al grande pubblico sono i meccanismi con cui la radiazione solare interagisce con i nostri tessuti e la nostra fisiologia .
Quella che chiamiamo comunemente luce è una radiazione elettromagnetica ( la stessa dei raggi x, dei forni a microonde o dei telefonini ) solo che questa radiazione elettromagnetica noi la vediamo e percepiamo con diversi colori in funzione della lunghezza d’onda. Quelli che noi chiamiamo ultravioletti , sono la stessa identica radiazione composta simbolicamente da fotoni, ma con una lunghezza d’onda inferiore, rispetto a quella che vediamo . Queste radiazioni elettromagnetiche interagiscono con i tessuti umani e con le cellule viventi essenzialmente cedendo energia ed accelerando alcune reazioni chimiche, biochimiche e fotochimiche. Alcune di queste reazioni sono fondamentali per la vita , alcune sono dannose. A costo di diventare noiosi, lo slogan: è la dose che fa il veleno o il rimedio, vale anche in questo caso.
VISTO CHE DAI RAGGI X AL LONTANO INFRAROSSO DI UN TERMOSIFONE SEMPRE DI FOTONI SI TRATTA, PERCHE’ ALCUNI SONO PIU’ DANNOSI ?
Non c’è una risposta semplice , ma c’è una evidenza nel fatto che più è corta la lunghezza d’onda più la radiazione elettromagnetica trasferisce energia a cellule e tessuti, potendo innescare reazioni biochimiche . Quindi una intensa luce blu ( 450 nm ) può arrecare danni alla retina dell’occhio più di una luce rossa ( 600 nm ) di pari intensità.
Se il fotone, cede più facilmente energia, allora penetra di meno, così si spiega anche perché gli eventuali danni cutanei indotti o accelerati dagli UVA sono più profondi. SEMPLICE NO ? Un ultravioletto molto corto (200 nm), può trasferire più energia di un ultravioletto vicino alla luce visibile ( 380 nm ) .
Quindi per una azione germicida e antimicrobica si possono utilizzare lampade che emettono attorno ai 200 nm ( UVC ) piuttosto che lampade a luce nera ( lampade di wood a 380 nm ) o led blu ( 460 nm ).
Una delle reazioni chimiche che ormai tutti conoscono è proprio quella che porta al formarsi dell’ozono negli strati alti dell’atmosfera, assorbendo l’energia dei raggi UVC e gran parte dei raggi UVB che il sole emette.
PER SEMPLIFICARE, si è universalmente adottata una classificazione dei raggi ultravioletti che venne decisa ad un congresso di fisici del secolo scorso. Uno scienziato portò al congresso 3 campioni di vetro A,B,C evidenziando come un certo tipo di vetro ( ad esempio il normale boro-silicato ) facesse passare anche alcuni raggi ultravioletti che da allora vennero chiamati ultravioletti A. Un altro campione di vetro faceva passare raggi di lunghezza d’onda minore , che da allora vennero chiamati B. Un altro ancora , come il quarzo, faceva passare anche quelli più corti ancora, che da allora vennero chiamati C. Non ricordo il nome del fisico che scelse queste definizioni. E’ un fatto che le definizioni UVA, UVB, UVC non c’entravano proprio nulla con la eventuale nocività rispetto ai tessuti umani o con altre reazioni foto-chimiche che coinvolgono gli organismi viventi.
CI SONO MOLTISSIME REAZIONI FOTOCHIMICHE “BUONE” E SONO DAVANTI AGLI OCCHI DI TUTTI, in un caso, DENTRO AGLI OCCHI DI TUTTI. La trasformazione della retinaldehyde è alla base della nostra vista. Noi non vedremmo se il fotone che colpisce la retina ( dalla retina dell’occhio vengono i nomi dell’acido retinoico e tutti i derivati ) non innescasse una reazione fotochimica. La sintesi della vitamina D, la sintesi clorofilliana e via di seguito sono tutte reazioni fotochimiche “buone ” dove l’energia ceduta dalla luce è fondamentale.
QUANDO FA MALE ?
Pensando alle lampade germicide è evidente che radiazioni ultraviolette a “più alta energia” come gli UVC hanno una azione sostanzialmente biocida e se scomparisse lo strato di ozono, la vita sulla terra come noi la conosciamo probabilmente scomparirebbe definitivamente.
Con lunghezze d’onda maggiori, più vicine alla luce visibile gli effetti sono diversi.
Infatti si passa da un effetto mutageno e cancerogeno , in sostanza si scassa il DNA delle cellule, ad una serie di effetti che possono riassumersi con una accelerazione dell’invecchiamento cutaneo.
Con IL FOTOINVECCHIAMENTO si ha una evidenza maggiore e precoce degli inestetismi dell’invecchiamento.
Da anni nei congressi di dermatologia e cosmesi circolano paper e foto, quasi aneddotiche, sugli effetti del fotoinvecchiamento.
Sono in genere dermatoheliosi unilaterali, cioè danni da fotoinvecchiamento su un solo lato del viso, in genere di autisti di camion e taxi che hanno esposto a lungo un solo lato del viso alla radiazione solare.
I casi più vistosi mostravano un invecchiamento apparente del viso almeno 20 anni maggiore nel lato esposto alle radiazioni solari.
Da notare che il vetro dei finestrini si comporta come un filtro che blocca gli UVB, come si può dedurre dal fatto che in auto a finestrini chiusi non ci si abbronza, ma che può far passare gli UVA.
Photoinvecchiamento: autista di camion http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMicm1104059
Concludendo:
Una sovraesposizione ai raggi ultravioletti arreca sicuramente dei danni , tanto più gravi tanto maggiore è il tempo di esposizione, l’intensità della radiazione ultravioletta, l’energia trasferita dal fotone (minor lunghezza d’onda=maggiore energia trasferita).
I danni estetici del photoinvecchiamento possono essere rilevanti.
Chi soffre di tanoressia, ovvero del bisogno compulsivo di abbronzarsi, evidentemente non percepisce quanto gravi possano essere i danni da sovraesposizione alla radiazione ultravioletta.
Rodolfo Baraldini
Pubblicato il 2 Giugno 2013
Siamo agli inizi della stagione estiva e al solito i cosmetici solari tornano sugli scaffali .
Blog , forum e mezzi pubblicitari ne parlano continuamente.
Visto che di alcuni nonsense collegati ai cosmetici solari abbiamo saltuariamente già parlato, proporrei un sunto a puntate sull’argomento.
1° SOLE BUONO O CATTIVO
2° LA BUFALA DEI SOLARI FISICI E CHIMICI, BUONI E CATTIVI
3° SI PUO’ FORMULARE UN COSMETICO SOLARE GREEN, CON SOLO FILTRI SOLARI BIOLOGICI ?
SOLE BUONO E SOLE CATTIVO.
Tanta confusione e cattiva informazione sui cosmetici solari potrebbe circolare in quanto a monte non è chiaro per nulla se il sole fa bene o fa male ed ancor meno chiari e conosciuti al grande pubblico sono i meccanismi con cui la radiazione solare interagisce con i nostri tessuti e la nostra fisiologia .
Quella che chiamiamo comunemente luce è una radiazione elettromagnetica ( la stessa dei raggi x, dei forni a microonde o dei telefonini ) solo che questa radiazione elettromagnetica noi la vediamo e percepiamo con diversi colori in funzione della lunghezza d’onda. Quelli che noi chiamiamo ultravioletti , sono la stessa identica radiazione composta simbolicamente da fotoni, ma con una lunghezza d’onda inferiore, rispetto a quella che vediamo . Queste radiazioni elettromagnetiche interagiscono con i tessuti umani e con le cellule viventi essenzialmente cedendo energia ed accelerando alcune reazioni chimiche, biochimiche e fotochimiche. Alcune di queste reazioni sono fondamentali per la vita , alcune sono dannose. A costo di diventare noiosi, lo slogan: è la dose che fa il veleno o il rimedio, vale anche in questo caso.
VISTO CHE DAI RAGGI X AL LONTANO INFRAROSSO DI UN TERMOSIFONE SEMPRE DI FOTONI SI TRATTA, PERCHE’ ALCUNI SONO PIU’ DANNOSI ?
Non c’è una risposta semplice , ma c’è una evidenza nel fatto che più è corta la lunghezza d’onda più la radiazione elettromagnetica trasferisce energia a cellule e tessuti, potendo innescare reazioni biochimiche . Quindi una intensa luce blu ( 450 nm ) può arrecare danni alla retina dell’occhio più di una luce rossa ( 600 nm ) di pari intensità.
Se il fotone, cede più facilmente energia, allora penetra di meno, così si spiega anche perché gli eventuali danni cutanei indotti o accelerati dagli UVA sono più profondi. SEMPLICE NO ? Un ultravioletto molto corto (200 nm), può trasferire più energia di un ultravioletto vicino alla luce visibile ( 380 nm ) .
Quindi per una azione germicida e antimicrobica si possono utilizzare lampade che emettono attorno ai 200 nm ( UVC ) piuttosto che lampade a luce nera ( lampade di wood a 380 nm ) o led blu ( 460 nm ).
Una delle reazioni chimiche che ormai tutti conoscono è proprio quella che porta al formarsi dell’ozono negli strati alti dell’atmosfera, assorbendo l’energia dei raggi UVC e gran parte dei raggi UVB che il sole emette.
PER SEMPLIFICARE, si è universalmente adottata una classificazione dei raggi ultravioletti che venne decisa ad un congresso di fisici del secolo scorso. Uno scienziato portò al congresso 3 campioni di vetro A,B,C evidenziando come un certo tipo di vetro ( ad esempio il normale boro-silicato ) facesse passare anche alcuni raggi ultravioletti che da allora vennero chiamati ultravioletti A. Un altro campione di vetro faceva passare raggi di lunghezza d’onda minore , che da allora vennero chiamati B. Un altro ancora , come il quarzo, faceva passare anche quelli più corti ancora, che da allora vennero chiamati C. Non ricordo il nome del fisico che scelse queste definizioni. E’ un fatto che le definizioni UVA, UVB, UVC non c’entravano proprio nulla con la eventuale nocività rispetto ai tessuti umani o con altre reazioni foto-chimiche che coinvolgono gli organismi viventi.
CI SONO MOLTISSIME REAZIONI FOTOCHIMICHE “BUONE” E SONO DAVANTI AGLI OCCHI DI TUTTI, in un caso, DENTRO AGLI OCCHI DI TUTTI. La trasformazione della retinaldehyde è alla base della nostra vista. Noi non vedremmo se il fotone che colpisce la retina ( dalla retina dell’occhio vengono i nomi dell’acido retinoico e tutti i derivati ) non innescasse una reazione fotochimica. La sintesi della vitamina D, la sintesi clorofilliana e via di seguito sono tutte reazioni fotochimiche “buone ” dove l’energia ceduta dalla luce è fondamentale.
QUANDO FA MALE ?
Pensando alle lampade germicide è evidente che radiazioni ultraviolette a “più alta energia” come gli UVC hanno una azione sostanzialmente biocida e se scomparisse lo strato di ozono, la vita sulla terra come noi la conosciamo probabilmente scomparirebbe definitivamente.
Con lunghezze d’onda maggiori, più vicine alla luce visibile gli effetti sono diversi.
Infatti si passa da un effetto mutageno e cancerogeno , in sostanza si scassa il DNA delle cellule, ad una serie di effetti che possono riassumersi con una accelerazione dell’invecchiamento cutaneo.
Con IL FOTOINVECCHIAMENTO si ha una evidenza maggiore e precoce degli inestetismi dell’invecchiamento.
APPROFONDIMENTO PHOTOAGING, in inglese
Da anni nei congressi di dermatologia e cosmesi circolano paper e foto, quasi aneddotiche, sugli effetti del fotoinvecchiamento.
Sono in genere dermatoheliosi unilaterali, cioè danni da fotoinvecchiamento su un solo lato del viso, in genere di autisti di camion e taxi che hanno esposto a lungo un solo lato del viso alla radiazione solare.
I casi più vistosi mostravano un invecchiamento apparente del viso almeno 20 anni maggiore nel lato esposto alle radiazioni solari.
Da notare che il vetro dei finestrini si comporta come un filtro che blocca gli UVB, come si può dedurre dal fatto che in auto a finestrini chiusi non ci si abbronza, ma che può far passare gli UVA.
Photoinvecchiamento: autista di camion http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMicm1104059
Concludendo:
Una sovraesposizione ai raggi ultravioletti arreca sicuramente dei danni , tanto più gravi tanto maggiore è il tempo di esposizione, l’intensità della radiazione ultravioletta, l’energia trasferita dal fotone (minor lunghezza d’onda=maggiore energia trasferita).
I danni estetici del photoinvecchiamento possono essere rilevanti.
Chi soffre di tanoressia, ovvero del bisogno compulsivo di abbronzarsi, evidentemente non percepisce quanto gravi possano essere i danni da sovraesposizione alla radiazione ultravioletta.
Rodolfo Baraldini
Pubblicato il 2 Giugno 2013
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