MINERAL MAKE UP ? QUANDO IL MARKETING FA LA DIFFERENZA
Circa 7000 anni fa un markettaro della Pleistocene MakeUp srl , ha scoperto e lanciato sul mercato il MINERAL MAKE UP . Fu un successo planetario .
Infatti risalgono al neolitico i primi frequenti ritrovamenti di polveri di ocra, malachite, ematite decorative sia su statuette che persone ( scheletri e mummie ).
Sumeri ed antichi egizi hanno raffinato la produzione di pigmenti per make-up con colori più vivaci con nero fumo e khol per il contrasto sugli occhi ( come alcune pitture evidenziano ) .
I minerali, lavorati in fornace fino a trasformare cristallizzazione, granulometria e colore erano prevalentemente galena ( solfato di piombo ) e cerusite ( carbonato di piombo ).
A 1000-1500 aC risalgono invece i primi ritrovamenti di Laurionite ( Piombo Idrato ) per make up nell’area dell’ Egeo.
Se a questi sommiamo il gesso ( solfato di calcio ), la malachite ( solfato di rame ), la phosgenite ( carbonato clorato di piombo ) , l’ematite e le impurezze di selenio nella pirite, con tutte le possibili miscele, la gamma colori è completa.
Sorge spontanea una domanda : quanto durava un trend colore del Mineral Make-up di 5000 anni fa ?
Oggi le società di trend makeup tracciano le linee colore su base stagionale ( estate-inverno ) 2 volte all’anno.
5000 anni fa ,visto che la maggioranza di questi antichi pigmenti è sostanzialmente tossica ( successivamente, non contenti, aggiunsero sali di antimonio, arsenico, cadmio, cobalto e cianuro … ) probabilmente un trend colore durava più delle persone che si truccavano.
Questa premessa solo per evidenziare che il MINERAL MAKE UP, come molte “pseudo-innovative” mode cosmetiche , è solo una brillante riscrittura di qualcosa che c’è sempre stato .
I pigmenti per fare bene il loro lavoro devono essere insolubili o poco solubili nel mezzo in cui sono dispersi . Da sempre vari minerali e sali metallici hanno questa natura.
Oltre una trentina di anni fa un altro genio del marketing ha preso fondotinta, terre ed prodotti vari per make up, praticamente identici a quelli che avevano tutte le altre marche e li ha definiti Bare Mineral.
I prodotti della chimica inorganica hanno all’origine della filiera produttiva un qualche minerale o materiale di estrazione . Quindi definire Mineral questi pigmenti potrebbe non essere fuorviante.
E’ invece una ridicola bufala, ingannevole e fuorviante, definire i PIGMENTI MINERALI come :
CONCLUDENDO:
Pubblicato il 11 dicembre 2012
(7300)
Infatti risalgono al neolitico i primi frequenti ritrovamenti di polveri di ocra, malachite, ematite decorative sia su statuette che persone ( scheletri e mummie ).
Sumeri ed antichi egizi hanno raffinato la produzione di pigmenti per make-up con colori più vivaci con nero fumo e khol per il contrasto sugli occhi ( come alcune pitture evidenziano ) .
I minerali, lavorati in fornace fino a trasformare cristallizzazione, granulometria e colore erano prevalentemente galena ( solfato di piombo ) e cerusite ( carbonato di piombo ).
A 1000-1500 aC risalgono invece i primi ritrovamenti di Laurionite ( Piombo Idrato ) per make up nell’area dell’ Egeo.
Se a questi sommiamo il gesso ( solfato di calcio ), la malachite ( solfato di rame ), la phosgenite ( carbonato clorato di piombo ) , l’ematite e le impurezze di selenio nella pirite, con tutte le possibili miscele, la gamma colori è completa.
Sorge spontanea una domanda : quanto durava un trend colore del Mineral Make-up di 5000 anni fa ?
Oggi le società di trend makeup tracciano le linee colore su base stagionale ( estate-inverno ) 2 volte all’anno.
5000 anni fa ,visto che la maggioranza di questi antichi pigmenti è sostanzialmente tossica ( successivamente, non contenti, aggiunsero sali di antimonio, arsenico, cadmio, cobalto e cianuro … ) probabilmente un trend colore durava più delle persone che si truccavano.
Questa premessa solo per evidenziare che il MINERAL MAKE UP, come molte “pseudo-innovative” mode cosmetiche , è solo una brillante riscrittura di qualcosa che c’è sempre stato .
I pigmenti per fare bene il loro lavoro devono essere insolubili o poco solubili nel mezzo in cui sono dispersi . Da sempre vari minerali e sali metallici hanno questa natura.
Oltre una trentina di anni fa un altro genio del marketing ha preso fondotinta, terre ed prodotti vari per make up, praticamente identici a quelli che avevano tutte le altre marche e li ha definiti Bare Mineral.
I prodotti della chimica inorganica hanno all’origine della filiera produttiva un qualche minerale o materiale di estrazione . Quindi definire Mineral questi pigmenti potrebbe non essere fuorviante.
E’ invece una ridicola bufala, ingannevole e fuorviante, definire i PIGMENTI MINERALI come :
- ” Più naturali “,
- ” Più sicuri ” ,
- ” Più ecologici “
PERCHE' IL MINERAL MAKE UP NON E' PIU NATURALE ?
In virtù di quale assurda logica, la clorofilla delle foglie, il carotene delle carote o gli antrachinoni delle rape sarebbero meno naturali del clorossido di bismuto ?
PERCHE' IL MINERAL MAKE UP NON E' PIU' SICURO O INNOCUO
Una sostanza può essere tossica o innocua indipendentemente dalla sua origine. La sua purezza poi dipende dai processi di estrazione , raffinazione, trasformazione che spesso sono simili o assimilabili nella filiera della chimica organica ed inorganica.
PERCHE' IL MINERAL MAKE UP NON E' PIU' ECOLOGICO ?
L’ECOLOGIA STUDIA SISTEMI COMPLESSI CON MOLTISSIME VARIABILI. Ogni giudizio sommmario sull’impatto ambientale di una sostanza è azzardato oltre che difficilmente sostenibile. Volendosi proprio sbilanciare con giudizi superficiali, sembra un vero nonsense apprezzare come più ecologici i pigmenti “minerali” visto che provengono per lo più da risorse non rinnovabili e non sono facilmente biodegradabili. Ma quand’anche questa visione “ecologica” del Mineral Make-Up avesse un qualche senso, mi permetto di ricordare che l’olio di paraffina, alias vaselina, è universalmente conosciuto e definito come :”OLIO MINERALE” e coerentemente dovrebbe quindi essere l’emolliente d’eccellenza di ogni linea cosidetta “MINERALE”.
RISCHIO METALLI PESANTI NEI PIGMENTI COSIDETTI MINERALI
Ne abbiamo parlato superficialmente quando è stata publicata dalla FDA americana l’indagine sul piombo nei rossetti. Il problema è legato alle impurezze ed in particolare ai cosiddetti metalli pesanti. La definizione chimica di metallo pesante raggrupprerebbe solo quei metalli con peso atomico superiore a quello del ferro, ma quella tossicologica considera tutti i metalli e metalloidi con un profilo tossicologico per l’uomo o per l’ambiente.I pigmenti minerali oltre ad essere loro stessi spesso composti da metalli pesanti, possono facilmente contenere impurezze con altri metalli particolarmente problematici. Ad esempio : alcune indagini hanno classificato il nickel come il più diffuso allergene cosmetico ed è praticamente impossibile produrre ossidi di ferro, di zinco, biossidi di titanio , clorossidi di bismuto, completamente nickel free.
RISCHIO NANOPARTICELLE NEI PIGMENTI COSIDETTI MINERALI
Molti effetti cromatici dei pigmenti per Make-up sono legati alla particolare granulomeria ( particle size ). Infatti semitrasparenza, brillantezza, riflesso perlato ed altri simili effetti ottici sono dipendenti dalle dimensioni delle particelle, aggregati e agglomerati. L’utilizzo sempre più diffuso di questi nanomateriali ( anche questi, contrariamente a quello che si pensa, non sono certamente una scoperta recente ) ha rivelato un curioso fenomeno per il quale è stato necessario creare una vera e propria specializzazione nella Tossicologia: la nanotossicologia. Infatti molte sostanze con una rapporto dose-risposta assolutamente noto se entrano a contatto con le cellule viventi in un formato inferiore ai 100 nm si sono rivelate molto più tossiche e pericolose. E’ la dose che fa il veleno, ma è anche la dimensione. Questa nuova materia , ancora tutta da esplorare, richiederà molto tempo e molte ricerche per definire nuovi parametri per la valutazione del rischio nel cosmetico con nanomateriali. Solo recentemente è stata proposta una definizione comune di cosa sarebbero. Nel frattempo il sospetto link tra nanoparticelle e patologie anche molto gravi, non solo all’apparato respiratorio, obbliga ad alzare il livello di precauzione, in attesa di studi e accertamenti.
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LA TOSSICOLOGIA DEL MAKE-UP
Copio-incollo e commento un interessante articolo sulla tossicologia del Make-Up trovato su “La Pelle”; http://www.lapelle.it/trucco/trucco_e_tossicologia.htm
La tossicologia del make-up
Chi ha la pelle particolarmente sensibile sente la difficolta’ a trovare prodotti per il trucco a elevata tollerabilita’
della Dr.ssa Elena Bocchietto in collaborazione con Loredana Molise
Molto si e’ scritto sui diversi significati della cosmesi decorativa, un’arte che la donna (e l’uomo) coltivano da sempre. Strategia di comunicazione, piu’ o meno inconscia, componente di attrazione sessuale, di difesa e rinforzo psicologico, ma anche mezzo per mascherare difetti e valorizzare l’espressivita’ del volto, per cambiare il proprio aspetto e mitigare inestetismi e senso di inadeguatezza. La maggior parte delle donne fa uso quotidiano di prodotti per il make up, ne usa diversi in combinazione tra loro, e ama sperimentare novita’. I prodotti di make up sono in larga parte anidri e ricchi di pigmenti organici e inorganici. La loro persistenza per svariate ore a stretto contatto con la pelle, fa si’ che eventuali impurezze e molecole potenzialmente nocive vengano diluite dal sudore e penetrino nello strato corneo. I metalli pesanti, tra cui il Nichel in primis, sono per esempio impurezze molto frequenti nei cosmetici da trucco. Studi recenti hanno evidenziato come questo metallo si accumuli preferenzialmente nello strato corneo epidermico, dove in seguito a uso ripetuto del prodotto, puo’ raggiungere concentrazioni superiori alle 100 ppm (parti per milione), verosimilmente tali da innescare l’allergia, in soggetti predisposti. Occorre anche ricordare che il trucco e’ molto utilizzato proprio nelle zone del viso piu’ delicate, il contorno occhi e le labbra, dove e’ facile che il livello di assorbimento e la sensibilita’ relativa siano molto piu’ alti rispetto ad altre aree cutanee. Oltre al Nichel, che e’ il piu’ sensibilizzante, altri metalli pesanti, che possono essere ricercati di routine in un prodotto cosmetico quali impurezze delle materie prime sono il Cobalto, Cromo, Cadmio, Mercurio, Antimonio e Rame. Il Nichel e’ al primo posto in assoluto nelle cause di Dermatiti Allergiche da Contatto e cio’ potrebbe essere correlato all’incremento dell’impiego industriale di questo metallo (che si calcola sia del 10% circa all’anno) e quindi a una sempre maggiore esposizione. Sebbene i metalli pesanti non facciano parte del processo di produzione industriale dei cosmetici, possono essere presenti in ppm (parti per milione) come contaminanti il cui livello, se puo’ essere troppo basso per scatenare l’allergia, puo’ comunque essere sufficiente per mantenere la dermatite allergica nel soggetto sensibile. Esiste una soglia di metalli pesanti che puo’ essere considerata sicura in un prodotto cosmetico? Le linee guida europee consigliano un massimo di 20 ppm, relativamente alle materie prime, che rappresenta un tetto sicuramente eccessivo. Il rapporto tecnico dell’European Chemical Industry Ecology and Toxicology Centre dichiara accettabile una contaminazione inferiore a 5 ppm ciascuno per nichel, cromo e cobalto. Tuttavia per minimizzare il rischio di reazioni allergiche per soggetti molto sensibili, l’obiettivo finale e’ il tetto di 1 ppm per ogni metallo.
• Rischi legati all’impiego di conservanti e profumi Al primo posto nella casistica di allergie imputabili ai cosmetici, ritroviamo il mix di profumi con valori intorno al 7-14% di positivita’, seguito dai coloranti e dai conservanti. e’ di recente emanazione la VII modifica alla direttiva 76/768 CEE che obbliga i produttori di cosmetici a riportare in etichetta la presenza degli ingredienti di fragranze ritenuti potenziali allergeni quando si trovino in formulazione a percentuali > 0,001% per i prodotti da contatto (come e’ il caso del make up) e > 0,01% per i prodotti da risciacquo. Per quanto riguarda i conservanti, le percentuali piu’ alte di positivita’ al patch test si riscontrano nei confronti di parabeni, kathon CG (methylchloroisotiazolinone), formaldeide, quaternium-15, timerosal, fenossietanolo, imidazolidinil urea, DMDM idantoina, acido benzoico, benzalconio cloruro, bronopol e metildibromoglutaronitrile.*
• Matite contorno occhi e labbra Il pigmento predominante e’ di origine minerale (ossidi di ferro) inglobato in eccipienti di natura cerosa con un punto di fusione tale per cui il colore viene ceduto facilmente per sfregamento sulla cute. e’ molto facile trovare livelli elevati di metalli pesanti in questa tipologia di prodotti. Di solito non sono presenti conservanti perche’ il prodotto non e’ a rischio di contaminazione microbica, ma puo’ essere presente profumo.
• Ombretti in polvere Ricchi di pigmenti minerali, per lo piu’ ossidi di ferro, spesso recano come impurezze nichel, cromo e cobalto. In genere i colori scuri sono piu’ a rischio. Nonostante siano prodotti anidri, sono spesso conservati con antifungini per scongiurare la crescita di muffe alla superficie o nella condensa che si puo’ creare sulla pastiglia. Possono contenere profumi.
• Ombretti in pasta e liquidi Meno ricchi di pigmenti, sono emulsioni e dispersioni in cui e’ presente un veicolo acquoso, e quindi richiedono generalmente la presenza di conservanti.
• Mascara Prodotto fortemente a rischio, complice anche il colore scuro, con presenza di metalli pesanti, nichel in particolare, che puo’ raggiungere livelli molto elevati, oltre le 100 ppm. Il mascara e’ nella maggior parte dei casi un’emulsione e contiene una buona percentuale di acqua, fatto che lo espone a rischi di contaminazione e alla necessita’ di un sistema conservante molto carico. Inoltre quasi sempre contiene profumo. Non sorprende, se pensiamo anche alla sede di applicazione critica, quindi che questa tipologia di prodotti si ritrovi tra quelli meno facilmente tollerati e piu’ chiamati in causa come responsabili delle Dermatiti da cosmetici.
• Fard, terre e fondotinta compatti Prodotti anidri che possono contenere dosi rilevanti di metalli pesanti. L’esposizione prolungata della cute a ossidi di ferro puo’ esercitare effetto ossidante. e’ quindi opportuno che questi prodotti siano arricchiti con piu’ principi attivi antiossidanti. Un fattore positivo ** e’ invece l’azione di schermo contro gli UV, soprattutto gli UVA, esercitata dai pigmenti. Quasi sempre, contengono conservanti antifungini. Visto il loro impiego esteso sul viso, spesso sono profumati per renderli piu’ gradevoli.
• Fondotinta fluidi Emulsioni meno ricche di pigmenti rispetto ai fondotinta compatti, ma contengono piu’ conservanti per via del loro contenuto elevato di acqua. Possono essere facilmente contaminati da metalli pesanti. I prodotti migliori dal punto di vista tossicologico sono quelli che presentano la maggiore sostantivita’, quindi le formule con olio esterno o siliconiche, che tuttavia non risultano occlusive. Anche in questi prodotti di uso quotidiano e’ molto importante la presenza di agenti antiossidanti e l’indicazione del fattore di protezione UV esercitato. La maggior parte dei fondotinta fluidi contengono profumo.
• Rossetti e lucidalabbra I rossetti sono miscele di olii, grassi e cere. Nei lucidalabbra la fase grassa non e’ cerosa ma a base di olii, paraffine e vaseline. Come sostanze coloranti si usano lacche, pigmenti minerali e colori liposolubili. Si utilizzano inoltre alogeno-derivati, per lo piu’ del Bromo, alla fluoresceina come fissatori. Se i grassi si ossidano possono eccitare gli atomi di alogeno, sviluppando metalloidi irritanti o fotosensibilizzanti. Le lacche sono coloranti organici contenenti un gruppo solfonico o carbossilico che si combina con un metallo alcalino-terroso per formare colori insolubili. Combinate con i pigmenti minerali consentono di avere una vastissima gamma di colorazioni. I colori liposolubili, di natura organica, sono impiegati in bassissima percentuale per rendere omogenea la superficie della tinta. Anche il rossetto quindi puo’ presentare contaminazioni, anche rilevanti, da metalli. Come prevenire le dermatiti da contatto legate all’uso di prodotti da make-up? Dal momento che non esiste una normativa specifica che imponga un controllo tossicologico sui prodotti cosmetici, nemmeno su quelli piu’ a rischio,*** e’ responsabilita’ delle aziende decidere se e come testare le formule in sviluppo e i lotti di produzione. Una recente indagine ha raggiunto la conclusione che :“La presenza di metalli e’ una costante in quasi tutti i prodotti, fra questi Nichel e Cromo sono quelli contenuti con maggiore frequenza, seppur in quantita’ variabile specie in quei prodotti (mascara, tinture per capelli ecc.) il cui contatto con alcune parti maggiormente sensibili e delicate del corpo e’ notevolmente piu’ lungo” Su 10 prodotti da trucco analizzati, in 6 e’ stato riscontrata la presenza di Nichel, con un dosaggio massimo di 28,4 ppm. Uno studio condotto su 31 tipi di rossetti, il Nichel variava da 0,1 a 8 ppm. In 20 polveri di talco commerciali, si e’ evidenziato nichel con livelli fino a 49 ppm. L’analisi di 10 ombretti di 3 diverse marche, ha identificato nichel con valori da 13 a 71 ppm, mentre nelle matite per occhi sono stati ritrovati fino a 102 ppm. L’atopico e chi ha la pelle sensibile dovrebbe scegliere il trucco tra prodotti testati per la quantita’ presente di metalli pesanti, in particolare nichel, cromo e cobalto e l’assenza di conservanti e profumi dalle formulazioni riduce notevolmente il rischio residuo di sensibilizzazione.
Commenti:- * Gli allergologi continuano ad utilizzare alcuni nomi commerciali come Kathon Bronopol ecc. che il consumatore non potrà mai trovare in una etichetta . Il progetto INCI nacque oltre 40 anni fa proprio per rendere identificabili in modo univoco per tutti i consumatori gli ingredienti dei cosmetici. Visto che l’unica prevenzione per l’allergia è evitare i prodotti che contengono l’allergene, è significativo che gli allergologi in 40 anni non abbiano ancora pensato ad utilizzare le denominazioni INCI.
- ** In realtà, parlando di tossicità degli ingredienti cosmetici, si dovrebbe considerare anche la sostanziale complicazione della fototossicità, cioè di quelle possibili risposte tossiche o reazioni fotocatalitiche innescate dall’azione schermante i raggi UV.
- *** Questa affermazione è il cavallo di battaglia della campagna per il SAFE COSMETIC ACT in corso in USA : dove effettivamente non esiste una normativa specifica che imponga un controllo tossicologico sui prodotti cosmetici ma non è corretta se ci si riferisce alle avanzate normative europee.
- I pigmenti derivati da minerali sono stati utilizzati da sempre per il make-up.
- La definizione Mineral make-Up è una definizione marketing, una geniale trovata per vendere di più, che non denota nessuna qualità specifica in termini di sicurezza, innoquità, naturalità, ecologia.
- I pigmenti cosiddetti “Minerali” possono alzare il rischio metalli pesanti nel cosmetico, fattore di rischio normato in Europa.
- I pigmenti cosidetti “Minerali” possono alzare il rischio nanoparticelle nel cosmetico, fattore di rischio normato in Europa.
- Il rischio nanoparticelle al momento non è ancora facilmente valutabile: adottando la definizione “a natural, incidental or manufactured material containing particles, in an unbound state or as an aggregate or as an agglomerate and where, for 50% or more of the particles in the number size distribution, one or more external dimensions is in the size range one nm – 100 nm.” molte argille ventilate potrebbero rientrare nelle restrizioni della norma.
Pubblicato il 11 dicembre 2012
(7300)
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