Perchè piacciono i cosmetici koreani ?
Perchè piacciono i cosmetici koreani ?
Cominciano a piacere, sembra siano oggetto di una nuova moda. Se ne parla con l’entusiasmo per la scoperta imprevista, la novità che scompiglia le carte sul tavolo, che cambia i paradigmi. Sono i cosmetici coreani. |
Sono stato in Corea del sud una decina di volte. Sempre per lavoro, oltre 20 anni fa. Erano gli anni in cui l’industria, soprattutto elettronica, coreana cominciava a soppiantare quella giapponese. Erano anche gli anni in cui, con quella che i coreani chiamano hallyu è montata, soprattutto nei vicini paesi asiatici, una sorta di onda favorevole, una vera e propria moda per tutto ciò che è coreano. Il Giappone stava entrando nel ventennio di stagnazione che alcuni economisti chiamano “the lost decades” ed i grandi gruppi giapponesi trasferivano know-how produttivo nei paesi asiatici geopoliticamente preferiti: Taiwan e Corea del sud. Nell’arco di una decina di anni, durante le mie visite, ho visto un paese povero dove i salari erano circa un decimo dei nostri, trasformarsi in una economia forte, aggressiva; non a caso le chiamano tigri asiatiche. LG si chiamava ancora Lucky Goldstar, Daewoo non era ancora fallita e Samsung era già una potenza. Sono Chaebol, in coreano credo significhi clan/famiglia, enormi conglomerati industriali che possono crescere a dismisura orizzontalmente e verticalmente, spaziando nei più diversi settori: dalle costruzioni navali, agli aeroplani, dalla chimica fine, alle automobili, dall’elettronica, all’industria tessile. Questa premessa per anticipare la particolarità di un gruppo della cosmesi con volumi di vendite che si avvicinano alla metà dell’intero mercato italiano del cosmetico, di un paese, relativamente piccolo e lontano, una nazione di cui non si sa neppure bene che nome abbia. Per avere una idea del suo giro di affari, è quasi come se tra 10 cosmetici, di qualunque tipo, venduti in Italia, quattro fossero della coreana Amore Pacific. Un risultato enorme che mette il gruppo tra i primi 20 giganti della cosmesi mondiale. La Corea del sud di oggi non è quella che visitai. Hanno un PIL quasi uguale al nostro, sestuplicato in 25 anni, e le esportazioni di cosmetici skin care sono aumentate del 1500% in 15 anni (1998~2012). Le esportazioni di cosmetici hanno superato i 2,64 miliardi di US$ su base annua. |
Cosmesi Coreana | ↑ |
Il fenomeno dell’hallyu cioè l’influenza della cultura e creatività coreane, non poteva non coinvolgere la cosmesi. In origine erano soap opera, attori e cantanti coreani che incontrarono un sorprendente successo in Giappone ed in Cina. Non deve stupire che dalle star del cinema e della TV si passasse ai canoni di bellezza. Attualmente le norme che regolano in Corea del sud quello che per noi è un cosmetico lo classificano in 3 categorie: cosmetico, cosmetico funzionale (antirughe, solari, schiarenti) e quasi-drug ( acne, colluttori, colorazione capelli ). Una impostazione che, almeno parzialmente , è simile a quella di altri paesi asiatici. A seconda della classificazione vengono richiesti controlli diversi. L’importazione è libera, sono finiti i tempi in cui, a supporto della l’industria nazionale vennero proibite per legge (1961) le importazioni di cosmetici. L’import di cosmetici funzionali e di quasi-drug comporta una approvazione pre-market. La Corea del sud ha recentemente approvato la legge che mette al bando i test su animali per i cosmetici dal 2018. La lunga dominazione giapponese ante guerra aveva tracciato una pesante influenza della cosmesi giapponese, con i suoi prodotti e le sue routine. I primi grandi gruppi coreani che nacquero ormai 70 anni fa, Amorepacific e LG houseold &healtcare avevano produzioni fortemente influenzate dalla cosmesi giapponese. Come tipologia di prodotti, era notevole il peso di maschere e polveri e come accade spesso nei paesi asiatici già da molti anni è presente e rilevante un segmento di cosmesi per l’uomo, che in occidente stenta a decollare. Dopo la guerra fra le due Coree l’influenza della cultura occidentale e della cosmesi europea si fa sentire, non è un caso che la traslitterazione del gruppo leader utilizzi una parola italiana “AMORE”. Il mercato coreano è dominato da 2 chaebol(Amorepacific 34% e LG household & healthcare 10%) che assieme sopravanzano ampiamente le marche estere (25%). Solo nel 2014 le esportazioni di cosmetici dalla Corea hanno superato le importazioni, in parte per il grande effetto hallyu sul mercato cinese, in parte per il successo globale del concept delle BB cream e del make-up “cushion”. Puntando molto sulla creatività sono stati notevoli gli investimenti in ricerca e sviluppo (R&D) ed è facile nel cosmetico coreano trovare soluzioni formulative e di design particolarmente originali e innovative. Con l’hallyu, la comunicazione si è evoluta puntando sempre più sulla “bellezza asiatica” e sulle cure tradizionali patrimonio della cultura orientale, in coreano l’Hanbang. The e ginseng possono entrare nel cosmetico coreano in tutte le salse. Come in tutte le aziende marketing oriented non si trascurano concept che “funzionano” a livello globale. Il concept delle BB cream ci raccontano che provenga da formulazioni tedesche e molte marche, evidentemente in Corea non ci sono norme rigide come quelle europee per impedire che il cosmetico possa essere confuso con il cibo, propongono cosmetici che nel design complessivo, cioè nel packaging, nel aroma, ecc.., evocano prodotti alimentari. Le grandi dimensioni industriali dei chaebol e la tendenza a creare trust verticali che controllavano tutta la filera produttiva ha fatto si che in Corea del sud si sviluppasse anche una importante industria della chimica fine e delle biotecnologie per fornire all’industria cosmetica ingredienti innovativi ad alta tecnologia. |
Amorepacific | ↑ |
Oggi le vendite dirette attraverso le Amore ladies sono ancora rilevanti ed il gruppo ha creato alcune linee cosmetiche ad alto costo dedicate esclusivamente a questo sistema distributivo. La strategia del gruppo si caratterizza per la estrema frammentazione dei marchi. Sono suoi ben 28 marchi cosmetici : i più noti Laneige, Hera, Lirikos, Sulwhasoo destinati anche all’export in occidente.
L’obiettivo di entrare nel mercato europeo ed americano in Amorepacific non è di questi ultimi tempi. Una prima operazione verso l’europa nel 1990 , specialmente in Francia con il marchio Lirikos è fallita miseramente. I tempi non erano maturi per superare la diffidenza del consumatore europeo per linee con un “country of origin” non accattivante. Insomma 25 anni fa un cosmetico prodotto nella quasi sconosciuta Corea non aveva nessun appeal. Vagonate di telefonini, televisori, frigoriferi, automobili made in Corea hanno creato una immagine di affidabilità per i prodotti coreani che prima non c’era. A parte il successo della canzonetta Gangnam style la consumatrice europea non è stata sommersa dall’onda dell’hallyu e più che gli aspetti culturali-creativi in occidente vengono apprezzati la competitività ed affidabilità dei prodotti. Amorepacific poi, per superare le ultime diffidenze e barriere, ha investito creando un impianto produttivo a Chartres ed un centro di R&D a Parigi. Ho avuto modo di vedere il layout dell’impianto produttivo, con molte linee produttive in parallelo, quindi non una delle solite fabbriche “civetta”. È incredibile quante aziende cosmetiche presentino laboratori e impianti fingendo che la produzione sia effettivamente loro quando invece è quasi totalmente affidata anche nel design a terzisti.
Nel complesso gli investimenti in R&D sono relativamente alti: le pubblicazioni scientifiche dei ricercatori del gruppo o sponsorizzate sono molte, così come molti, oltre 200, sono i brevetti registrati anche a livello internazionale.
Altre marche coreane | ↑ |
Sotto ad Amorepacific i principali gruppi cosmetici sono:
Le marche più intriganti:
Nature Repubblic: la interpretazione coreana del cosmetico green
TonyMoly: con i suoi packaging estremamente originali
Too Cool for School: con il suo taglio decisamente giovanile.
Perché piacciono i cosmetici coreani? | ↑ |
Non credo esista una ragione specifica per cui ad un certo punto parte una moda e cresce esponenzialmente la domanda di uno specifico prodotto. Chi ha studiato le bolle speculative della finanza ancora si domanda che senso aveva più di un secolo fa la folle corsa all’acquisto di tulipani olandesi.
È indiscutibile la grandissima competitività del sistema politico-industriale cresciuto nella Corea del sud.
Ha avuto anche la grande fortuna di potersi espandere sull’enorme mercato cinese in una momento in cui il modello Giappone aveva perso il suo smalto, sfruttando anche l’influenza di un modello culturale trasferibile in altri paesi asiatici.
In occidente la differenza tra i modelli sociali e la cultura coreana e quelli di altri paesi asiatici (giapponesi o cinesi ) non è facilmente percepita, mentre è più forte il riconoscimento di una immagine di affidabilità legata al “country of origin” costruito con il successo dell’industria elettronica e automobilistica coreana.
I cosmetici coreani possono attirare il consumatore per la loro impronta di innovazione e creatività, giustificata anche dai grandi investimenti fatti in R&D . Investimenti possibili solo con certe economie di scala.
In termini di efficacia e funzionalità cosmetica, purtroppo, niente di veramente nuovo sotto il sole.
Come spesso succede nel marketing alcuni concept del cosmetico coreano hanno avuto un notevole successo, quando le stesse idee o prodotti analoghi in tempi e paesi diversi non l’hanno avuto.
Rodolfo Baraldini
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