Cosmetici primitivi, storici, tradizionali e anacronistici.
Alessandra mi chiede: Che ne pensa del ghassoul, del sapone d’Aleppo e del sapone nero?
Uno dei trend che la cosmesi cavalca da tempo è il recupero di idee formulative tradizionali o storiche.
La reason why, cioè la motivazione che rende credibili questi prodotti è legata alla rassicurazione, cioè risponde alla generica domanda di sicurezza del consumatore. In sostanza l’argomento è più o meno questo: è da 2000 anni che “funziona” quindi sicuramente non fa male…
Argomento debole , spesso fallace. Il progresso scientifico e tecnico ha soppiantato vecchi rimedi e prodotti proprio perchè meno efficaci e sicuri.
La psicologia da tempo studia: LA NOSTALGIA DEL PASSATO QUANDO IL PRESENTE E’ MIGLIORE, ed il marketing cosmetico di psicologia se ne intende.
I prodotti citati da Alessandra hanno nomi generici che ovviamente ogni produttore cosmetico può interpretare a suo modo.
Uno dei trend che la cosmesi cavalca da tempo è il recupero di idee formulative tradizionali o storiche.
La reason why, cioè la motivazione che rende credibili questi prodotti è legata alla rassicurazione, cioè risponde alla generica domanda di sicurezza del consumatore. In sostanza l’argomento è più o meno questo: è da 2000 anni che “funziona” quindi sicuramente non fa male…
Argomento debole , spesso fallace. Il progresso scientifico e tecnico ha soppiantato vecchi rimedi e prodotti proprio perchè meno efficaci e sicuri.
La psicologia da tempo studia: LA NOSTALGIA DEL PASSATO QUANDO IL PRESENTE E’ MIGLIORE, ed il marketing cosmetico di psicologia se ne intende.
I prodotti citati da Alessandra hanno nomi generici che ovviamente ogni produttore cosmetico può interpretare a suo modo.
SAPONE NERO
Può essere un qualunque sapone nero, dove il colore evoca l’estraneità, l’originalità del prodotto rispetto a qualunque altro sapone. Una delle marche che ha più cavalcato la moda della cosmesi tradizionale LUSH si è liberamente reinterpretata il SAPONE NERO , con un sapone basato su liquerizia e catrame . Di cui una vecchia lista ingredienti recita,
INCI: GLYCYRRHIZA GLABRA ,PROPYLENE GLYCOL ,SODIUM RAPESEEDATE ,SODIUM SUNFLOWERATE ,SODIUM COCOATE,PROFUMO ,SODIUM STEARATE,SODIUM LAURYL SULFATE ,CHARCOAL,SANTALUM ALBUM ,ANIBA ROSAEODORA ,SODIUM CHLORIDE ,GERANIOL ,LINALOOL ,LUSTRE SPARKLE .
Sempre nero il sapone Lovea .
INCI: AQUA (WATER) SUNFLOWER SEED OIL GLYCERIDES OLEIC ACID POTASSIUM HYDROXIDE OLEA EUROPAEA (OLIVE) FRUIT OIL SODIUM CHLORIDE SODIUM HYDROXIDE CARAMEL .
dove il CARAMEL non è altro che il colorante che scurisce un sapone abbastanza normale.
Sull’onda della cosmesi tradizionale una bella linea ( PLANET SPA) del colosso AVON presenta il suo SAPONE NERO;
INCI: AQUA ,STEARIC ACID,GLYCERIN ,PEG-6,LAURIC ACID,POTASSIUM HYDROXIDE , SODIUM LAURETH SULFATE , DIPROPYLENE GLYCOL ,GLYCOL STEARATE , POLYETHYLENE,BENZYL ALCOHOL ,PARFUM SODIUM METHYL COCOYL TAURATE , COCAMIDOETHYL BETAINE , GLYCERETH-26, ,DISODIUM EDTA , EUCALYPTUS GLOBULUS , MOROCCAN LAVA CLAY, AMBER EXTRACT OLEA EUROPAEA , POTASSIUM BENZOATE,POTASSIUM SORBATE,PHENOXYETHANOL,CITRIC ACID , CI 77492 , CI 77499 .
dove un po’ di argilla Marocchina permette di parlare anche di esfoliazione.
E’ proprio vero che con l’idea del sapone nero, ognuno se la canta e se la suona come gli pare. A parte quello che si trova nei negozietti etnici, sulla cui qualità e sicurezza non posso proprio pronunciarmi, visto che ho spesso trovato prodotti chiaramente non importabili e commercializzabili come cosmetici in europa, alcune marche europee vantano l’utilizzo di metodi tradizionali del sapone nero, africano o magrebino.
Alla base di queste ricette tradizionali ci dovrebbe essere l’utilizzo delle ceneri vegetali come alkalinizzanti per la saponificazione. Come poi è sempre stato fatto anche per la produzione tradizionale del sapone di marsiglia o di castiglia. Il sapone nero magrebino si presenta come una pasta, color marron, morbida .Dovrebbe essere prodotto solo con olio d’oliva . Il sapone nero africano è più consistente , grezzo , grumoso e dovrebbe utilizzare oli o burri locali, in Senegal e Ghana oltre al karitè c’è anche il cacao.
Rodolfo Baraldini
pubblicato il 22 Luglio 2013
Filtrando poco le ceneri per produrre la lisciva si possono produrre anche saponi con paste leggermente esfolianti. Per entrambi questi saponi neri se si utilizzano alkalinizzanti deritavi da ceneri vegetali la salificazione può essere incompleta e facilmente si possono trovare saponi neri tradizionali non fortemente sgrassanti, nonostante il fatto che, essendo morbidi e pastosi , si sia portati ad utilizzarne una dose eccessiva sulla pelle.
Una società inglese vende come sapone nero tradizionale africano l’ AKAMUKI BLACK SOAP. La lista ingredienti che pubblicano nel sito è decisamente improbabile : Saponified Wildcrafted Shea Butter (Butyrospermum parkii), Saponified Coconut Oil (Sodium cocoate), Saponified Palm Oil (Sodium palmate).
SAPONE DI ALEPPO
Si tratta di un altro sapone tradizionale, tornato di moda e proposto da diverse marche con diverse formulazioni. La tradizione vorrebbe che fosse prodotto saponificando olio di oliva e olio di alloro ( Laurus Nobilis ) con lisciva, cioè il liquido alcalino estratto dalla cenere. Alcuni testi parlano di bicarbonato di sodio, ma è un evidente errore di traduzione visto che il bicarbonato è una base debole e può saponificare, con processo un po’ lunghino e complesso, un acido libero ma non un estere.
Si tratta invece molto più probabilmente della lisciva prodotta da ceneri di salsola , quindi ricca di carbonato di sodio non bicarbonato di sodio. Di fatto è lo stesso processo utilizzato nell’antichità in tutto il mediterraneo per la produzione del sapone: marsiglia, castiglia o simili.
Se ne ricava un sapone in pasta meno morbida del sapone nero tradizionale e decisamente verde.
Il sapone d’Aleppo appena prodotto può avere un bel colore verdastro dipendente dalla clorofilla contenuta nell’olio di oliva, che vira verso il giallo quando in superficie la clorofilla ossida.
Da notare che gli oli di qualità non sono verdi, è un vecchio trucco dei frantoi sofisticare gli oli aggiungendo foglie durante la spremitura in modo che ci sia più clorofilla o utilizzare il “verdone” l’olio di bassa qualità e seconda spremitura per ingannare i consumatori che credono che un olio verde sia di più alta qualità.
Nel sapone d’Aleppo industriale l’intensa colorazione verde di alcune produzioni, può essere dovuta anche all’aggiunta di clorofilla .
Il sapone vanta una presunta azione antisettica ed antimicrobica dovuta all’olio di Laurus Nobilis che nobiliterebbe il prodotto al punto che molti produttori ne reclamizzano le alte concentrazioni . Come dire più olio di laurus nobilis c’è, più vale il sapone. Peccato che l’utilizzo dell’Olio di Laurus Nobilis nei cosmetici sia espressamente proibito dalla normativa europea.
La direttiva ed il regolamento sono poco chiari e l’applicazione di questo divieto può essere evidentemente bypassata , vista la quantità di saponi d’aleppo importati e prodotti all’interno dalle UE.
Negli allegati del regolamento europeo, tra le sostanze che non possono entrare in nessuna concentrazione nei cosmetici, c’è proprio il laurus nobilis seed oil descritto come fixed oil, quindi olio da spremitura. Invece l’inci “laurus nobilis fruit oil” , identificato con lo stesso numero CAS Number, è registrato correttamente senza restrizioni nell’inventario Cosing.
Pochi sanno la precisa ragione per cui, all’interno della UE, l’olio di Laurus Nobilis è stato proibito nel cosmetico . Oltre 35 anni fa in Germania ci fu una vera epidemia di dermatiti e allergie da contatto dovuta ad un utilizzo di questo olio, anche nell’industria tessile.
L’incidenza di reazioni fu altissima, a memoria oltre il 6% su patch test di migliaia di casi. A quei tempi, mancavano gli strumenti analitici per capire le cause “molecolari” di tutte quelle dermatiti ed allergie. Alcuni le attribuirono ai sesquiterpene lactone custolonide e sostanze congeneri dell’olio di bacche di alloro che contaminava l’olio di semi. Infatti l’olio di bacche può contenere vari sesquiterpenelactone anche al 5%.
Quindi proprio i frutti più che i semi sarebbero causa della reazione e considerare l’olio di semi proibito mentre l’olio di bacche andrebbe benissimo sembra un tipico nonsense cosmetico. Personalmente sospetto che ci fossero anche altri problemi legati alla contaminazione e perossidazione di chissà che razza di olio industriale.
Oggi non sono riportati casi significativi di allergia e dermatiti dai cosiddetti saponi di aleppo e a parte la presenza di methyl eugenol ( potenziale cancerogeno ) gli estratti da frutti ( bacche ) di alloro hanno ripreso a circolare nell’industria degli aromi. Direttiva e regolamento cosmetico dicono che l’utilizzo di questa sostanza è assolutamente proibito nel cosmetico, quindi chi produce e commercializza sapone di aleppo deve districarsi in questa materia, controversa e non semplice .
Manca una buona gascromatografia dell’olio che scatenò 40 anni fà il bando legale di questa ingrediente cosmetico e la redazione del dossier di sicurezza del prodotto mi sembra problematica.
I rischi di dermatiti ed allergie che hanno provocato il bando sono riportati in letteratura
Come aroma , l’olio essenziale o l’assoluto di alloro è normalmente trattato dall’industria, nonostante la possibile presenza di methyl eugeniol ed è classificato “sicuro” Gras dall’FDA.
Ritengo che se la moda del Sapone d’Aleppo proseguirà, dovrebbe essere richiesta una nuova opinione del SCCS, il comitato scientifico europeo per la sicurezza dei prodotti al consumo, che dirima la questione.
Si tratta invece molto più probabilmente della lisciva prodotta da ceneri di salsola , quindi ricca di carbonato di sodio non bicarbonato di sodio. Di fatto è lo stesso processo utilizzato nell’antichità in tutto il mediterraneo per la produzione del sapone: marsiglia, castiglia o simili.
Se ne ricava un sapone in pasta meno morbida del sapone nero tradizionale e decisamente verde.
Il sapone d’Aleppo appena prodotto può avere un bel colore verdastro dipendente dalla clorofilla contenuta nell’olio di oliva, che vira verso il giallo quando in superficie la clorofilla ossida.
Da notare che gli oli di qualità non sono verdi, è un vecchio trucco dei frantoi sofisticare gli oli aggiungendo foglie durante la spremitura in modo che ci sia più clorofilla o utilizzare il “verdone” l’olio di bassa qualità e seconda spremitura per ingannare i consumatori che credono che un olio verde sia di più alta qualità.
Nel sapone d’Aleppo industriale l’intensa colorazione verde di alcune produzioni, può essere dovuta anche all’aggiunta di clorofilla .
Il sapone vanta una presunta azione antisettica ed antimicrobica dovuta all’olio di Laurus Nobilis che nobiliterebbe il prodotto al punto che molti produttori ne reclamizzano le alte concentrazioni . Come dire più olio di laurus nobilis c’è, più vale il sapone. Peccato che l’utilizzo dell’Olio di Laurus Nobilis nei cosmetici sia espressamente proibito dalla normativa europea.
La direttiva ed il regolamento sono poco chiari e l’applicazione di questo divieto può essere evidentemente bypassata , vista la quantità di saponi d’aleppo importati e prodotti all’interno dalle UE.
Negli allegati del regolamento europeo, tra le sostanze che non possono entrare in nessuna concentrazione nei cosmetici, c’è proprio il laurus nobilis seed oil descritto come fixed oil, quindi olio da spremitura. Invece l’inci “laurus nobilis fruit oil” , identificato con lo stesso numero CAS Number, è registrato correttamente senza restrizioni nell’inventario Cosing.
Pochi sanno la precisa ragione per cui, all’interno della UE, l’olio di Laurus Nobilis è stato proibito nel cosmetico . Oltre 35 anni fa in Germania ci fu una vera epidemia di dermatiti e allergie da contatto dovuta ad un utilizzo di questo olio, anche nell’industria tessile.
L’incidenza di reazioni fu altissima, a memoria oltre il 6% su patch test di migliaia di casi. A quei tempi, mancavano gli strumenti analitici per capire le cause “molecolari” di tutte quelle dermatiti ed allergie. Alcuni le attribuirono ai sesquiterpene lactone custolonide e sostanze congeneri dell’olio di bacche di alloro che contaminava l’olio di semi. Infatti l’olio di bacche può contenere vari sesquiterpenelactone anche al 5%.
Quindi proprio i frutti più che i semi sarebbero causa della reazione e considerare l’olio di semi proibito mentre l’olio di bacche andrebbe benissimo sembra un tipico nonsense cosmetico. Personalmente sospetto che ci fossero anche altri problemi legati alla contaminazione e perossidazione di chissà che razza di olio industriale.
Oggi non sono riportati casi significativi di allergia e dermatiti dai cosiddetti saponi di aleppo e a parte la presenza di methyl eugenol ( potenziale cancerogeno ) gli estratti da frutti ( bacche ) di alloro hanno ripreso a circolare nell’industria degli aromi. Direttiva e regolamento cosmetico dicono che l’utilizzo di questa sostanza è assolutamente proibito nel cosmetico, quindi chi produce e commercializza sapone di aleppo deve districarsi in questa materia, controversa e non semplice .
Manca una buona gascromatografia dell’olio che scatenò 40 anni fà il bando legale di questa ingrediente cosmetico e la redazione del dossier di sicurezza del prodotto mi sembra problematica.
I rischi di dermatiti ed allergie che hanno provocato il bando sono riportati in letteratura
- (Paschoud 1962).
- (Calnan 1970).
- (Wagner 1959).
- (Bandmann and Dohn 1960).
- (Foussereau et al. 1967).
- (Asakawa et al. 1974).
- (Mitchell 1975).
Come aroma , l’olio essenziale o l’assoluto di alloro è normalmente trattato dall’industria, nonostante la possibile presenza di methyl eugeniol ed è classificato “sicuro” Gras dall’FDA.
Ritengo che se la moda del Sapone d’Aleppo proseguirà, dovrebbe essere richiesta una nuova opinione del SCCS, il comitato scientifico europeo per la sicurezza dei prodotti al consumo, che dirima la questione.
GHASSOUL
Si tratta di una argilla smectica , cioè lavante, estratta da una cava nell’area di Ghassoul in Algeria. Da millenni le argille sono utilizzate per la detersione, per la capacità di creare colloidi sgrassanti in acqua. L’inci “solum follonum” riferito alle generiche argille ricorda la follatura e la “terra da follone” , cioè i processi per sgrassare la lana individuati già nella antica Roma.
Quindi praticamente tutte le argille, bentoniti, hectoriti, montmerilloniti ecc.. hanno un potere lavante e, come molti fanno, è sufficiente includerle in shampoo o saponi per vantare una detergenza con un effetto seboassorbente oltre che un blando effetto levigante. Tutte le argille in acqua , poi, possono realizzare maschere e impacchi che oltre all’effetto seboassorbente , sulla pelle possono produrre una temporanea idratazione. Non c’è alcuna evidenza che le argille algerine siano più efficaci di altri “solum follonum” né si può rintracciare una qualche differenza nell’utilizzo tradizionale algerino delle argille lavanti rispetto a quello che per millenni si è fatto in tutto il bacino del mediterraneo.
tratto dall’Enciclopedia Britannica
The substance is found in a wide range of natural colours, from brown or green to yellow and white. Fuller’s earth is used to refine and decolourize petroleum products, cottonseed and soy oils, tallow, and other fats and oils. Its high adsorptive power also makes it commercially important in the preparation of animal litter trays and assorted degreasing agents and sweeping compounds. Fuller’s earth usually occurs as a by-product of the decomposition of feldspar or from the slow transformation of volcanic glass into crystalline solids. Major deposits of fuller’s earth have been found in England, in Japan, and in Florida, Georgia, Illinois, and Texas, U.S.
fuller’s earth
:any fine-grained, naturally occurring earthy substance that has a substantial ability to adsorb impurities or colouring bodies from fats, grease, or oils. Its name originated with the textile industry, in which textile workers (or fullers) cleaned raw wool by kneading it in a mixture of water and fine earth that adsorbed oil, dirt, and other contaminants from the fibres.Fuller’s earth consists chiefly of hydrated aluminum silicates that contain metal ions such as magnesium, sodium, and calcium within their structure. Montmorillonite is the principal clay mineral in fuller’s earth, but other minerals such as kaolinite, attapulgite, and palygorskite also occur and account for its variable chemical composition. Though similar in appearance to clay, fuller’s earth differs by being more fine-grained and by having a higher water content. It also crumbles into mud when mixed with water, so it has little natural plasticity.The substance is found in a wide range of natural colours, from brown or green to yellow and white. Fuller’s earth is used to refine and decolourize petroleum products, cottonseed and soy oils, tallow, and other fats and oils. Its high adsorptive power also makes it commercially important in the preparation of animal litter trays and assorted degreasing agents and sweeping compounds. Fuller’s earth usually occurs as a by-product of the decomposition of feldspar or from the slow transformation of volcanic glass into crystalline solids. Major deposits of fuller’s earth have been found in England, in Japan, and in Florida, Georgia, Illinois, and Texas, U.S.
Concludendo : un trattamento cosmetico tradizionale o cade in disuso perché meno affidabile, efficace e sicuro dei trattamenti moderni o viene evocato e riformulato dalla cosmesi moderna .
Nel Sapone Nero, nel Sapone di Aleppo e nel Ghassoul non ci sono particolari pregi o vantaggi cosmetologici .
La maggioranza dei saponi o degli impacchi di argilla autoprodotti potrebbero avere efficacia e qualità comparabili se non migliori.
Nel Sapone Nero, nel Sapone di Aleppo e nel Ghassoul non ci sono particolari pregi o vantaggi cosmetologici .
La maggioranza dei saponi o degli impacchi di argilla autoprodotti potrebbero avere efficacia e qualità comparabili se non migliori.
lavoro minorile in Ghana | Nota importante: nella vendita e nella pubblicità di questo tipo di prodotti spesso si fa riferimento anche a tematiche di fair trade e social accountability. In sostanza si richiama la compassione del consumatore verso popolazioni del terzo mondo, povere e disagiate, che ricaverebbero beneficio direttamente o indirettamente dal commercio di questi cosmetici tradizionali o etnici . E’ una materia di complessa interpretazione e poche marche pagano le royalties per le certificazioni Fair Trade o possono introdurre procedure certificate di social accountability. Non basta dare lavoro ed un reddito a popolazioni del terzo mondo per potersi considerare FAIR TRADE ed il marketing che promuove le proprie vendite utilizzando questi argomenti si spera che abbia un po’ di pudore e che sia onesto. |
Rodolfo Baraldini
pubblicato il 22 Luglio 2013
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