AMOREPACIFIC Time Response Eye Renewal Creme. OPS! Più di 100 ingredienti
Da noi pochi conoscono Amorepacific, il gigante koreano della cosmesi. Anche se le sue vendite sono prevalentemente sul mercato interno, il gruppo è un leader mondiale della cosmesi. Con vendite annue oltre i 3,5 miliardi di US$ nel 2014 ha raggiunto la 14 posizione nel ranking mondiale delle aziende cosmetiche e nel 2015 la proiezione indica che supererà i 4,2 miliardi.
Grande gruppo in forte ascesa.
Per aprirsi ad altri mercati hanno anche impianti di produzione in Francia e hanno un centro ricerca che con l’aiutino di ricercatori , tecnologi e cosmetologi di fama internazionale, ne conosco uno italiano, ha prodotto innovazione e tecnologia avanzata da fare invidia.
A parte la marca Lolita Lempicka e qualche prodotto Laneige non è ben distribuita in Europa, nonostante sia da anni nel catalogo Sephora. Ma visto il grande successo commerciale del gruppo e l’originalità e innovazione che contraddistingue alcuni suoi prodotti vale la pena vedere come si posizionano nella fascia di prodotti sopra i 10.000 €/litro.
Dai grandi gruppi c’è sempre da imparare.
Ho trovato un prodotto che mi sembra “esemplare”.
Prezzi e informazioni rilevate in rete nei siti della marca o nei siti di vendita on-line.
Da 100 a 125 ingredienti. Non ci penso neppure di contarli! Bella sfida per chi vorrebbe fare reverse engineering, cioè riprodurre un cosmetico analogo partendo dalla lista ingredienti. Come è emulsionato ? come è conservato ? Quali sono gli attivi che effettivamente fanno qualcosa ? La comunicazione enfatizza la Camellia sinensis cioè il the di cui, se non ricordo male, la stessa Amorepacific possiede intere piantagioni. The in tutte le salse.
L’acqua di the, CAMELLIA SINENSIS LEAF WATER in prima posizione, è un elegante espediente per oscurare il fatto che le emulsioni sono fatte soprattutto di acqua. La strada, percorsa anche da altre marche cosmetiche, è quella di utilizzare succhi o acque estratte per distillazione da frutti o vegetali. C’è un problema di costo, costano ovviamente più dell’acqua di rubinetto, più o meno demineralizzata.
Ma considerato che dal processo di essicazione delle foglie di the si estrae quasi un 70% del loro peso in acqua, basta un condensatore per produrre acqua da foglie di the a basso costo. Alcune marche, magari barando un po’ con dei concentrati, utilizzano succhi come quello d’aloe. Sempre di acqua al 99% e oltre si tratta. L’equilibrio della formula non cambia, ma in etichetta appare un bel succo o estratto vegetale al posto dell’acqua in prima posizione.
Tra gli estratti dal the compaiono anche CAMELLIA SINENSIS CALLUS CULTURE EXTRACT, CAMELLIA SINENSIS CALLUS CULTURE CONDITIONED MEDIA che, tradotti in un linguaggio umano utile al marketing, sono poi estratti da colture di staminali vegetali, cellule meristemiche o il loro “brodo di coltura”.
Essendo estratti, nessuno può dire se nel cosmetico ce ne sono quantità omeopatiche, cioè che non fanno una cippa, o funzionali.
Sono personalmente contrario ai pastrocci.
Capisco come molti consumatori abbiano la strana idea che più roba c’è dentro, più è lunga la lista ingredienti, più vale.
Ecco allora gli oli con 31 ingredienti, le lozioni con 45 estratti vegetali, gli amari con 100 erbe e via di seguito.
Sono assurdità formulative, veri e propri pasticci.
Ogni estratto, quando non si tratta di sostanze congeneri, può contenere 10 sostanze chimiche diverse.
Il mix di 30 estratti comporta un numero enorme di possibili combinazioni i cui effetti, nel bene e nel male, sono molto difficilmente prevedibili.
Poi il calcolo del rischio, considerando anche il possibile effetto cocktail, è gestibile, se e solo se, le quantità di molti di questi ingredienti sono omeopatiche quindi irrilevanti.
La confezione, a parte il solito colore oro, che soprattutto in oriente sembra essere un requisito indispensabile per far pagare prezzi esagerati, è frutto di un design elaborato: l’apertura controintuitiva del vasetto, piccole asimmetrie, metallizzazioni a specchio alternate con satinature. Anche nel cucchiaino-spatolina con cui prelevare la crema senza retro-contaminare il prodotto si nota una voluta ricercatezza.
Può non piacere, ma è frutto di un notevole design che da vari anni ha premiato la marca.
Alcuni ingredienti provengono dalla massima ricerca biotecnologica nell’area asiatica, difficile intuire se nel grande minestrone sono inseriti a dosi efficaci. Come tutti i prodotti della fascia prestige e lusso , il marketing spinge la comunicazione più sul sogno che sulla efficacia documentabile.
Rodolfo Baraldini
pubblicato 16 ottobre 2015
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