Oli Vegetali o Paraffine, cosa è meglio ?
Parlando qui http://www.nononsensecosmethic.org/?p=47955 di paraffine e di come non fossero naturalmente presenti nel sebo umano ho fatto notare che visto che “le paraffine non partecipano direttamente ai … processi metabolici… non sarebbe necessariamente un difetto da un punto di vista cosmetologico, visto che potrebbero svolgere una buona funzione barriera ( quindi anche idratante ) senza rischi di interazioni fisiologiche indesiderate.”
Viviana mi chiedeva di approfondire il discorso sull’utilizzo delle paraffine nei cosmetici;dice Viviana :” Io non sono molto d’accordo che non ci possano essere interazioni indesiderate. Anche se indirettamente potrebbe causare l’occlusione dei pori ad esempio,con conseguente formazione di brufoli e punti neri. O mi sbaglio?E sul fatto che faccia da barriera…non potreste suggerire di riferirci a materia più dermoaffine che abbia la stessa funzione al fine di evitare ulteriore inquinamento e magari con qualche beneficio in più per la pelle(per quanto limitati siano gli effetti dei cosmetici)?”
Chimicamente, considerando da cosa sono in genere composti gli oli vegetali e le paraffine, la domanda diventa:
Trigliceridi o Idrocarboni : cosa è meglio ?
Purtroppo l’allarmismo o la cattiva informazione dilagante non permettono di fare facilmente il punto ed approfondire l’argomento. Di false informazioni ne circolano talmente tante che diventa difficile analizzarle essendo accurati e concisi nello stesso tempo.
Siccome l’aspetto ambientalista ed ecologico della faccenda non è irrilevante:
facciamo finta che tutti gli idrocarboni (hydrocarbon) che si utilizzano nei cosmetici siano derivati da una pianta.
Immaginiamo una bella pianta la Paraffinis Selvatica, da cui vengono estratti tutti i derivati del petrolio attualmente utilizzati nel cosmetico. Questo ci permette di ragionare di cosmesi, vedendo solo il rapporto che ha il cosmetico con la pelle e non dell’impatto sociale ed ambientale che hanno petrolio e suoi derivati.
Tra l’altro la simulazione è realistica visto che alkani ed idrocarboni simili potrebbero benissimo venir prodotti partendo da estratti, soprattutto oli, vegetali e già il mercato cosmetico offre materie prime simili di sola estrazione vegetale.
La maggioranza degli idrocarboni cosmetici sono derivati dal petrolio, in quanto il petrolio è la sorgente più economica ( possono essere i residui di lavorazione dei carburanti per autotrazione ).
Il termine inglese hydrocarbon è normalmente tradotto con idrocarburi, termine che qui preferisco non utilizzare. Se qualcuno conosce un termine in italiano migliore di IDROCARBONI, ogni suggerimento è gradito.
La parola idrocarburi mette diffidenza e fa pensare comunque ad un combustibile o qualcosa che brucia e fa fumo. Gli idrocarburi o idrocarboni sono sostanze organiche interamente composte da Carbonio e Idrogeno.
La prima paraffina ( termine chimicamente comunque un po’ vago che deriva dal latino “parum affinis”= poco affine ) venne identificata nell’800 da un geniale tedesco di cui non ricordo il nome che la estrasse dal catrame di legna ( la pece che si utilizzava per calafatare le barche ). Alkani, cioè idrocarburi saturi affini alle paraffine sono presenti naturalmente in frutta e verdura, per non parlare poi di idrocarburi ramificati ed insaturi come lo squalene C30H50, presente nel nostro sebo o nell’olio di oliva..
Un altro idrocarbonio molto conosciuto e diffuso che si può trovare nei cosmetici è il C40H56. Prima di lanciare l’allarme rosso ( anzi arancio ) per bandire tutti i cosmetici che lo contengono è giusto sapere che si tratta del CAROTENE.
I trigliceridi sono invece i lipidi più comuni, negli animali e nelle piante, composti da 3 acidi grassi legati ( esterificati ) con una molecola di glicerolo.
Nel cosmetico: sono migliori i trigliceridi o gli idrocarboni ?
La pelle umana si auto-protegge principalmente con un mantello lipidico, che si forma e si rinnova continuamente grazie ai lipidi epidermici ed al sebo.
Per la presenza dello squalene, un idrocarbone esclusivo della pelle umana, si può affermare che anche gli idrocarboni sono parte integrante del nostro sistema barriera.
Il sebo di altri animali, come ad esempio la lanolina delle pecore, contiene altri idrocarboni sotto forma di alkani più simili alla paraffina.
Così la cera d’api e altre cere, candelilla , carnauba, possono essere ricche di paraffine e idrocarboni, lineari o ramificati.
Idrocarboni lineari e saturi analoghi alle paraffine si trovano anche nel mondo vegetale, nel sottile strato di cera protettiva di foglie o nella buccia dei frutti.
Questa premessa per chiarire che volendo scegliere tra trigliceridi degli oli vegetali e idrocarboni la convinzione che gli oli vegetali siano naturali e dermoaffini mentre gli idrocarboni non lo sono per nulla è sbagliata.
Gli idrocarboni ramificati affini allo squalene o alla sua forma satura e stabile, lo squalane, sono anche loro dermoaffini-
Il che non è necessariamente un pregio.Come dicevo se si concepisce un cosmetico per aumentare l’azione barriera senza interagire con il metabolismo della pelle non è affatto necessario che la sostanza sia affine, anzi può essere preferibile che se ne stia ben fuori dalla pelle e che non interagisca con i percorsi metabolici e biochimici dei tessuti cutanei.
Il formulatore deve valutare la funzionalità dell’ingrediente cosmetico in base alla sua efficacia. L’ingrediente diventa un attivo che interagisce con la biochimica della pelle penetrandola ma può anche comportarsi come rivestimento lubrificandola, occludendola, colorandola, profumandola. Visto che l’occlusione della perdita d’acqua transcutanea ( la famosa TEWL: Trans Epidermal Water Loss ) è il principale agente di idratazione conosciuto, ingredienti che se ne stanno ben al di fuori della pelle, possono essere ottimi idratanti.
La non dermoaffinità di un ingrediente non deriva da dove viene estratto, tanto meno da un nome chimico che fa pensare a raffinerie e cracking chimici.
L’efficacia e funzionalità di un ingrediente cosmetico è faccenda complessa.
Anche sulla affinità dei lipidi contenuti negli oli vegetali con quelli del sebo si è un po’ barato. Infatti gli acidi grassi caratteristici nel sebo sono assolutamente atipici nel mondo vegetale. Si tratta di acidi omega 10 ( sapienico, sebaleico ) di cui ancora non sono ben compresi i percorsi chemo-enzimatici che ne regolano sintesi e metabolismo.
OCCLUSIONE E COMEDOGENICITÁ
Uno degli argomenti utilizzati da Viviana contro le paraffine (..Anche se indirettamente potrebbe causare l’occlusione dei pori ad esempio,con conseguente formazione di brufoli e punti neri… ) merita un approfondimento. NON É DIMOSTRATO CHE LE PARAFFINE SIANO COMEDOGENICHE, anzi…Vari studi recenti dimostrerebbero che sono molto meno comedogeniche dell’acido oleico.
La materia della comedogenicità di un ingrediente cosmetico è controversa.
1° la presenza di un ingrediente comedogenico in un cosmetico non significa affatto che il cosmetico sia comedogenico.
2° molti vecchi test eseguiti su animali ( si eseguiva il test su orecchie di conigli albini ) non sono significativi e non hanno ricevuto conferma nei test in vivo su uomini.
3° molte tabelle che circolano su internet con liste di ingredienti comedogenici, non solo non considerano i primi 2 punti, ma spesso non hanno nessun riferimento a test e misure verificabili o eseguite con metodo scientifico.
L’occlusione a cui si fa riferimento per spiegare la forte idratazione indotta da lipidi e idrocarboni si esplica trattenendo l’acqua che evaporerebbe trasudando. Non necessariamente occludendo i dotti, come accade col comedone.
Sovraesponendo la pelle sia ad alcuni acidi grassi sia ad alcuni alkani e paraffine, in letteratura vengono riportate ipercheratosi ed acantosi di cui non si conosce il meccanismo causale.
I fattori cosmetologici da considerare per cui chi formula un cosmetico può preferire trigliceridi a idrocarboni o viceversa sono molti:
Emollienza: semplificando molto la emollienza cosmetica è la somma della spandibilità e lubrificazione.
Gli oli vegetali composti da trigliceridi hanno una emollienza relativamente “povera e piatta”.
Con pochissime eccezioni dovute alla viscosità o alla lunghezza e flessibilità delle catene lipidiche, il risultato sensoriale finale è limitato. Per ottenere una emollienza ed un “tocco” particolarmente piacevoli sono necessari particolari accorgimenti e sinergie con altri emollienti.
Purezza, escludendo i “soliti” contaminanti che il buon produttore cosmetico dovrebbe verificare: pesticidi, metalli pesanti ecc.. gli oli vegetali hanno normalmente livelli di contaminazione con agenti tossici o nocivi inferiore a quella degli idrocarboni di derivazione petrolifera. A titolo di esempio i PAH tossici che hanno provocato l’allarme cancerogenicità per le paraffine si trovano anche nell’olio di oliva, ma a concentrazioni 1000 volte inferiori a quelle del miglior olio di paraffina di grado farmaceutico.
Penetrazione, penetrazione e permeazione transcutanea sono funzione dei soliti parametri: peso molecolare, coefficiente di partizione , dimensioni e flessibilità della molecola, ionizzazione ecc….Gli idrocarboni essendo normalmente meno polari ( quindi hanno meno componenti idrofile ) dei trigliceridi possono penetrare più lentamente. Una volta penetrati i trigliceridi possono interagire con metabolismo e la biochimica cutanea mentre gli idrocarboni sono sostanzialmente inerti.
pH, i trigliceridi possono contribuire ad acidificare la pelle migliorando la barriera cutanea.
Azione antimicrobica, alcuni esteri di acidi grassi , in particolare laurico e caprilico, hanno una discreta azione antimicrobica .
Azione antiproliferativa, alcuni acidi grassi , in particolare gli insaturi soggetti a perossidazione , partecipano a processi antiproliferativi .
Azione antiinfiammatoria, spesso correlata alla precedente azione antiproliferativa.
Stabilità: trigliceridi, ma anche idrocarboni, insaturi sono portati ad ossidarsi. Un cosmetico con alte concentrazioni di poli-insaturi , se a contatto con l’aria, dovrebbe avere la data di scadenza.
Concludendo: non esiste una risposta cosmetologica alla domanda: Oli Vegetali o Paraffine , cosa è meglio ? Ci sono molti fattori che possono influenzare la scelta del cosmetologo per utilizzare una anziché l’altra categoria di ingredienti cosmetici. Ci sono anche molte ragioni per cui il mercato cosmetico sta abbandonando le paraffine che per oltre un secolo lo hanno dominato.
1- commerciale : rumori, mode e qualche ragione scientifica hanno messo in cattiva luce gli ingredienti cosmetici che il consumatore identificava come derivati del petrolio, che oggi non “aiutano” a vendere il cosmetico.
2-commerciale : il costo di paraffine, petrolati e derivati del petrolio di qualità e purezza idonea non è affatto molto minore del costo di alcuni oli vegetali.
3-ecologico : tutta la filiera del petrolio ha un pessimo impatto ambientale e l’ utilizzo cosmetico di derivati del petrolio, anche se è microscopico rispetto ad altri utilizzi industriali, non deve essere sottovalutato. Resta il fatto che un cosmetico venduto come ecologico perché non contiene neppure l’1% paraffine o derivati del petrolio ma che è contenuto in un packaging in plastica non biodegradabile a me sembra una ecologica presa in giro.
Rodolfo Baraldini
Pubblicato 7 dicembre 2013
Viviana mi chiedeva di approfondire il discorso sull’utilizzo delle paraffine nei cosmetici;dice Viviana :” Io non sono molto d’accordo che non ci possano essere interazioni indesiderate. Anche se indirettamente potrebbe causare l’occlusione dei pori ad esempio,con conseguente formazione di brufoli e punti neri. O mi sbaglio?E sul fatto che faccia da barriera…non potreste suggerire di riferirci a materia più dermoaffine che abbia la stessa funzione al fine di evitare ulteriore inquinamento e magari con qualche beneficio in più per la pelle(per quanto limitati siano gli effetti dei cosmetici)?”
Chimicamente, considerando da cosa sono in genere composti gli oli vegetali e le paraffine, la domanda diventa:
Trigliceridi o Idrocarboni : cosa è meglio ?
Purtroppo l’allarmismo o la cattiva informazione dilagante non permettono di fare facilmente il punto ed approfondire l’argomento. Di false informazioni ne circolano talmente tante che diventa difficile analizzarle essendo accurati e concisi nello stesso tempo.
Siccome l’aspetto ambientalista ed ecologico della faccenda non è irrilevante:
facciamo finta che tutti gli idrocarboni (hydrocarbon) che si utilizzano nei cosmetici siano derivati da una pianta.
Immaginiamo una bella pianta la Paraffinis Selvatica, da cui vengono estratti tutti i derivati del petrolio attualmente utilizzati nel cosmetico. Questo ci permette di ragionare di cosmesi, vedendo solo il rapporto che ha il cosmetico con la pelle e non dell’impatto sociale ed ambientale che hanno petrolio e suoi derivati.
Tra l’altro la simulazione è realistica visto che alkani ed idrocarboni simili potrebbero benissimo venir prodotti partendo da estratti, soprattutto oli, vegetali e già il mercato cosmetico offre materie prime simili di sola estrazione vegetale.
La maggioranza degli idrocarboni cosmetici sono derivati dal petrolio, in quanto il petrolio è la sorgente più economica ( possono essere i residui di lavorazione dei carburanti per autotrazione ).
Il termine inglese hydrocarbon è normalmente tradotto con idrocarburi, termine che qui preferisco non utilizzare. Se qualcuno conosce un termine in italiano migliore di IDROCARBONI, ogni suggerimento è gradito.
La parola idrocarburi mette diffidenza e fa pensare comunque ad un combustibile o qualcosa che brucia e fa fumo. Gli idrocarburi o idrocarboni sono sostanze organiche interamente composte da Carbonio e Idrogeno.
La prima paraffina ( termine chimicamente comunque un po’ vago che deriva dal latino “parum affinis”= poco affine ) venne identificata nell’800 da un geniale tedesco di cui non ricordo il nome che la estrasse dal catrame di legna ( la pece che si utilizzava per calafatare le barche ). Alkani, cioè idrocarburi saturi affini alle paraffine sono presenti naturalmente in frutta e verdura, per non parlare poi di idrocarburi ramificati ed insaturi come lo squalene C30H50, presente nel nostro sebo o nell’olio di oliva..
Un altro idrocarbonio molto conosciuto e diffuso che si può trovare nei cosmetici è il C40H56. Prima di lanciare l’allarme rosso ( anzi arancio ) per bandire tutti i cosmetici che lo contengono è giusto sapere che si tratta del CAROTENE.
I trigliceridi sono invece i lipidi più comuni, negli animali e nelle piante, composti da 3 acidi grassi legati ( esterificati ) con una molecola di glicerolo.
Nel cosmetico: sono migliori i trigliceridi o gli idrocarboni ?
La pelle umana si auto-protegge principalmente con un mantello lipidico, che si forma e si rinnova continuamente grazie ai lipidi epidermici ed al sebo.
Per la presenza dello squalene, un idrocarbone esclusivo della pelle umana, si può affermare che anche gli idrocarboni sono parte integrante del nostro sistema barriera.
Il sebo di altri animali, come ad esempio la lanolina delle pecore, contiene altri idrocarboni sotto forma di alkani più simili alla paraffina.
Così la cera d’api e altre cere, candelilla , carnauba, possono essere ricche di paraffine e idrocarboni, lineari o ramificati.
Idrocarboni lineari e saturi analoghi alle paraffine si trovano anche nel mondo vegetale, nel sottile strato di cera protettiva di foglie o nella buccia dei frutti.
Questa premessa per chiarire che volendo scegliere tra trigliceridi degli oli vegetali e idrocarboni la convinzione che gli oli vegetali siano naturali e dermoaffini mentre gli idrocarboni non lo sono per nulla è sbagliata.
Gli idrocarboni ramificati affini allo squalene o alla sua forma satura e stabile, lo squalane, sono anche loro dermoaffini-
Il che non è necessariamente un pregio.Come dicevo se si concepisce un cosmetico per aumentare l’azione barriera senza interagire con il metabolismo della pelle non è affatto necessario che la sostanza sia affine, anzi può essere preferibile che se ne stia ben fuori dalla pelle e che non interagisca con i percorsi metabolici e biochimici dei tessuti cutanei.
Il formulatore deve valutare la funzionalità dell’ingrediente cosmetico in base alla sua efficacia. L’ingrediente diventa un attivo che interagisce con la biochimica della pelle penetrandola ma può anche comportarsi come rivestimento lubrificandola, occludendola, colorandola, profumandola. Visto che l’occlusione della perdita d’acqua transcutanea ( la famosa TEWL: Trans Epidermal Water Loss ) è il principale agente di idratazione conosciuto, ingredienti che se ne stanno ben al di fuori della pelle, possono essere ottimi idratanti.
La non dermoaffinità di un ingrediente non deriva da dove viene estratto, tanto meno da un nome chimico che fa pensare a raffinerie e cracking chimici.
L’efficacia e funzionalità di un ingrediente cosmetico è faccenda complessa.
Anche sulla affinità dei lipidi contenuti negli oli vegetali con quelli del sebo si è un po’ barato. Infatti gli acidi grassi caratteristici nel sebo sono assolutamente atipici nel mondo vegetale. Si tratta di acidi omega 10 ( sapienico, sebaleico ) di cui ancora non sono ben compresi i percorsi chemo-enzimatici che ne regolano sintesi e metabolismo.
OCCLUSIONE E COMEDOGENICITÁ
Uno degli argomenti utilizzati da Viviana contro le paraffine (..Anche se indirettamente potrebbe causare l’occlusione dei pori ad esempio,con conseguente formazione di brufoli e punti neri… ) merita un approfondimento. NON É DIMOSTRATO CHE LE PARAFFINE SIANO COMEDOGENICHE, anzi…Vari studi recenti dimostrerebbero che sono molto meno comedogeniche dell’acido oleico.
La materia della comedogenicità di un ingrediente cosmetico è controversa.
1° la presenza di un ingrediente comedogenico in un cosmetico non significa affatto che il cosmetico sia comedogenico.
2° molti vecchi test eseguiti su animali ( si eseguiva il test su orecchie di conigli albini ) non sono significativi e non hanno ricevuto conferma nei test in vivo su uomini.
3° molte tabelle che circolano su internet con liste di ingredienti comedogenici, non solo non considerano i primi 2 punti, ma spesso non hanno nessun riferimento a test e misure verificabili o eseguite con metodo scientifico.
L’occlusione a cui si fa riferimento per spiegare la forte idratazione indotta da lipidi e idrocarboni si esplica trattenendo l’acqua che evaporerebbe trasudando. Non necessariamente occludendo i dotti, come accade col comedone.
Sovraesponendo la pelle sia ad alcuni acidi grassi sia ad alcuni alkani e paraffine, in letteratura vengono riportate ipercheratosi ed acantosi di cui non si conosce il meccanismo causale.
I fattori cosmetologici da considerare per cui chi formula un cosmetico può preferire trigliceridi a idrocarboni o viceversa sono molti:
Emollienza: semplificando molto la emollienza cosmetica è la somma della spandibilità e lubrificazione.
Gli oli vegetali composti da trigliceridi hanno una emollienza relativamente “povera e piatta”.
Con pochissime eccezioni dovute alla viscosità o alla lunghezza e flessibilità delle catene lipidiche, il risultato sensoriale finale è limitato. Per ottenere una emollienza ed un “tocco” particolarmente piacevoli sono necessari particolari accorgimenti e sinergie con altri emollienti.
Purezza, escludendo i “soliti” contaminanti che il buon produttore cosmetico dovrebbe verificare: pesticidi, metalli pesanti ecc.. gli oli vegetali hanno normalmente livelli di contaminazione con agenti tossici o nocivi inferiore a quella degli idrocarboni di derivazione petrolifera. A titolo di esempio i PAH tossici che hanno provocato l’allarme cancerogenicità per le paraffine si trovano anche nell’olio di oliva, ma a concentrazioni 1000 volte inferiori a quelle del miglior olio di paraffina di grado farmaceutico.
Penetrazione, penetrazione e permeazione transcutanea sono funzione dei soliti parametri: peso molecolare, coefficiente di partizione , dimensioni e flessibilità della molecola, ionizzazione ecc….Gli idrocarboni essendo normalmente meno polari ( quindi hanno meno componenti idrofile ) dei trigliceridi possono penetrare più lentamente. Una volta penetrati i trigliceridi possono interagire con metabolismo e la biochimica cutanea mentre gli idrocarboni sono sostanzialmente inerti.
pH, i trigliceridi possono contribuire ad acidificare la pelle migliorando la barriera cutanea.
Azione antimicrobica, alcuni esteri di acidi grassi , in particolare laurico e caprilico, hanno una discreta azione antimicrobica .
Azione antiproliferativa, alcuni acidi grassi , in particolare gli insaturi soggetti a perossidazione , partecipano a processi antiproliferativi .
Azione antiinfiammatoria, spesso correlata alla precedente azione antiproliferativa.
Stabilità: trigliceridi, ma anche idrocarboni, insaturi sono portati ad ossidarsi. Un cosmetico con alte concentrazioni di poli-insaturi , se a contatto con l’aria, dovrebbe avere la data di scadenza.
Concludendo: non esiste una risposta cosmetologica alla domanda: Oli Vegetali o Paraffine , cosa è meglio ? Ci sono molti fattori che possono influenzare la scelta del cosmetologo per utilizzare una anziché l’altra categoria di ingredienti cosmetici. Ci sono anche molte ragioni per cui il mercato cosmetico sta abbandonando le paraffine che per oltre un secolo lo hanno dominato.
1- commerciale : rumori, mode e qualche ragione scientifica hanno messo in cattiva luce gli ingredienti cosmetici che il consumatore identificava come derivati del petrolio, che oggi non “aiutano” a vendere il cosmetico.
2-commerciale : il costo di paraffine, petrolati e derivati del petrolio di qualità e purezza idonea non è affatto molto minore del costo di alcuni oli vegetali.
3-ecologico : tutta la filiera del petrolio ha un pessimo impatto ambientale e l’ utilizzo cosmetico di derivati del petrolio, anche se è microscopico rispetto ad altri utilizzi industriali, non deve essere sottovalutato. Resta il fatto che un cosmetico venduto come ecologico perché non contiene neppure l’1% paraffine o derivati del petrolio ma che è contenuto in un packaging in plastica non biodegradabile a me sembra una ecologica presa in giro.
Rodolfo Baraldini
Pubblicato 7 dicembre 2013
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