ALLARME : ALLUMINIO nei cosmetici – QUANDO LA BUFALA SI INTRECCIA CON L’ALLARME REALE
COMINCIANO A COMPARIRE I COSMETICI “SENZA ALLUMINIO” o “ALUMINUM FREE”.
Come con gli ingredienti TOTEM ( Q10,DMAE, ecc. ) il marketing cosmetico non si preoccupa minimamente della conoscenza che ha il consumatore del perchè un particolare ingrediente dovrebbe valorizare un prodotto cosmetico, così negli ingredienti TABU’ le vere ragioni per cui un prodotto cosmetico dovrebbe essere migliore in quanto FREE o SENZA un particolare ingrediente vengono lasciate in balia della disinformazione o di qualche leggenda metropolitana.
In origine ogni ingrediente TABU’ ha una qualche ragione di preoccupazione reale, anche se , fino a prova contraria , comunque in Europa nessun cosmetico potrebbe essere commercializzato se non fosse sicuro.
link Purtroppo sull’Alluminio nei cosmetici è andato in giro per vari anni un tipico Hoax ( Bufala ) via e-mail.La mail , con riferimenti e firme scientifiche inventati , allarma con il solito slogan: “se trovi un cosmetico con scritto xxx in etichetta buttalo nella spazzatura, fa venire il cancro ” .
Come tutte le bufale in rete ha continuato a circolare nonostante abbia avuto anche smentite ufficiali.
C’è effettivamente uno studio che suggerisce di approfondire la valutazione del rischio del tumore al seno associato agli antitraspiranti a base di alluminio:
Darbre PD. Aluminium, antiperspirants and breast cancer. J Inorg Biochem. 2005 Sep;99(9):1912-9. PubMed PMID: 16045991.
Ma gli studi della Dabre , sempre a lei si devono gli allarmi sul possibile collegamento tra parabeni e tumori al seno, non sono condotti con metodi probatori ; al massimo lanciano ragionevoli dubbi sul fatto che potrebbero esserci collegamenti con il tumore al seno. Peccato che a forza di “potrebbe” siano stati sacrificati migliaia di animali da laboratorio per non arrivare poi a nessuna conclusione.
Al momento tutte le verifiche fatte confermano che non c’è alcuna prova (evidenza) che esista un qualche legame tra antitraspiranti a base di alluminio e tumori al seno. E qui la storia dovrebbe essere finita concludendo: E’ una bufala che ha alimentato un falso allarme.
In realtà l’alluminio qualche problema lo da e non solo per la solita questione della tossicità alimentare. Il fatto che chi lo difende in genere cominci il discorso con “L’ALLUMINIO E’ L’ELEMENTO PIU’ DIFFUSO SULLA TERRA” dimostra che i NONSENSE non sono solo appannaggio di chi diffonde Hoax – Bufale su internet.
Vediamo le vere ragioni di preoccupazione associate all’utilizzo cosmetico dell’alluminio e dei sui sali.LINK AL DOCUMENTO ORIGINALE DELLA AGENZIA FRANCESE PER LA SICUREZZA DEI PRODOTTI SANITARI
Di Lidia Sautebin. Dipartimento di Farmacologia Sperimentale, Facoltà di Farmacia, Università di Napoli Federico II. (www.farmacovigilanza.org)
Nel novembre 2011 l’Agence Française de Sécurité Sanitaire des Produits de Santé (AFSSAPS, Agenzia Francese per la Sicurezza dei Prodotti Sanitari) ha pubblicato un documento sui rischi per la salute dei consumatori relativi all’utilizzo dell’alluminio nei prodotti cosmetici di cui riportiamo una traduzione del riassunto .
Secondo quanto riportato dall’Afssaps nel dicembre 2000, la Direzione Generale della Salute (DGS) ha scelto le Agenzie per la Sicurezza Sanitaria per valutare i rischi dell’alluminio nella popolazione, in particolare quelli relativi al morbo di Alzheimer. Nello stesso periodo l’AFSSAPS ha riconsiderato il problema dell’alluminio nei prodotti sanitari. Le conclusioni di questi lavori sono state pubblicate congiuntamente (AFSSAPS/AFSSA*/InVS**), nel 2003, nel rapporto <>. In questo rapporto, prosegue il documento dell’Afssaps, si sottolineava la mancanza di dati inerenti all’assorbimento cutaneo dell’alluminio contenuto nei prodotti cosmetici, che ha indotto l’Afssaps stessa ad avviare una propria indagine avente per obiettivo la valutazione di tale rischio.
Nel documento viene anche riportato che nel 2004, dopo la pubblicazione di Darbre et al. (2003), l’Afssaps è stata interpellata dalla DGS sul legame tra cancro al seno ed esposizione ai prodotti antitraspiranti a base di alluminio.
Così, sottolinea l’Afssaps, la presente valutazione del rischio tiene conto, da una parte, del recente studio sull’assorbimento cutaneo fornito dalle industrie del settore cosmetico, dato mancante nel rapporto 2003 sopracitato e, dall’altra, di una sintesi di dati tossicologici, in parte basata sul recente avviso emesso dall’Agenzia Europea di Sicurezza Sanitaria degli Alimenti (EFSA, 2008b).
Nel documento di novembre viene riportato che, tra le sostanze che possono essere utilizzate nei prodotti cosmetici, figurano più di 25 composti a base di alluminio, tra cui uno dei più utilizzati è il cloridrato di alluminio, soprattutto come antitraspirante.
L’Afssaps ricorda che l’assorbimento di alluminio per via orale è limitato e dipende da molti fattori (tipo di composto, solubilità, co-somministrazione con l’acqua o con il cibo, ecc.) ed è stimato allo 0,1% quando l’alluminio è presente nell’alimento. Il documento sottolinea, inoltre, come l’alluminio, largamente distribuito nell’organismo, possa raggiungere il cervello, superare la barriera placentare e come la sua emivita, alquanto variabile, incida sulla sua eliminazione, principalmente renale, che può impiegare molti anni in caso di somministrazione cronica.
Secondo quanto riportato dall’Afssaps, il destino dell’alluminio, dopo esposizione per via cutanea, è scarsamente conosciuto, in quanto gli studi pubblicati sono di scarsa qualità e non rispondono alle attuali esigenze. L’Afssaps mette in evidenza, in merito, il recente studio condotto, in vitro, su pelle umana, che ha permesso di stimarlo. La stima della quantità di alluminio assorbita attraverso un’esposizione quotidiana ad un antitraspirante contenente il 20% di cloridrato di alluminio (cioè il 5% di alluminio) è stata realizzata in funzione di due scenari. Il primo, ricorda l’Afssaps, corrisponde all’esposizione di una pelle normale (integra) e conduce ad un tasso di assorbimento cutaneo dello 0,5%. Il secondo, invece, corrisponde all’esposizione di una pelle lesa e dà luogo ad un tasso di assorbimento del 18%. La quantità stimata è risultata essere di 2,1 μg Al/Kg pc./j. nel primo scenario e di 75 μg Al/Kg pc./j. nel secondo. Il margine di sicurezza è del 10,5 nel caso di pelle normale ed inferiore a 1 nel caso di pelle lesa. L’Afssaps sottolinea, inoltre, come il potenziale irritante dell’alluminio sia scarsamente studiato nell’animale. Nell’uomo, tuttavia, sono stati riportati casi di irritazione cutanea legati a prodotti cosmetici contenenti composti clorati di alluminio. Per confermare i rischi di irritazione legati a questi prodotti sarebbero tuttavia necessari, prosegue l’Afssaps, ulteriori dati. Ugualmente rari sono i casi di sensibilizzazione.
Dopo la somministrazione di alluminio a dosi ripetute nell’animale, sono stati riportati effetti neurotossici e anche effetti sui testicoli, sull’embrione e sullo sviluppo del sistema nervoso.
Si può considerare, prosegue il documento, un NOAEL (No observable adverse effect level) di 22 mg/kg pc./j., ottenuto da uno studio sul cane, sulla base di una diminuzione del peso corporeo e di modificazioni istopatologiche del rene e del fegato.
Gli effetti nell’uomo (neurotossicità, danno osseo, anemia), riporta l’Afssaps, sono evidenziabili nei soggetti affetti da insufficienza renale esposti in modo cronico all’alluminio, come pure nei prematuri alimentati per via parenterale. La dose sistemica di 5 μg Al/Kg pc./j. è considerata senza rischi dalla FDA (Food and Drug Administration) in caso di utilizzo di soluti per via parenterale in due popolazioni la cui funzione renale sia compromessa: i bambini prematuri e i soggetti affetti da insufficienza renale.
L’EFSA (European Food Safety Agency) ha concluso che i risultati di genotossicità ottenuti dalle ricerche sull’alluminio non sono, probabilmente, pertinenti per l’uomo esposto per via alimentare. L’Afssaps ricorda, infine, che gli studi effettuati sull’animale non mettono in evidenza il potenziale cancerogeno. I dati epidemiologici, infatti, non permettono di stabilire un legame considerevole tra l’esposizione cutanea all’alluminio e l’insorgenza del cancro.
Questa valutazione del rischio, prosegue il documento, mostra che l’esposizione a prodotti antitraspiranti con concentrazione del 20% di cloridrato di alluminio non consente di garantire la sicurezza sanitaria dei consumatori in condizioni normali di utilizzo. Tale valutazione, inoltre, non considera nemmeno l’esposizione totale ai diversi prodotti cosmetici che potrebbero contenere alluminio. Le conclusioni tratte, secondo quanto evidenziato dall’Afssaps, possono quindi cambiare in seguito ad una valutazione che tenga conto delle differenti categorie di prodotti e del loro uso. Dati specifici in altre condizioni di esposizione (quantità, assorbimento cutaneo, tossicità) migliorerebbero la valutazione del rischio legato all’utilizzo dell’alluminio in altri prodotti cosmetici.
In conclusione, per limitare il rischio legato all’esposizione all’alluminio, l’Afssaps raccomanda di:
Diminuire la concentrazione di alluminio nei prodotti antitraspiranti o deodoranti allo 0,6%. Questo valore è volontariamente espresso in alluminio, affinché possa essere applicato alle diverse forme utilizzate nei prodotti cosmetici;
Non utilizzare i prodotti cosmetici contenenti alluminio su pelle lesa. In effetti, dato il forte assorbimento riportato in queste condizioni, bisognerebbe informare il consumatore che i prodotti antitraspiranti o deodoranti non debbono essere utilizzati dopo la rasatura o in caso di lesioni cutanee, del tipo microtagli. L’Afssaps raccomanda che questa informazione compaia sulla confezione. * Agence Francaise de Securite Sanitaire des Aliments
** Institut de Veille Sanitaire
Torniamo al solito problema del dosaggio e forse l’attuale soglia del 20% ammessa dalla normativa negli antitraspiranti deve essere rivista quanto prima. Inoltre sempre per l’etichettatura occorre ricordare che in USA la FDA ha imposto di aggiungere in etichetta l’indicazione per chi soffre di malattie ai reni di consultare il medico prima di applicarsi un cosmetico antitraspirante a base di alluminio.
Sarebbe carino (fair) che i produttori nostrani di cosmetici si attivassero su queste indicazioni prima di puntare sulla solita strategia di vendita con ingredienti emozionali , facendo dell’ALLUMINIO il nuovo TABU’ che fa vendere cosmetici ALUMINUM FREE.
Il vero meccanismo d’azione per cui l’alluminio e suoi sali tendono a chiudere i dotti sudoriferi, realizzando un vero ed efficace sistema antitraspirante non sono in realtà del tutto compresi. Resta il fatto che sicuramente funziona ed al momento è l’unico attivo riconosciuto come antitraspirante. Il sospetto che i cosmetici venduti come antitraspiranti aluminium free non siano in realtà antitraspiranti ma semplici deodoranti o assorbenti è più che fondato.
Rodolfo Baraldini
pubblicato: 1 marzo 2012
updates:
del 30 aprile 2013 Risk assessment of the exposure to aluminium Norvegian population
del 3 aprile 2014 SCCS: Opinion on the safety of aluminium in cosmetic products
Come con gli ingredienti TOTEM ( Q10,DMAE, ecc. ) il marketing cosmetico non si preoccupa minimamente della conoscenza che ha il consumatore del perchè un particolare ingrediente dovrebbe valorizare un prodotto cosmetico, così negli ingredienti TABU’ le vere ragioni per cui un prodotto cosmetico dovrebbe essere migliore in quanto FREE o SENZA un particolare ingrediente vengono lasciate in balia della disinformazione o di qualche leggenda metropolitana.
In origine ogni ingrediente TABU’ ha una qualche ragione di preoccupazione reale, anche se , fino a prova contraria , comunque in Europa nessun cosmetico potrebbe essere commercializzato se non fosse sicuro.
link Purtroppo sull’Alluminio nei cosmetici è andato in giro per vari anni un tipico Hoax ( Bufala ) via e-mail.La mail , con riferimenti e firme scientifiche inventati , allarma con il solito slogan: “se trovi un cosmetico con scritto xxx in etichetta buttalo nella spazzatura, fa venire il cancro ” .
Come tutte le bufale in rete ha continuato a circolare nonostante abbia avuto anche smentite ufficiali.
C’è effettivamente uno studio che suggerisce di approfondire la valutazione del rischio del tumore al seno associato agli antitraspiranti a base di alluminio:
Darbre PD. Aluminium, antiperspirants and breast cancer. J Inorg Biochem. 2005 Sep;99(9):1912-9. PubMed PMID: 16045991.
Ma gli studi della Dabre , sempre a lei si devono gli allarmi sul possibile collegamento tra parabeni e tumori al seno, non sono condotti con metodi probatori ; al massimo lanciano ragionevoli dubbi sul fatto che potrebbero esserci collegamenti con il tumore al seno. Peccato che a forza di “potrebbe” siano stati sacrificati migliaia di animali da laboratorio per non arrivare poi a nessuna conclusione.
Al momento tutte le verifiche fatte confermano che non c’è alcuna prova (evidenza) che esista un qualche legame tra antitraspiranti a base di alluminio e tumori al seno. E qui la storia dovrebbe essere finita concludendo: E’ una bufala che ha alimentato un falso allarme.
In realtà l’alluminio qualche problema lo da e non solo per la solita questione della tossicità alimentare. Il fatto che chi lo difende in genere cominci il discorso con “L’ALLUMINIO E’ L’ELEMENTO PIU’ DIFFUSO SULLA TERRA” dimostra che i NONSENSE non sono solo appannaggio di chi diffonde Hoax – Bufale su internet.
Vediamo le vere ragioni di preoccupazione associate all’utilizzo cosmetico dell’alluminio e dei sui sali.LINK AL DOCUMENTO ORIGINALE DELLA AGENZIA FRANCESE PER LA SICUREZZA DEI PRODOTTI SANITARI
Di Lidia Sautebin. Dipartimento di Farmacologia Sperimentale, Facoltà di Farmacia, Università di Napoli Federico II. (www.farmacovigilanza.org)
Nel novembre 2011 l’Agence Française de Sécurité Sanitaire des Produits de Santé (AFSSAPS, Agenzia Francese per la Sicurezza dei Prodotti Sanitari) ha pubblicato un documento sui rischi per la salute dei consumatori relativi all’utilizzo dell’alluminio nei prodotti cosmetici di cui riportiamo una traduzione del riassunto .
Secondo quanto riportato dall’Afssaps nel dicembre 2000, la Direzione Generale della Salute (DGS) ha scelto le Agenzie per la Sicurezza Sanitaria per valutare i rischi dell’alluminio nella popolazione, in particolare quelli relativi al morbo di Alzheimer. Nello stesso periodo l’AFSSAPS ha riconsiderato il problema dell’alluminio nei prodotti sanitari. Le conclusioni di questi lavori sono state pubblicate congiuntamente (AFSSAPS/AFSSA*/InVS**), nel 2003, nel rapporto <
Nel documento viene anche riportato che nel 2004, dopo la pubblicazione di Darbre et al. (2003), l’Afssaps è stata interpellata dalla DGS sul legame tra cancro al seno ed esposizione ai prodotti antitraspiranti a base di alluminio.
Così, sottolinea l’Afssaps, la presente valutazione del rischio tiene conto, da una parte, del recente studio sull’assorbimento cutaneo fornito dalle industrie del settore cosmetico, dato mancante nel rapporto 2003 sopracitato e, dall’altra, di una sintesi di dati tossicologici, in parte basata sul recente avviso emesso dall’Agenzia Europea di Sicurezza Sanitaria degli Alimenti (EFSA, 2008b).
Nel documento di novembre viene riportato che, tra le sostanze che possono essere utilizzate nei prodotti cosmetici, figurano più di 25 composti a base di alluminio, tra cui uno dei più utilizzati è il cloridrato di alluminio, soprattutto come antitraspirante.
L’Afssaps ricorda che l’assorbimento di alluminio per via orale è limitato e dipende da molti fattori (tipo di composto, solubilità, co-somministrazione con l’acqua o con il cibo, ecc.) ed è stimato allo 0,1% quando l’alluminio è presente nell’alimento. Il documento sottolinea, inoltre, come l’alluminio, largamente distribuito nell’organismo, possa raggiungere il cervello, superare la barriera placentare e come la sua emivita, alquanto variabile, incida sulla sua eliminazione, principalmente renale, che può impiegare molti anni in caso di somministrazione cronica.
Secondo quanto riportato dall’Afssaps, il destino dell’alluminio, dopo esposizione per via cutanea, è scarsamente conosciuto, in quanto gli studi pubblicati sono di scarsa qualità e non rispondono alle attuali esigenze. L’Afssaps mette in evidenza, in merito, il recente studio condotto, in vitro, su pelle umana, che ha permesso di stimarlo. La stima della quantità di alluminio assorbita attraverso un’esposizione quotidiana ad un antitraspirante contenente il 20% di cloridrato di alluminio (cioè il 5% di alluminio) è stata realizzata in funzione di due scenari. Il primo, ricorda l’Afssaps, corrisponde all’esposizione di una pelle normale (integra) e conduce ad un tasso di assorbimento cutaneo dello 0,5%. Il secondo, invece, corrisponde all’esposizione di una pelle lesa e dà luogo ad un tasso di assorbimento del 18%. La quantità stimata è risultata essere di 2,1 μg Al/Kg pc./j. nel primo scenario e di 75 μg Al/Kg pc./j. nel secondo. Il margine di sicurezza è del 10,5 nel caso di pelle normale ed inferiore a 1 nel caso di pelle lesa. L’Afssaps sottolinea, inoltre, come il potenziale irritante dell’alluminio sia scarsamente studiato nell’animale. Nell’uomo, tuttavia, sono stati riportati casi di irritazione cutanea legati a prodotti cosmetici contenenti composti clorati di alluminio. Per confermare i rischi di irritazione legati a questi prodotti sarebbero tuttavia necessari, prosegue l’Afssaps, ulteriori dati. Ugualmente rari sono i casi di sensibilizzazione.
Dopo la somministrazione di alluminio a dosi ripetute nell’animale, sono stati riportati effetti neurotossici e anche effetti sui testicoli, sull’embrione e sullo sviluppo del sistema nervoso.
Si può considerare, prosegue il documento, un NOAEL (No observable adverse effect level) di 22 mg/kg pc./j., ottenuto da uno studio sul cane, sulla base di una diminuzione del peso corporeo e di modificazioni istopatologiche del rene e del fegato.
Gli effetti nell’uomo (neurotossicità, danno osseo, anemia), riporta l’Afssaps, sono evidenziabili nei soggetti affetti da insufficienza renale esposti in modo cronico all’alluminio, come pure nei prematuri alimentati per via parenterale. La dose sistemica di 5 μg Al/Kg pc./j. è considerata senza rischi dalla FDA (Food and Drug Administration) in caso di utilizzo di soluti per via parenterale in due popolazioni la cui funzione renale sia compromessa: i bambini prematuri e i soggetti affetti da insufficienza renale.
L’EFSA (European Food Safety Agency) ha concluso che i risultati di genotossicità ottenuti dalle ricerche sull’alluminio non sono, probabilmente, pertinenti per l’uomo esposto per via alimentare. L’Afssaps ricorda, infine, che gli studi effettuati sull’animale non mettono in evidenza il potenziale cancerogeno. I dati epidemiologici, infatti, non permettono di stabilire un legame considerevole tra l’esposizione cutanea all’alluminio e l’insorgenza del cancro.
Questa valutazione del rischio, prosegue il documento, mostra che l’esposizione a prodotti antitraspiranti con concentrazione del 20% di cloridrato di alluminio non consente di garantire la sicurezza sanitaria dei consumatori in condizioni normali di utilizzo. Tale valutazione, inoltre, non considera nemmeno l’esposizione totale ai diversi prodotti cosmetici che potrebbero contenere alluminio. Le conclusioni tratte, secondo quanto evidenziato dall’Afssaps, possono quindi cambiare in seguito ad una valutazione che tenga conto delle differenti categorie di prodotti e del loro uso. Dati specifici in altre condizioni di esposizione (quantità, assorbimento cutaneo, tossicità) migliorerebbero la valutazione del rischio legato all’utilizzo dell’alluminio in altri prodotti cosmetici.
In conclusione, per limitare il rischio legato all’esposizione all’alluminio, l’Afssaps raccomanda di:
Diminuire la concentrazione di alluminio nei prodotti antitraspiranti o deodoranti allo 0,6%. Questo valore è volontariamente espresso in alluminio, affinché possa essere applicato alle diverse forme utilizzate nei prodotti cosmetici;
Non utilizzare i prodotti cosmetici contenenti alluminio su pelle lesa. In effetti, dato il forte assorbimento riportato in queste condizioni, bisognerebbe informare il consumatore che i prodotti antitraspiranti o deodoranti non debbono essere utilizzati dopo la rasatura o in caso di lesioni cutanee, del tipo microtagli. L’Afssaps raccomanda che questa informazione compaia sulla confezione. * Agence Francaise de Securite Sanitaire des Aliments
** Institut de Veille Sanitaire
Torniamo al solito problema del dosaggio e forse l’attuale soglia del 20% ammessa dalla normativa negli antitraspiranti deve essere rivista quanto prima. Inoltre sempre per l’etichettatura occorre ricordare che in USA la FDA ha imposto di aggiungere in etichetta l’indicazione per chi soffre di malattie ai reni di consultare il medico prima di applicarsi un cosmetico antitraspirante a base di alluminio.
Sarebbe carino (fair) che i produttori nostrani di cosmetici si attivassero su queste indicazioni prima di puntare sulla solita strategia di vendita con ingredienti emozionali , facendo dell’ALLUMINIO il nuovo TABU’ che fa vendere cosmetici ALUMINUM FREE.
Il vero meccanismo d’azione per cui l’alluminio e suoi sali tendono a chiudere i dotti sudoriferi, realizzando un vero ed efficace sistema antitraspirante non sono in realtà del tutto compresi. Resta il fatto che sicuramente funziona ed al momento è l’unico attivo riconosciuto come antitraspirante. Il sospetto che i cosmetici venduti come antitraspiranti aluminium free non siano in realtà antitraspiranti ma semplici deodoranti o assorbenti è più che fondato.
Rodolfo Baraldini
pubblicato: 1 marzo 2012
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del 30 aprile 2013 Risk assessment of the exposure to aluminium Norvegian population
del 3 aprile 2014 SCCS: Opinion on the safety of aluminium in cosmetic products
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