venerdì 25 marzo 2016

Malati di bellezza.

Malati di bellezza.

Malati di bellezza.


La puntata di Report: Belli da Paura dedicava molti minuti ad alcuni misfatti della medicina estetica. L’enorme giro d’affari condiziona il settore ed anche alcuni tentativi regolatori, come il decreto legge francese 382 del 2011 che bandiva i trattamenti non invasivi di cosiddetta lipolisi, sono naufragati miseramente.

- GIURIS-IMPRUDENZA
- UN PO’ Di FILOSOFIA
- QUANDO NON SERVONO
- CONCLUSIONE
L’iscrizione all’albo dei medici chirurghi dà diritto al libero esercizio della professione senza alcuna limitazione, con rare eccezioni, in merito all’attività specialistica. Insomma il medico che si vuole mettere a far punturine di botox per spianare rughe è libero di farlo.
Ma la carrellata di personaggi pubblici pentiti o trasfigurati da un bisturi o da qualche punturina fa pensare che non si tratti solo di qualche medico maldestro. I grandi guadagni attirano sempre più medici verso il settore. “La Medicina Estetica si occupa della costruzione dell’equilibrio psico-fisico dell’individuo sano, che potrebbe vivere con disagio la propria vita per un inestetismo mal accettato e finalizza il suo intervento al raggiungimento e mantenimento della salute come espressione di benessere e non come assenza di malattia.”
La definizione che circola di medicina estetica, mi fa pensare più ad una estetista o ad un operatore di un centro benessere che ad un medico, ma io sono uno di quelli che pensa che il medico debba prevenire diagnosticare e curare malattie pertanto sono confuso da questo apparente sconfinamento in altre professioni.

GIURIS-IMPRUDENZA


Dietro questa definizione di medicina estetica che non tratta le malattie si nasconde anche un grande dibattito sulla responsabilità contrattuale del medico estetico. Una applicazione/interpretazione restrittiva dell’art. 5 del Codice Civile ( atti di disposizione del proprio corpo ) poteva opporsi a tutta la medicina e chirurgia con finalità meramente estetiche. La corte costituzionale ha definito (n.161, 4 maggio 1985) che ” gli atti dispositivi del proprio corpo, quando rivolti alla tutela della salute, anche psichica, devono ritenersi leciti.” Quindi la medicina estetica correttiva sarebbe lecita in quanto rivolta alla tutela della salute psichica di persone sane !!! Ma il contratto tra medico e persona sana non è il contratto tra medico e paziente. Mentre nell’azione terapeutica e nella cura delle malattie il medico è obbligato alla diligenza ma non al risultato ( in pratica non gli si può far causa se non guariamo da una malattia ) nella “cura estetica” potrebbe essere obbligato al risultato. Visto che il risultato “estetico” è soggettivamente opinabile, almeno quanto la “salute psichica” della persona che ritiene indispensabili i trattamenti di medicina estetica correttiva, chiunque potrebbe contestare il lavoro del medico estetico e probabilmente avremmo i tribunali ingolfati da richieste di risarcimento danni. Gli obblighi contrattuali di un medico estetico alla fine si riconducono alla complessa faccenda del “consenso informato” ed alla dimostrabilità della cattiva diligenza o mal pratica del medico.




“Quando ad un intervento di chirurgia estetica consegua un inestetismo più grave di quello che si mirava ad eliminare o ad attenuare, all’accertamento che di tale possibile esito il paziente non era stato compiutamente e scrupolosamente informato consegue ordinariamente la responsabilità del medico per il danno derivatone, quand’anche l’intervento sia stato correttamente eseguito”.
Suprema Corte di Cassazione Civile, Sezione III, sentenza del 6 giugno 2014 n. 12830
Lasciando a menti più sottili della mia la definizione di “inestetismo più grave” si conclude che prima di qualunque intervento di medicina estetica il medico dovrebbe informare in modo dettagliato e puntuale su tutte le possibili reazioni avverse ed esiti negativi e dovrebbe anche poter dimostrare che queste informazioni sono state date. Allo stesso modo chi si sottopone al trattamento dovrebbe non sottoscrivere e firmare moduli di “consenso” che non ha letto o compreso molto bene. C’è molto lavoro per avvocati e giudici.

UN PO’ DI FILOSOFIA

Gli interventi di medicina estetica correttiva sono cresciuti di pari passo con le mode: piercing, tatuaggi, punk, emo ecc. che propongono una neutralizzazione estetica del bello e del brutto
Il termine Medicina Estetica a me sembra molto dadaista. Alfiere di una rivoluzione semantica che prende a calci secoli di filosofia estetica che ha cercato di approfondire il significato di “bello” e “brutto”.
Il bello ed il brutto sono concetti relativi ai tempi e alle culture, condizionati da fattori antropologici, sociali ed economici. A dar credito alle interpretazioni legali sulla legittimità della medicina e chirurgia estetica correttiva anche la salute psichica di chi si sottopone a questi trattamenti è rilevante. Eppure si è sempre cercato di vederli, il bello ed il brutto, come definiti rispetto a un modello stabile: il canone di bellezza. La stessa idea di bellezza è apparentemente deformata quando ci si rivolge ad un medico. Come dire che l’intervento di medici e chirurghi, una classe di indubbia “autorità” sociale, sembra intervenire anche nel processo di neutralizzazione estetica. Oggi si convive con modelli opposti perché ormai l’opposizione brutto/bello pare non abbia più valore estetico: brutto e bello sarebbero due opzioni possibili da vivere in modo neutro. Certe trasfigurazioni con labbra a canotto, zigomi da sindrome di Proteo, tette più grandi di un airbag fanno pensare che il medico abbia il potere di decidere su canoni di bellezza che la persona che si fa trattare subisce senza condividerli consapevolmente. Visto che quando ci si rivolge alla medicina estetica la premessa, anche legale, è il disagio psichico prodotto o producibile dalla inaccettabile immagine di sé, mi domando quanto sia consapevole la volontà di chi sottoscrive certi consensi informati.

QUANDO NON SERVONO

Ammesso che l'intervento di medicina o chirurgia estetica correttiva sia finalizzato al raggiungimento e mantenimento della salute come espressione di benessere, che senso ha fare trattamenti anti-age a delle ventenni?
Certi effetti esteticamente discutibili della medicina estetica correttiva non possono essere generalizzati. Ci sono medici bravi e medici “meno bravi”. Ma oltre al rischio di incappare in un medico maldestro si deve considerare anche come nel settore vengano spesso proposti interventi di efficacia discutibile per problematiche non realistiche. In una puntata di qualche anno fa della trasmissione Patti Chiari della Televisione della Svizzera Italiana hanno inviato una “modella” poco più che ventenne, senza rughe e segni d’età, in vari centri dove offrivano trattamenti di medicina estetica anti-age… Sono rimasto “basito” dalle proposte di trattamento di alcuni di loro.

CONCLUSIONE

Visto che l’inestetismo come l’invecchiamento non sono propriamente malattie, l’approccio medicale sembra più finalizzato alla “salute psichica” e per questo ci sono specializzazioni mediche, psichiatria e psicologia, probabilmente più pertinenti.
Rodolfo Baraldini
pubblicato 26 marzo 2016

Articoli correlati:
L’illusionista cosmetico
Selfie: l’immagine di sé e la cosmesi
Punturine anti-rughe
La cellulite non è una malattia
Riferimenti:
The Morality of Cosmetic Surgery for Aging
Bermant MA. Ethics of cosmetic plastic surgery in adolescents. AMA Virtual Mentor. 2005(March);7.
 

Nessun commento:

Posta un commento